sabato 2 maggio 2020

Il Trofeo A112 Abarth Yokohama guarda alla seconda parte della stagione

> 2 maggio 2020 –  Ottimismo e buon senso non mancano a Mauro Valerio, organizzatore del Trofeo A112 Abarth Yokohama che quest'anno era in procinto di tagliare il traguardo dell'undicesima edizione; nonostante la situazione nella quale tutti ci siamo ritrovati da due mesi a questa parte, per il vulcanico presidente del Team Bassano ci sono ancora delle speranze di riuscire - nella seconda parte dell'anno - a far disputare, anche se in forma ridotta, il monomarca riservato alle A112 Abarth.

Molto dipenderà oltre che dal miglioramento della situazione sanitaria, dalle normative che sono allo studio proprio in questi giorni, e che andranno a stabilire se e con quali misure di sicurezza si potranno svolgere i rally. 

Il secondo elemento da prendere in considerazione, sarà il calendario che si presume molto rimaneggiato, contenendo solo quelle gare che daranno garanzie concrete di poter essere organizzate.


"Sia chiaro - conferma Valerio - che si guarda il tutto con le dovute cautele, ma anche con un cauto ottimismo che porta a pensare allo svolgimento di almeno quattro gare, tra le quali l'Elba Storico il quale, come da regolamento del Trofeo prevede "gara 1" e "gara 2", portando così al numero di cinque risultati, un numero che si discosta di poco dai sette previsti in origine".

venerdì 1 maggio 2020

“Storie Alfa Romeo”, seconda puntata: l’iconica 6C 1750 anticipa il futuro ed è protagonista della sua epoca


È il 13 aprile 1930, sono passate da poco le cinque del mattino. La quiete del Lago di Garda è rotta dal rombo di una Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport spider Zagato che va a 150 chilometri orari a fari spenti. Al volante c’è Tazio Nuvolari da Mantova, detto “Nivola”. Al suo fianco c’è Gian Battista Guidotti, capo-collaudatore Alfa Romeo al Portello. La corsa è la mitica Mille Miglia. In testa c’è Achille Varzi. che sembra avviato alla vittoria. Ma pochi chilometri prima del lago, a Verona, Nuvolari e Guidotti hanno avuto un’idea folle: spegnere le luci. Per battere il rivale, l’unico modo è coglierlo di sorpresa. È quasi l’alba. Dopo il lago c’è la campagna che porta al traguardo di Brescia. È qui che Varzi e il secondo pilota Canavesi sentono l’eco di un altro motore. Neanche il tempo di capire che cosa stia succedendo, e un’automobile identica alla loro li sorpassa. 

Vince Nuvolari alla media di 100,45 km/h. È la prima volta in questa gara che viene infranto il muro dei 100 km/h di media – un record a cui la stampa dell’epoca dà grande risalto. L’incredulo Varzi arriva secondo, staccato di una decina di minuti. Terzo Giuseppe Campari. Quarto Pietro Ghersi. Piloti molto diversi, con una cosa in comune: guidano tutti e quattro la stessa vettura, la 6C 1750. E non sono gli unici. Altre 6C arriveranno, nell’ora e mezza seguente – per un totale di otto nei primi undici posti. 
Una supremazia assoluta, ribadita quello stesso anno con i primi tre classificati alla 24 Ore di Spa, in Belgio, e al Tourist Trophy di Belfast. La 6C 1750 è l’auto più veloce del suo tempo. 

La famiglia 6C 

La 6C è la prima creatura di Vittorio Jano, che dal 1926 ha preso in mano tutta la progettazione Alfa Romeo. Il mandato era creare una “vettura leggera con prestazioni brillanti” – capace di arrivare prima nelle corse, di farsi ammirare, ma anche di aprire nuovi mercati. 
La 6C unisce pulizia di struttura e raffinatezza meccanica – le qualità tipiche delle auto di Jano. Ma ha anche qualcosa in più, che diventerà una caratteristica distintiva Alfa Romeo: una elevata potenza specifica. Jano sa estrarre cavalli da motori piccoli, e questo lo porta a immaginare quello che noi oggi chiameremmo “downsizing”: crea propulsori che si collocano a metà tra la cilindrata da un litro, tipica delle utilitarie, e i due o tre litri delle auto di lusso. Già allora, le Alfa Romeo vanno più forte di tutti grazie al miglior rapporto peso/potenza. 

L’innovazione tecnologica 

A partire da questa intuizione progettuale, nascono modelli che faranno storia. 
Già per la GP 1914 (poi bloccata dalla guerra), Merosi aveva sviluppato soluzioni motoristiche inedite, che avrebbero caratterizzato la storia progettuale futura di Alfa Romeo: i due alberi a camme in testa, le quattro valvole per cilindro e la doppia accensione. Sulla 6C 1900 GT (e successivamente sulle 6C 2300 e 6C 2500) vengono introdotte altre novità: le sospensioni a ruote indipendenti, e un nuovo telaio con componenti saldati (anziché chiodati) per aumentare la rigidità. 
La maneggevolezza e la tenuta di strada delle Alfa Romeo diventano leggendarie: lo “handling” entra nel DNA del Brand. 

La 6C 1750 

La 6C 1750 presentata nel gennaio del 1929 al Salone dell’Automobile di Roma rappresenta forse la piena maturazione della formula 6C. Il motore è un’evoluzione del precedente 1500 sei cilindri in linea. Viene prodotto in versioni diverse – monoalbero e bialbero, con compressore volumetrico e senza – e la potenza va dai 46 cavalli della versione Turismo ai 102 cavalli della Gran Sport “Testa Fissa”. Quest’ultima è una “special version” prodotta in pochissimi esemplari: la testata è fusa in blocco col basamento cilindri per eliminare le guarnizioni (e il rischio di bruciarle), il peso è di soli 840 kg e la velocità massima di 170 km/h. 

Ma non è solo il propulsore a fare della 6C 1750 il punto più alto dell’innovazione in campo automobilistico. Il sistema frenante è di tipo meccanico, con tamburi di grandi dimensioni comandati da un sistema di rinvii. Il telaio, in acciaio stampato, è perfettamente equilibrato ed estremamente rigido, con assali rinforzati. Le balestre sono montate non sotto ai longheroni, ma all'esterno del corpo vettura: il baricentro più basso esalta la tenuta in curva. Il serbatoio del carburante è stato arretrato per ottenere un maggior carico sulle ruote posteriori e migliorare il bilanciamento tra gli assi. Tutte soluzioni all’avanguardia, che – in linea con la filosofia della Casa – sono applicate sulle vetture da corsa come sulle auto stradali. 

Le vittorie nelle gare diventano una cassa di risonanza per la supremazia tecnica del modello. Sin dall’esordio, la 6C 1750 ha un notevole successo commerciale. Dal 1929 al 1933 escono dal Portello ben 2.579 esemplari, venduti sul mercato domestico ma anche all’estero – soprattutto in Regno Unito e nel Commonwealth. Numero significativo, considerando che si tratta di un’auto decisamente “di élite”. In Italia, il prezzo di vendita andava dalle 40 alle 60 mila lire: circa sette anni di uno stipendio medio. 

L’era dei carrozzieri 

La 6C non è solo veloce, è anche molto bella. E molta parte del suo successo si deve ai carrozzieri che la “vestono”: maestri artigiani capaci di unire il mestiere di sellaio, di battilastra, di verniciatore e di tappezziere – ma soprattutto creativi e stilisti capaci di lasciare un segno nella loro epoca. 
Fino agli anni trenta, era normale che dagli stabilimenti produttivi uscissero telai nudi, attrezzati con motore, cambio e sospensioni. Il cliente acquistava l’auto, poi si rivolgeva all’allestitore per farsi creare un modello su misura – praticamente unico al mondo. Solo nel 1933 al Portello viene aperto un reparto di carrozzeria interno, che affianca (ma non sostituisce) la produzione di chassis meccanizzati venduti direttamente a clienti e carrozzieri. 
La 6C 1750 dimostra grande duttilità di allestimento. Intorno all’eccezionale meccanica Alfa Romeo vengono sviluppate alcune delle auto più eleganti di sempre – carrozzate dagli stilisti più illustri, e comprate dai personaggi più famosi. 

La 6C 1750 GS Touring “Flying Star” 

La “Flying Star” nasce per essere bella quanto la sua proprietaria: Josette Pozzo, milionaria, modella e protagonista degli eventi mondani dell’epoca. Creata appositamente per partecipare al Concorso d'Eleganza di Villa d'Este del 1931, fu sviluppata dalla Carrozzeria Touring di Felice Bianchi Anderloni. 
La 6C 1750 spider è un “pezzo unico”: un vero gioiello di originalità, eleganza e cura del dettaglio. È tutta bianca, compresi sottoscocca, raggi ruote, volante, e selleria – con la sola eccezione del cruscotto nero a contrasto. 
Con questo modello, Touring dà alla 1750 nuove proporzioni e inserisce una serie di dettagli estetici che le danno un fascino “liberty” – come i predellini anteriore e posteriore sospesi, che nascono dai passaruote per incrociarsi sotto le porte senza toccarsi. 
A Villa d’Este la 6C 1750 GS Touring vince la “Coppa d’Oro” assegnata all’auto più bella – e alla premiazione Josette guida personalmente la vettura, sfoggiando un abito bianco perfettamente coordinato. 

Credits: FCA Heritage

AutoStoriche/ Rinviato il 16° Rally Campagnolo


La scure dell'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del coronavirus si abbatte anche sul Rally Campagnolo che, assieme alle gare di regolarità a media e sport, era  previsto per il 29 e 30 maggio prossimi. Rally e regolarità, vengono quindi rinviati a data da destinarsi.
A darne notizia ufficiale è Renzo De Tomasi, presidente de Rally Club Team Isola Vicentina e l'organizzatore che dal 2005 aveva fatto risorgere il prestigioso rally, portandolo ai vertici nazionali come più volte hanno confermato i numeri entusiasmanti degli equipaggi iscritti, acquisendo anche numerose validità oltre a quella del Campionato Italiano Rally Auto Storiche mantenuta ininterrottamente dal 2006; a questa si sono infatti aggiunte quelle del Trofeo A112 Abarth Yokohama, Michelin Historic Rally Cup, Memory Fornaca, Trofeo Rally ACI Vicenza, oltre a quelle del Campionato Italiano Regolarità a Media e Trofeo Tre Regioni per la regolarità sport.
Oltre a sottolineare il rammarico per il momentaneo rinvio e rivolgendo un pensiero alla grave situazione nella quale è precipitato il nostro Paese, De Tomasi vuole ringraziare l'Automobile Club di Vicenza per il grande impegno profuso per sostenere e promuovere l'edizione del 2020 della manifestazione, confidando fin d'ora che, non appena le condizioni e le normative lo permettano, la sinergia riprenda il cammino e si possa dare il via al 16° Rally Campagnolo Storico. (Andrea Zanovello)

Aggiornamenti su www.rallyclubisola.it

LA CAPOTE PERFETTA DELLA LEXUS LC CONVERTIBLE


Lexus non ha mai prodotto vetture con soft-top, ma questo non ha impedito di realizzare il tetto perfetto per la nuova LC Convertible. Una soluzione che non solo conferisce all'auto la stessa silhouette elegante e brillante della coupé LC, ma, grazie alla sua ingegnosa progettazione, funziona in modo silenzioso e veloce e non occupa spazio di carico quando è ripiegata.
Il meccanismo di un tetto pieghevole viene concepito solitamente per garantire un corretto funzionamento per circa 10 anni prima che necessiti di manutenzione, ma ad una Lexus si richiede la migliore qualità e affidabilità. Ecco perché gli ingegneri hanno testato il tetto fino al punto di rottura, scoprendo che poteva durare circa 18.000 cicli di apertura e chiusura prima che si verificasse un problema - anche di minima entità. Il programma ha dimostrato che il sistema funziona altrettanto bene anche in presenza di temperature gelide e neve.
Un abitacolo silenzioso e privo di rumori e vibrazioni esterne è una parte importante dei principi "omotenashi" di Lexus nell'accogliere il cliente. Il tetto in tela multistrato della LC Convertible è efficace nel bloccare i rumori indesiderati e il suo motore idraulico funziona in modo silenzioso ed efficiente.
La Lexus LC Convertible offre spazio nel bagagliaio come il modello coupé - 172 litri – e 15 secondi sono sufficienti per alzare o abbassare il tettuccio e l'operazione può essere fatta anche quando l'auto è in movimento, a velocità fino a 50 km/h. 

giovedì 30 aprile 2020

CITROEN/ AMI, OGGETTO DI MOBILITA’ ULTRACOMPATTO E AGILE


Ami – 100% ëlectric è un oggetto di mobilità urbana ultra compatto, 100% elettrico in 2,41 metri di lunghezza, 1,39 metri di larghezza e 1,52 metri di altezza. Le dimensioni abbinate al diametro di sterzata di 7,20m semplificano gli spostamenti in città e offrono grande facilità di parcheggio. Le sue ruote da 14’’ dal design specifico, posizionate alle 4 estremità, contribuiscono ad aumentare l’eccezionale maneggevolezza, per una grande agilità nell’uso quotidiano.
Difficile risolvere in maniera migliore l'equazione di Ami: all’interno spazio ottimizzato per il confort di bordo e misure esterne così compatte da rendere agevole la circolazione nel denso traffico urbano.
Con Ami, Citroën dimostra quanto lo scottante tema sia stato affrontato in maniera radicale, a cominciare dalla scelta di accogliere 2 persone a bordo. Grazie ad una progettazione ingegnosa e simmetrica, l’abitacolo chiuso e riscaldato offre protezione, e la sensazione di spazio è amplificata dalla luminosità, garantita dalle ampie superfici vetrate e dal tetto panoramico di serie. L’ambiente interno esprime funzionalità e l’accesso è facilitato grazie alle grandi portiere identiche lato conducente e lato passeggero con apertura in direzione opposta. I due sedili sono in posizione sfalsata per offrire spazio e comodità nei movimenti ai due occupanti, seduti fianco a fianco, sia al livello delle spalle che a quello delle gambe.
Il sedile conducente scorrevole su guide è regolabile e quello del passeggero, fisso, è posizionato più indietro per garantire maggiore spazio nella zona antistante. Ogni angolo viene sfruttato al meglio e i vani portaoggetti sono distribuiti in modo razionale nell’abitacolo: una nicchia ai piedi del passeggero può accogliere un bagaglio dalle dimensioni da “cabina” e un’altra zona di alloggiamento è prevista dietro ai sedili.

Credits: Citroën Comunicazione

Una “super-Opel Astra” firmata OPC


> Aprile 2020 -  Il mito delle supersportive azzurre dell’Opel Perfomance Center ebbe origine 20 anni fa quando fu presentata la prima Opel Astra OPC, una berlina a 3 porte di colore azzurro metallizzato che non aveva solo un aspetto molto aggressivo, ma era anche capace di alte prestazioni. L’idea, semplice e al tempo stesso ambiziosa, era molto valida in quanto la vettura aveva una carrozzeria modificata nell’aerodinamica e nell’estetica, un brillante motore 2.000 ad aspirazione naturale da 160 CV (118 kW), un assetto molto sportivo e un potente impianto frenante. La prima Opel Astra OPC era un’automobile per autentici appassionati. Il fatto che fosse in grado di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in 8,2 secondi e una velocità massima di 220 km/h fa solo intuire il grande potenziale di questo modello. Le sue prestazioni si rivelarono importanti anche da un altro punto di vista.

La prima Opel Astra OPC non offriva solo un comportamento su strada straordinario, ma era anche in prima fila dal punto di vista del rapporto prodotto/prezzo. Gli sportivi praticanti non furono pertanto le uniche persone che aspettavano questo modello. L’intera serie limitata di 3.000 unità fu venduta nel giro di soli quattro mesi.
Sull’onda di questo immediato successo di pubblico, alla fine del 2002 la vettura ricevette letteralmente una “spinta” aggiuntiva. Il motore fu oggetto di molte modifiche e dotato di un turbocompressore. La potenza salì a 200 CV (147 kW) e la seconda edizione di Opel Astra OPC divenne una delle migliori vetture della sua categoria per comportamento su strada e velocità massima: con i suoi 230 km/h questa compatta berlina a 3 porte entrò a pieno diritto nel club delle automobili sportive.

Nel 2002 alla berlina a 3 porte furono affiancati altri due modelli equipaggiati con lo stesso motore 2.000 turbo benzina: Opel Astra Station Wagon OPC e Zafira OPC. Per il suo vivace comportamento su strada, la guida sportiva e le funzionalità offerte, questa monovolume compatta a 7 posti che raggiungeva i 220 km/h lanciava un’idea assolutamente originale, quella della “monovolume sportiva”. Il suo successo di pubblico fu tale che, poiché le richieste superarono le previsioni, fu necessario rivedere i programmi di produzione. I dati di vendita della prima generazione di Opel Zafira OPC, la “monovolume prodotta in serie più veloce del mondo” parlano da soli: ne furono venduti infatti 12.000 esemplari. Anche le versioni turbo benzina di Opel Astra si comportarono molto bene, non solo come modelli d’immagine.

Ma evidentemente non era ancora abbastanza. Nel 2005 le nuove generazioni di Astra OPC e di Zafira OPC furono equipaggiate con una versione ulteriormente evoluta del motore 2.000 turbo benzina che sviluppava 240 CV (177 kW). La prima raggiungeva i 100 km/h con partenza da fermo in 6,4 secondi e una velocità massima di 244 km/h, mentre la seconda passava da 0 a 100 km/h in 7,8 secondi e raggiungeva i 231 km/h. Ampi margini di tenuta di strada e di sicurezza erano assicurati dall’autotelaio elettronico interattivo (IDSPlus su Astra, IDSPlus2 su Zafira).

Sempre nel 2005 anche Opel Vectra fu disponibile in versione OPC con carrozzeria berlina 5 porte e station wagon. Entrambe le versioni erano equipaggiate con un nuovo 2.800-V6 con turbocompressore a doppia girante e fasatura variabile delle valvole da 255 CV (188 kW) che consentiva loro di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo rispettivamente in 6,7 e in 6,9 secondi. Le velocità massime (260 km/h e 254 km/h) erano degne di una granturismo. Come Opel Zafira OPC, anche queste vetture avevano il sofisticato sistema di controllo elettronico dell’autotelaio IDSPlus2.

"Automobilismo e altro ancora" era la parola d'ordine dell'Opel Performance Center diretto da Bernd Wiesenhütter e Volker Strycek, e formato da un fulcro di lavoro di sole 15 persone. «La nostra forza è data dall'abilità dei singoli, dalla flessibilità, dalle distanze interne ridotte e dalla rapidità nel prendere le decisioni. Per un'azienda come OPC non conta solo il numero delle persone impiegate» diceva allora Strycek, parlando di come era strutturata l'azienda e del suo metodo di lavoro.

La OPC, responsabile all’epoca dell'attività sportiva Opel in Europa, ebbe, ad esempio, un ruolo decisivo nel ritorno del famoso campionato tedesco per vetture turismo, e fornì motori per i talenti emergenti della Formula 3. Con 30 campionati nazionali vinti, il motore 2 litri Opel a 16 valvole entrò entrato a far parte della storia dell'automobilismo sportivo. OPC raccolse successi anche nei rally europei. L'Opel Astra Kit Car, sviluppata nel 2000, si aggiudicò subito molti campionati rally nazionali e conquistò 33 vittorie nelle 70 gare alle quali prese parte.

- Credits: Opel Comunicazione

Sim Racing/ Guillaume Deflandre vince a Brands Hatch il Round 1 della EuroNASCAR Esports Series


La EuroNASCAR Esports Series ha prodotto un’altra serata di grande divertimento per i fan e per i piloti e i team della NASCAR Whelen Euro Series al Brands Hatch Indy Circuit virtuale su iRacing. Con il suo format “heat racing” ricco di azione e una entry list da oltre 70 piloti, il Round 1 della ENES ha visto Guillaume Deflandre uscire vincitore da una battaglia a quattro al cardiopalma nel Main Event da 30 minuti. Il pilota RDV Competition ha conquistato i primi 40 punti nella corsa al titolo virtuale. 

Fin dal primo giro della gara Main Event da 30 minuti e 36 piloti a Brands Hatch, è stato chiaro che la battaglia per il Round 1 della EuroNASCAR Esports Series sarebbe stata da brividi e i piloti EuroNASCAR ancora una volta hanno regalato emozioni ai numerosi fan che seguivano l’evento in live streaming. 
Alon Day, sulla Camaro Monster Energy PK Carsport #24 è partito dalla pole e ha guidato i primi 11 giri della gara, ma un piccolo errore dell’israeliano ha permesso sia ad Andre Castro che a Guillaume Deflandre di passarlo al giro 12. Farsi strada nel traffico lungo i 1.929 metri dell’Indy Circuit ha avuto un ruolo chiave nella corsa ed è stato proprio in una situazione di traffico che Castro e Deflandre si sono toccati e il belga ha preso il comando al giro 24. Anche Day ha infilato la Camaro #122 Df1 Racing di Castro e i top-4, incluso il campione 2019 della NWES Loris Hezemans, hanno chiuso i 30 minuti di gara raccolti in appena 1,5 secondi. Deflandre ha messo a segno la vittoria numero 1 per il team RDV Competition nella caccia a un titolo virtuale che porterà anche punti reali nella classifica reale del Teams Championship NWES.
C’è un feeling davvero speciale tra Lasse Soerensen e il Brands Hatch Indy Circuit. Dopo aver messo a segno una pazzesca vittoria partendo ultimo in griglia nella realtà sul circuito inglese nel giugno del 2019, il danese è passato da 31esimo a quinto in 30 minuti all’Indy Circuit virtuale. Soerensen è stato il più veloce nelle libere, ma si è qualificato solo 53esimo e ha dovuto risalire la classifica. Il pilota DF1 Racing ha chiuso 13esimo la Heat 2, vinto la Last Chance Qualifier partendo ottavo e ha poi messo insieme un’altra spettacolare rimonta nel Main Event.
Il prossimo round della EuroNASCAR Esports Series si terrà martedì 6 maggio sulla versione virtuale di una delle piste più celebri del Nord America: il Watkins Glen International. Il gruppo della ENES si scontrerà in un altro esaltante evento che verrà trasmesso in live streaming dalle 20:00 CEST sul canale Youtube EuroNASCAR, sulla pagina Facebook EuroNASCAR, su Twitch e su Motorsport.tv.

Crediti foto: NASCAR Whelen Euro Series / Guillaume Hesnault

mercoledì 29 aprile 2020

ACI Sport ha messo a punto il Protocollo medico-scientifico per l'automobilismo sportivo tricolore

> 29 Aprile 2020 - Un lavoro importante, un lavoro difficile che è riuscito comunque in breve tempo a produrre un documento condiviso sia dai medici, sia dai tecnici, sia dai vertici della Federazione e da quelli delle varie commissioni che comprendono tutto il variegato mondo delle discipline dello sport dell'auto.

"In questi giorni abbiamo lavorato - afferma Marco Ferrari, Direttore per lo Sport in ACI - con tutte le componenti del nostro mondo, naturalmente in costante contatto con la Commissione Medico Scientifica, per produrre un Protocollo Generale. Il documento è stato ultimato e l'iter, già in corso, è quello di proporlo a CONI, alla Federazione Medico Sportiva e al Ministero dello Sport per valutazione e approvazione. Una volta ottenuto l'avallo da parte delle varie autorità provvederemo poi ad integrare questo documento generale con una specificazione dei contenuti declinata per le singole discipline. L'obiettivo è di presentarsi con tutte le carte in regola per la riapertura dei campionati, calando il protocollo medico all'interno dei vari format delle discipline. Il che significa prevedere anche azioni dirette, con l'eliminazione e la semplificazione di alcune fasi tipiche di ciascuna gara che dovranno essere corrette. Saranno ad esempio completamente digitalizzate le procedure di iscrizione alle gare e di verifica sportiva mentre per quelle tecniche sono state studiate modalità diverse per ogni singola disciplina".

La Presidenza di ACI e la Direzione Centrale per lo Sport hanno anche presentato una richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per eliminare la chiusura degli impianti sportivi (art 1 lettera U del DPCM del 26 aprile) per dare così inizio all'attività di allenamento individuale per i piloti presso i nostri circuiti ed i kartodromi omologati.

RENAULT 5 TURBO: IL MITO COMPIE 40 ANNI


Per Renault, il motorsport in generale – e la Formula 1 in particolare – rappresentano un laboratorio e una vetrina del suo know-how tecnologico. Oltre alla passione della sfida sportiva e al gusto della vittoria, il mondo delle corse offre un’incredibile opportunità di sviluppare tecnologie d’avanguardia di cui in seguito potranno avvalersi, direttamente o indirettamente, i veicoli di serie. 
Dopo aver raggiunto la vittoria in Formula 1 con un motore turbo da 1500cc contro i motori aspirati da 3.0 litri, la Renault 5 Turbo segna l’introduzione nella gamma della competenza tecnica acquisita nelle gare sul turbocompressore e prefigura un largo utilizzo di questa tecnologia sulla maggior parte dei modelli di serie Renault. L’introduzione del turbocompressore consente infatti di diminuire o mantenere la cilindrata del motore aumentando allo stesso tempo la sua potenza e limitando i consumi di carburante e lo scarico di emissioni inquinanti a beneficio di prestazioni ed efficienza. 

Renault 5 Turbo è tuttora – e sarà ancora a lungo – un’auto ricercata e desiderata. È al Salone di Parigi che, nell’ottobre del 1978, è arrivata questa extraterrestre fatta per rivoluzionare il mondo delle piccole auto sportive. Questa “bomba”, in quel momento ancora allo stadio di modellino statico, ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, suscitato bramosie e vinto moltitudini di gare; insomma, ha talmente segnato la sua epoca che è entrata nel firmamento delle auto immortali. 
L’idea di un’auto “vetrina” per imprimere dinamicità alla gamma delle Renault 5 è nata all’inizio del 1976, una sera, in una confortevole Renault 16, lungo il percorso Dieppe-Billancourt. Dopo una giornata di lavoro, Jean Terramorsi e il suo vice Henri Lherm stanno tornando a casa e parlano a ruota libera di una R5 molto speciale, “che potrebbe brillare in gara, completare la gamma e perché no? Sarebbe anche dotata di turbo”, perché questo era a quei tempi il credo della Régie Renault. “Sì, la prima auto francese con motore turbo a benzina, prodotta di serie”. 
Jean Terramorsi sa più di chiunque altro quanti sforzi l’azienda abbia compiuto per la Formula 1 e la vittoria di Le Mans usando questa specialissima tecnologia. Jean Terramorsi, che sogna a occhi aperti e si esprime a voce alta davanti al suo vice, lavora presso la Direzione Prodotto che si occupa delle piccole serie. Propone l’idea di Renault 5 Turbo ai suoi superiori e, in particolare, a Bernard Hanon, all’epoca CEO della Régie Renault, e a Gérard Larrousse, Direttore di Renault Sport. Jean Terramorsi riesce a “innescare” la sua piccola bomba prima di scomparire il 26 agosto 1976. Non vedrà mai la sua “figliola”, quell’auto che sognava a occhi aperti.
Tra il 1976 e il Salone di Parigi del 1978, Michel Têtu e gli ingegneri del Berex a Dieppe si danno da fare per elaborare la meccanica e il telaio, fino a far uscire, nella massima segretezza, il primo prototipo. Nel frattempo, Bertone in Italia, il Centro Stile Renault a Rueil-Malmaison, Alpine a Dieppe e Heuliez a Cerizay lavorano tutti instancabilmente: chi allo stile, chi al telaio, chi all’industrializzazione della futura Renault 5 Turbo, il cui nome in codice è 822. 


Sarà un’auto di color nero, ideata a Dieppe e pilotata da Guy Fréquelin, che sarà svelata al pubblico dalla stampa a novembre 1978. La rivelazione di questo prototipo che corre sul circuito di Lédenon, praticamente un mese dopo essere stato presentato al Salone di Parigi, lascia tutti a bocca aperta. 
Altri prototipi saranno realizzati a Dieppe: 822-01, 822-02 e 822-03. Sarà proprio quest’ultimo a esordire in gara con Guy Fréquelin al Giro d’Italia 1979. L’evento si conclude con un ritiro, per rottura del motore, ma nonostante i temibili concorrenti, la piccola “bomba” della Régie Renault ha avuto tutto il tempo di impressionare spettatori e giornalisti. 
Nulla scoraggia il piccolo team di Dieppe, dove Alain Serpaggi percorre migliaia di chilometri per mettere a punto questa temibile macchina. Piloterà, peraltro, i vari prototipi che saranno elaborati. Sarà lui a mettere definitivamente a punto Renault 5 Turbo. Ma per ottenere le omologazioni per le gare, la “Turbo” deve essere commercializzata e sarà quindi prodotta in serie. 

Nel maggio del 1980 comincia ufficialmente la produzione di Renault 5 Turbo, un’auto fuori dalla norma a livello di allestimenti, in un primo tempo limitati: modello unico, quasi niente optional e scelta tra due tinte (Blu Olimpo e Rosso Granata). Nelle auto blu gli interni sono rossi e viceversa. Non si dimentichi che le scocche di Renault 5 sono realizzate a Flins. È da qui che escono e prendono la strada per Cerisay, dove vengono trasformate dal famoso allestitore Heuliez. Rispedite presso gli stabilimenti Alpine a Dieppe, è qui che vengono assemblate: parafanghi anteriori, parafanghi posteriori e cofano in poliestere, gruppo motore dotato di turbo Garrett, trasmissione a 5 rapporti, rivestimenti interni, verniciatura. Segue per ogni auto il collaudo su strada nella campagna normanna e un altro controllo qualità. Bisogna fare in fretta, perché le 400 unità in attesa di omologazione devono essere presentate alle istanze della FIA. È così che i dintorni, i viali, le aiuole dello stabilimento Alpine di Avenue de Bréauté sono costellati da Renault 5 Turbo pronte per prendere la strada dei concessionari. Renault 5 Turbo, di cui nel 1980 sono state realizzate 802 unità che recano il marchio di fabbrica 1981, diventerà la “beniamina” degli appassionati di auto sportive francesi che possono scegliere solo tra queste e le Alpine A 310 V6. L’annata 1982 introduce piccoli cambiamenti tra cui scambiatori più performanti, porte in lamiera – e non più in alluminio – e nuove tinte di carrozzeria. Di Renault 5 Turbo, impropriamente chiamata Turbo 1 per differenziarla dalla Turbo 2, sono state prodotte 536 unità nel 1981 e 352 unità l’anno successivo. 

Al Salone di Parigi del 1982, Renault presenta Renault 5 Turbo 2 che si distingue dal modello precedente innanzitutto per gli interni. È nel 1983 che Renault 5 Turbo cambierà più radicalmente i suoi connotati abbandonando l’abitacolo e i sedili sofisticati firmati Bertone per adottare gli elementi, i sedili e le finiture interne di Renault 5 Alpine Turbo. Le principali caratteristiche tecniche dei due modelli sono quasi identiche, a tal punto da mantenere lo stesso numero: R8220. Se messe a confronto, risulta che la Turbo 2 ha 30 kg in più. Sarà forse più pesante, ma meno cara, in quanto costa, nel 1983, 102.000 franchi invece dei 115.000 franchi del modello precedente. Alla fine del 1983, è chiaro che il futuro dell’auto sportiva passa da una serie speciale di 200 Renault 5 Turbo con motore di cilindrata superiore che rientra nella classe 2 litri: il modello 8221 è costruito esclusivamente per ottenere l’omologazione sportiva nel Gruppo B del Campionato Mondiale Rally. 


LE GARE
Nella stagione 1980-1981, il programma rally di Renault Sport è relativamente limitato: si prevede di far partecipare un’unica Renault 5 Turbo ufficiale ai vari campionati nazionali e internazionali. Un anno dopo il Giro d’Italia del 1979 e il suo parziale fallimento, ritroviamo una Renault 5 Turbo conforme agli standard del Gruppo 4 pronta per il Tour de France Automobile del 1980. Al volante questa volta c’è Jean Ragnotti, con Jean-Marc Andrié sul sedile del passeggero. I due amici sfiorano il successo. La stessa cosa accade qualche mese dopo al Tour de Corse, quando una foratura pregiudica la vittoria. Bisognerà aspettare la quarta partecipazione a un rally per conseguire il primo successo. Al Rally di Monte Carlo del 1981, l’equipaggio Ragnotti-Andrié si aggiudica una vittoria ampiamente meritata da tutto il team Renault Sport con a capo Patrick Landon, per non dimenticare i meccanici, l’ingegnere François Bernard, che si è molto adoperato per lo sviluppo di quest’auto, nonché i fratelli Bozian, motoristi che hanno partecipato a questa avventura di alto spessore sportivo. 


Nel 1981, la Renault 5 Turbo “Cévennes”, versione da competizione del Gruppo 4, è praticamente pronta per correre a un prezzo di 217.700 franchi. È stata ideata in base alle specifiche e agli insegnamenti tratti dall’auto di Jean Ragnotti. 

Nel 1983, il Gruppo 4 è sostituito dal Gruppo B che assisterà allo sviluppo delle auto più potenti mai costruite per il mondo dei rally, ma anche quelle più pericolose. Proprio in quest’ottica esce Renault 5 turbo modello “Tour de Corse” che risponde ai criteri del Gruppo B e che viene omologata a gennaio 1983. La sua potenza è pari a 240 cv a 7.000 giri/min. Il suo difetto, rispetto alle concorrenti, è che ha pneumatici troppo stretti, senza possibilità di utilizzarne altri, con conseguenze disastrose per la tenuta di strada. Ecco perché, nel 1984, Renault 5 Turbo 822 si evolve nel modello 8221, soprattutto per avere la possibilità di montare sulla futura Renault 5 Turbo Maxi pneumatici più larghi durante le gare. Questa evoluzione “maxi” per la stagione 1985 è resa possibile dall’aumento della cilindrata che passa a 1.526 cc e 350 cv. Più potenza, più coppia, un grosso lavoro sul peso che scende a 905 kg, un impianto frenante potente, uno sterzo più diretto, nuovi ammortizzatori. Maxi è l’evoluzione per eccellenza di Renault 5 Turbo. Nata sotto buoni auspici, Renault 5 Turbo Maxi comincia la stagione 1985 ma dopo alcuni incidenti, a fine 1986, la Federazione rinuncia a far correre le Gruppo B, che sono auto fuori dalla norma. Renault 5 Turbo si ferma nel 1985, anche se a un certo punto era stata prevista una super Renault 5 Turbo Maxi nella versione a quattro ruote motrici. 


LE VERSIONI DA COMPETIZIONE
RENAULT 5 TURBO “CEVENNES” Con il 2° posto conseguito dall’equipaggio RagnottiAndrié al Rally des Cévennes nel 1980, Renault Sport offre a Renault 5 Turbo la sua prima evoluzione a livello di competizione-cliente nel Gruppo 4 sviluppando una versione che prende il nome da questo rally. La versione “Cévennes” poteva essere venduta “chiavi in mano” dagli stabilimenti di Dieppe oppure essere ottenuta montando un apposito kit da competizione sulle Renault 5 Turbo di serie (300 ore di lavoro). Renault 5 Turbo “Cévennes” era prima di tutto una base di partenza su cui lavorare per incrementare le performance. A febbraio / marzo 1982, con il ritorno di un Campionato di Francia misto (asfalto e sterrato), Renault Sport ottimizza la versione ormai nota come “Cévennes 2”, sempre omologata per il Gruppo 4. 

RENAULT 5 TURBO “TOUR DE CORSE” Dopo aver vinto il Tour de Corse nel 1982, Renault Sport intende permettere ai suoi clienti sportivi di beneficiare dell’esperienza acquisita ai più alti livelli anche sulle auto di fabbrica, come era già accaduto per la versione "Cévennes". Renault 5 Turbo "Tour de Corse" soddisfa i requisiti dei nuovi regolamenti FISA per il Gruppo B. Nella logica della politica “cliente”, Renault Sport vendeva l’auto “chiavi in mano” oppure il kit di adattamento per le auto di serie. La "Tour de Corse" per i clienti era destinata anche ad essere modificata ed evolversi verso la Maxi del Gruppo B conforme all’auto ufficiale. 

RENAULT MAXI 5 TURBO Se le auto a trazione integrale sono intoccabili, la Régie vuole fare di Renault Maxi 5 Turbo l’auto più performante tra le due ruote motrici su asfalto cambiando classe di cilindrata. Va ricordato che la nuova legislazione del Gruppo B aveva fortemente penalizzato Renault 5 Turbo. Il rifacimento è, pertanto, totale e, nella sua ultima versione, Renault 5 Turbo compie un vero e proprio salto avanti in tre direzioni: motore, sospensioni ed aerodinamica.

RENAULT 5 TURBO 2 “PRODUCTION” Con la sua meccanica potentissima, grazie alla grande libertà concessa dai regolamenti tecnici, la “Production” è stata creata per essere un’auto da pista spettacolare. Doveva, comunque, derivare da un normale modello di produzione. Ecco perché Patrick Landon, responsabile del progetto da fine 1984, ha realizzato in breve tempo un’auto più simile a Renault 5 Turbo 2 che alla Maxi 5 Turbo. Già nel 1985, Renault 5 Turbo “Production” consegue un certo successo tra le mani di Jean-Louis Bousquet, che anche l’anno successivo conclude il Campionato in 4a posizione, con due vittorie, consentendo a Renault di aggiudicarsi il secondo posto nella Classifica Costruttori con l’aiuto di Jean Ragnotti. Per il 1987 vengono preparate tre auto (Bousquet, Ragnotti, Comas), riviste per Renault 5 Turbo “Producion”- Jean-Louis Bousquet garantire maggiore stabilità. Quest’auto, ulteriormente migliorata, vince con Erik Comas il Campionato Superproduzione, in cui Renault taglia per prima il traguardo per ben 6 volte.

Credits: Press Renault

martedì 28 aprile 2020

CONCEPT CARS PEUGEOT, LA GENESI


Peugeot sviluppa sempre le sue concept car in modo che siano funzionali e guidabili, per offrire un'esperienza completa, anche dinamicamente.

All'inizio della ricerca dell'ispirazione, i designer vanno a caccia di segnali di nuove tendenze emergenti in un'ampia varietà di settori, quali l'architettura, la moda, l'arte o la nuova mobilità. L'obiettivo è quello di rilevare nuove aspettative, nuove esigenze provenienti da altri campi, uscendo dal mondo automobilistico, rilevando nuove tendenze della società, il tutto a beneficio dei nostri futuri Clienti. Questo vale per il design esterno o interno, ma anche per la ricerca dei colori, dei nuovi materiali, delle grafiche.

Una volta stabilite le specifiche, il dipartimento di stile Peugeot Design lancia una competizione tra tutti i designer. Lavorano giorno e notte, weekend inclusi, per provare a vincere. Una volta definita la lista dei progetti migliori, i modelli digitali vengono realizzati e vengono modellati in scala 1:1, allo scopo di visualizzare meglio i volumi e l’equilibrio generale delle forme. Dopo lunghe ore di riflessione e approvazione ai massimi livelli del brand, viene selezionato il progetto che più soddisfa le specifiche di progetto. Segue una fase di digitalizzazione 3D e CAD per progettare un render digitale molto preciso. Viene quindi realizzato un nuovo modello in scala 1:1 ancor più dettagliato. Questo verrà utilizzato per perfezionare i particolari, alcuni aggiustamenti, le superfici e serve per definire il colore finale del concept. Il processo è lo stesso per gli interni.

Il progetto viene quindi affidato a società leader nella modellistica, nei mock-up e nella produzione di pezzi unici. Sono in grado di soddisfare anche la più piccola richiesta del designer. Una delle maggiori sfide nella costruzione di una concept car è quella contro il tempo. Il prodotto commissionato a queste società è spesso pensato per essere esposto in occasione di grandi eventi, quali i saloni dell’auto e questo non permette errori nelle tempistiche di realizzazione. In meno di un anno, si deve passare dagli schizzi di stile a un oggetto finito e funzionante. Se i nuovi strumenti digitali come i caschi per la realtà virtuale o il C.A.V.E. (Cave Automatic Virtual Environment – galleria per riprodurre un’ambientazione virtuale) rendono oggi la parte del design molto più semplice rispetto al passato, l'attenzione ai dettagli e le finiture sono possibili solo su oggetti fisici realmente esistenti.

Le concept car sono anche un'opportunità per stringere nuove collaborazioni. Per il concept EXALT (2014) è stata creata anche una fragranza su misura con i profumieri EX-NIHILO, allo scopo di completare l'esperienza a bordo dell’auto. Nel caso di e-LEGEND concept (2018), la lavorazione delle componenti in legno essenza di paldao presenti nell’abitacolo è stata realizzata dal produttore di mobili HERVET. Vengono strette anche partnership con player internazionali del calibro di SAMSUNG nel caso di INSTINCT (2017) concept (per esplorare l’aspetto della connettività col mondo esterno) o di FOCAL (per esplorare nuovi confini dell’acustica) per Foodtruck (2015) e FRACTAL (2015).

Credits: Peugeot Comunicazione

Comer Sud conferma Tomas Denis Calvagni nella smart e-cup 2020


Dopo uno straordinario 2019 che li ha visti fregiarsi del titolo di Best Rookie, Tomas Denis Calvagni e Comer Sud sono pronti a rilanciare la sfida nella stagione 2020 della smart e-cup, con obbiettivi ancora più ambiziosi e la grande emozione per la tappa siciliana di Pergusa, gara di casa per il duo catanese.

"Per me è un grande onore poter vestire i colori di Comer Sud anche nella stagione 2020. Sono molto legato a questa grande azienda, che vede mio nonno tra i fondatori di una società che è cresciuta tanto nel tempo e oggi ho l'onore di rappresentare sui campi gara di tutta Italia." ha commentato l'italo-argentino Tomas Denis Calvagni, che vuole migliorare il quarto posto ottenuto lo scorso anno in gara. "La smart EQ e-cup è un campionato combattutissimo, la scorsa stagione è stato un banco prova per me e aver portato a casa il titolo di Miglior Rookie 2019 mi dà la giusta carica. Le ultime gare mi hanno visto ad un passo dal podio, l'obiettivo di quest’anno è quello di vincere e portare il titolo a casa. Con una giusta preparazione mi auguro di agguantare molte vittorie e soprattutto di vincere la tappa di casa, nella mia Sicilia sul tracciato di Pergusa. Voglio dedicare il successo a tutti coloro che credono in me, alla Comer Sud, alla mia famiglia, ai parenti, agli amici, ai ragazzi della selezione nazionale piloti e soprattutto alla mia prima fan, la mia ragazza Chiara che mi supporta sempre. "

“È con grande entusiasmo”, afferma Davide Di Martino, General Manager Comer Sud, “che ci prepariamo ad affrontare il nuovo campionato e siamo onorati ed orgogliosi di disputare una gara qui, nella nostra Terra, e goderci lo spettacolo dal vivo, supportati dall'affetto dei nostri sostenitori.”

Appena le condizioni permetteranno di tornare in pista con la massima sicurezza, la smart e-cup è pronta a dare vita ad una nuova elettrizzante edizione del Campionato Italiano Velocità Energie Alternative ACI Sport.

Foto di Chiara Musumeci

lunedì 27 aprile 2020

Dal 22 al 25 ottobre la Total 24 Hours of Spa


Sarà l’autunno delle Ardenne ad accogliere i protagonisti della Total 24 Hours of Spa che, per le note vicende legate alla pandemia da Coronavirus, verrà disputata dal 22 al 25 ottobre. Il round principale di GT World Challenge Europe e Intercontinental GT Challenge era originariamente previsto per il 23 e 26 luglio. È la prima volta dal 1924 che la corsa viene organizzata nel mese di ottobre.
Sono state confermate alcune categorie di supporto, con GT4 European Series, Lamborghini Super Trofeo e TCR Europe Series. Nuove date anche per i test in preparazione della 24 Ore che avranno luogo il 29 e 30 settembre.