mercoledì 1 aprile 2020

Modificato e ridotto il calendario TCR Europe


L'inizio della stagione TCR Europe è stato ritardato a causa dell'emergenza del coronavirus.
Paulo Ferreira, promoter della serie ha spiegato: “Abbiamo ritardato l'annuncio perché stavamo considerando diverse opzioni per raggruppare gli eventi in quello che ora si ritiene sia un periodo più sicuro. Tuttavia, stiamo monitorando continuamente la situazione e siamo pronti a reagire rapidamente per modificare ulteriormente il calendario, con l'obiettivo di concedere ai nostri concorrenti abbastanza tempo per prepararsi prima dell'inizio della stagione ".
La gara di Spa-Francorchamps, che era prevista per il 1/2 maggio, è stata posticipata al 24/25 luglio e si svolgerà nell'ambito della Total 24 Hours of Spa.
"Le circostanze attuali hanno anche comportato l’annullamento del round del Red Bull Ring (15/17 maggio) e tenendo conto dell'impatto del coronavirus sulla situazione finanziaria, abbiamo anche deciso di ridurre il calendario a sei gare anziché sette” ha aggiunto Ferreira.
A seguito di questi cambiamenti, il campionato inizierà a Oschersleben il 26 e 28 giugno, ma una data di riserva per questo round è già prevista in ottobre.
“Abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere un buon numero di gare nel periodo che dovrebbe essere più sicuro, per quanto riguarda il contagio. La famiglia di TCR Europe, i team e i responsabili dei circuiti lavoreranno insieme per superare questi tempi difficili, tenendo presente che la sicurezza e il benessere di tutte le persone coinvolte nel campionato rimane la massima priorità” la conclusione di Paulo Ferreira.

calendario modificato TCR Europe

26/28 June, Oschersleben
17/19 July, Paul Ricard
24/25 July, Spa-Francorchamps
11/13 September, Zolder
25/27 September, Monza
9/11 October, Barcelona


Credito foto: TCR Europe


FLAMINIO BERTONI GRANDE PROTAGONISTA NELLA STORIA DELLO STILE CITROËN


Quando si guarda alla storia del marchio Citroën, cercando di identificare gli elementi che ne identifichino lo stile, non si può prescindere dal lavoro dell’italiano Flaminio Bertoni, entrato in Citroën nel 1932 e rimasto a capo del Centro Stile per oltre trent’anni, fino alla sua scomparsa. 
Bertoni veniva da Masnago, vicino Varese, e aveva fatto esperienza alla Carrozzeria Macchi dove era entrato giovanissimo, come apprendista. Qui però non riuscì a trovare l’ambiente ideale per esprimere il suo irruente, quasi tempestoso modo di creare. Flaminio amava l’arte in tutte le sue forme, aveva una mente geniale da cui scaturivano idee a getto continuo: era pittore, scultore, disegnatore e progettista, era quello che potremmo definire il primo “car designer” della storia moderna ed era costantemente in contatto con il mondo dell’arte e dell’architettura.
Un giorno, si presentò al lavoro con un grande modello per la carrozzeria di un’automobile. Era bassa e aerodinamica, così avveniristica che i suoi colleghi della Macchi iniziarono a prenderlo in giro dicendogli che quella sagoma ricordava più un aereo che un’automobile! Sentitosi incompreso, il giorno stesso Bertoni tornò a casa e fece i bagagli con destinazione Parigi, la patria degli artisti!


Qualche mese dopo, si presentò nell’ufficio di André-Gustave Citroën, che aveva l’abitudine di scegliere personalmente i suoi collaboratori: “mi faccia vedere i suoi disegni”, deve avergli detto l’industriale francese, “Ma sono bellissimi! Sì! È quello che cerco! Lei è assunto al Centro Stile, anzi: lei è il Centro Stile! Si metta al lavoro al più presto, voglio migliorare tutte le mie automobili!”.

Fu così, che la matita di Bertoni iniziò a volare attorno ai disegni di una gamma Citroën, quella della fine degli anni ‘20, di ispirazione piuttosto americana, con carrozzerie imponenti e simili tra loro. Bertoni studiò il prodotto, chiedendosi dove intervenire per limitare al minimo l’impatto sulla produzione (avrebbe avuto modo di dimostrare più avanti il suo valore) e si limitò a rivedere la calandra, creando quel capolavoro di scudo, col grande Double Chevron in evidenza, che decorerà la produzione di Quai de Javel per quasi trent’anni.
La grande occasione per Flaminio Bertoni arrivò pochi anni dopo: nel 1933 fu convocato alla presenza di André Lefebvre, giovane ingegnere appena assunto (da André Citroën in persona, ovviamente): c’era da fare una vettura totalmente nuova, bassa e filante come quella del suo modellino! Era la Traction Avant, progettata, prodotta e presentata al mondo nel tempo record di meno di un anno, nel marzo-aprile del 1934. Lì dentro c’era una serie di astuzie e di idee nate in quell’ambiente artistico caro a Bertoni: c’era il suo senso della tridimensionalità, e lo si capiva guardando la Traction da ogni lato, si capiva che non era un’auto disegnata in 2D al tecnigrafo, ma una forma complessa, scolpita da Bertoni prima d’essere tradotta in disegni esecutivi. 
C’erano i moderni concetti del design d’arredo, con sedili a metà tra le sedute di Jean Prouvé ed il Bauhaus (scuola cui Bertoni s’è più volte ispirato), c’era la simmetria della Voiture Maxim di Le Corbusier (accenni li ritroveremo sulla futura 2CV) e c’era un desiderio, profondo, di riprogettare gli oggetti partendo dalla loro funzionalità.
Bertoni lo sapeva: la forma è funzionale alla funzione, nella Traction, come nelle successive 2CV e DS, viene prima la necessità dell’uso rispetto alla bellezza di ogni componente, anche se quest’ultima è imprescindibile. In particolare per quanto riguarda i sedili. Il comfort è fatto di comodità, funzionalità ed appagamento dello sguardo. L’essenza dello stile Citroën.

Nel corso degli anni, Bertoni si circondò di collaboratori che apprezzavano la sua filosofia operativa: dall’inseparabile Henri Dargent sino a Robert Opron, cui affidò la sua successione alla guida del team. Un gruppo di lavoro formidabile che ha dato al mondo capolavori assoluti, di stile e funzionalità.

La 2CV fu per loro una sfida eccezionale. Bertoni fu inizialmente tenuto fuori dal progetto, la direzione voleva un’utilitaria nel senso pieno del termine e quando i lavori iniziarono, nel 1936, fu impartito chiaramente l’ordine di “lasciare fuori l’Italiano”, che del resto stava mettendosi al lavoro sull’erede della Traction: la futura DS.
La 2CV uscì dai tavoli di lavoro degli ingegneri, con qualche astuzia tipica però dell’Italiano, il che fa pensare che Bertoni, proprio fuori dai giochi non fosse…

I sedili, ad esempio, erano inizialmente dei tubi sospesi al padiglione su cui scorreva un tessuto simile ad un’amaca. Ma in quel periodo, l’esigenza principale era quella di ridurre i costi per abbassare il prezzo di vendita. Dopo la Seconda Guerra mondiale, dopo aver giudicato “inguardabile” il progetto degli ingegneri, la Direzione si decise a coinvolgere Flaminio Bertoni e così l’Italiano ridisegnò la piccola Citroën dandole quell’aria simpatica (e geniale) che tutti conosciamo e che ha certamente contribuito al suo successo. I sedili della 2CV furono ri-disegnati in un attimo: erano sempre i tubi (in stile Prouvé) ma ciascuno costituiva un elemento autonomo, autoportante, con il rivestimento sospeso su semplici elastici con una sottile imbottitura. All’occorrenza, potevano essere tolti dall’auto per fare un pic-nic o mettersi comodi a leggere il giornale su un prato.

Il lavoro di Bertoni sulla DS è ben sintetizzato dalla lettera che lo stilista scrisse a Giò Ponti nel 1957, dopo che l’anno precedente la Triennale aveva premiato la “sua” DS19 come opera d’arte industriale senza citare il nome dello stilista.

“È non meno vero che la DS19, nella sua carrozzeria, nella plancia di bordo, nei suoi dettagli, eccetto i sedili, è opera esclusiva del mio ingegno”. In effetti Flaminio Bertoni aveva disegnato tutto eccetto le celebri sedute della “Dea della strada”, che erano frutto di un altro studio, portato avanti con la Dunlop, sull’uso di spugna a densità differenziata e che spiega come dei sedili apparentemente comodi ma inadatti ad una automobile riescano a mantenere la promessa di comfort assoluto, trattenendo così bene i passeggeri in curva. Un perfezionamento che sulla DS durerà quindici anni, con continue variazioni sul tema, sino alle ultime poltrone adottate dal 1969, integralmente in spugna.

A metà degli anni ‘70, la CX seguì la DS nella dinastia delle grandi Citroën, i tempi erano cambiati e l’auto era molto diversa da quella che l’aveva preceduta. Come disse il semiologo Roland Barthes, se nella DS si respirava come in un ambiente domestico, con gli elementi stilistici che sembravano venire da una cucina moderna, tanto erano rassicuranti, salendo sulla CX l’atmosfera era decisamente più space-age, con sedili profilati ma mai rigidi, dove gli esperti di Citroën erano riusciti a dissimulare astuzie assolute, come ad esempio gli schienali dei sedili anteriori scavati nella parte posteriore che lasciavano quasi dieci centimetri di spazio in più alle ginocchia degli occupanti dei posti posteriori, piuttosto che l’uso della spugna di differente densità che qui veniva scomposta in elementi diversi per posizione e funzionalità, rappresentando un ulteriore passo verso l’obbiettivo di comfort e bellezza tipico di Citroën.
Alla CX seguirono le medie e grandi GS, BX e XM, ma anche le piccole VISA e le tante derivate della 2CV, come Dyane, Méhari e le AMI: tutti veicoli dove ogni dettaglio ha una sua precisa finalità, al contempo estetica e funzionale.

Forse uno tra i migliori omaggi alla genialità di Citroën lo si può vedere al Museo dell’Aria e dello Spazio, allestito all’aeroporto del Bourget, vicino a Parigi, dove è conservato un SA 321 Super Frelon. Si tratta di un grande elicottero tri-turbina, vanto della tecnologia francese degli anni ‘60 e ‘70, tutt’ora in esercizio sia in ruoli civili che militari. Dentro alla cabina di pilotaggio di quell’elicottero c’è un cockpit contenente ogni possibile strumento, metri quadri di numerosi indicatori e comandi per gestire tre potenti turbine che forniscono l’energia necessaria per alzare da terra parecchie tonnellate e per volare in qualsiasi condizione meteorologica. Volgendo lo sguardo verso destra si vede il portello d’accesso esterno della cabina dove c’è una maniglia d’apertura che deve innanzitutto assolvere alla sua funzione principale legata alla sicurezza, e dunque deve essere impossibile da aprire per errore, e inoltre deve poter sostenere il passeggero in caso di sollecitazioni aerodinamiche nel volo. 
Quella maniglia, l’ha progettata proprio Flaminio Bertoni ed è esattamente la stessa maniglia della portiera dell’AMI6!

CREDITS: CITROËN MEDIA CENTER


Anno 1957, l'ultima Traction lascia la fabbrica Citroen

martedì 31 marzo 2020

Revisioni auto, nel 2019 in Italia spesi 960 milioni di euro

960 milioni di euro. È questa la cifra che gli italiani hanno speso nel 2019 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzate. Di questa imponente cifra, 646 milioni sono stati incassati dalle officine private di revisione, mentre 314 milioni sono entrati nelle casse statali sotto forma di Iva ed altre imposte. Questi dati emergono da uno studio dell'Osservatorio Autopromotec che coglie l'occasione per ricordare che nell'ambito delle attività di contrasto alla diffusione del Covid-19 decise dal Consiglio dei Ministri ed inserite nel Decreto "Cura Italia", c'è anche una norma specifica che proroga di qualche mese la scadenza delle revisioni auto.

La norma è il comma 4 dell'art. 92 recante "Disposizioni in materia di trasporto stradale e trasporto di pubblico di persone", secondo cui "è autorizzata fino al 31 ottobre 2020 la circolazione dei veicoli da sottoporre entro il 31 luglio 2020 alle attività di visita e prova di cui agli articoli 75 e 78 del Codice della Strada, ovvero alle attività di revisione di cui all'articolo 80 del medesimo codice". Gli articoli 75, 78 e 80 del Codice della Strada riguardano rispettivamente: l'accertamento dei requisiti di idoneità alla circolazione e omologazione dei veicoli (collaudo); le modifiche delle caratteristiche costruttive dei veicoli in circolazione e aggiornamento della carta di circolazione; le revisioni. Quindi tutte le scadenze da oggi al 31 luglio che riguardano tali pratiche sono rinviate al prossimo 31 ottobre 2020. 
Tornando ai dati, dallo studio dell'Osservatorio Autopromotec emerge poi che la spesa per le revisioni auto nel 2019 è aumentata del 2,8% rispetto al 2018. Questa crescita è essenzialmente dovuta all'aumento del numero degli autoveicoli chiamati a revisione (+2,8%), anche perché non vi sono state variazioni né per ciò che riguarda la tariffa fissata per le revisioni (ferma dal 2007 a 45 euro) né per gli oneri accessori (Iva, diritti per la Motorizzazione e bollettino postale).

L'elaborazione dell'Osservatorio Autopromotec fornisce anche un prospetto sulla spesa per le revisioni auto nel 2019 nelle regioni italiane. Ne emerge che la regione che ha registrato la spesa più alta è la Lombardia, con 156,4 milioni di euro (pari al 16,3% della spesa nazionale). Alla Lombardia seguono il Lazio (90 milioni), il Veneto (87 milioni), l'Emilia Romagna (77 milioni) e la Campania (76 milioni). In totale in queste cinque regioni si concentra più della metà (il 50,7%) della spesa nazionale. In coda alla graduatoria, e quindi con la minor spesa a livello nazionale, ci sono invece la Basilicata (9,4 milioni), il Molise (5,4 milioni) e la Valle d'Aosta (2,5 milioni). 
La revisione degli autoveicoli, sottolinea l'Osservatorio Autopromotec, è un importante strumento per la corretta manutenzione del parco circolante. L'attività di revisione ha infatti lo scopo di verificare le condizioni di sicurezza e il livello di emissioni inquinanti dei veicoli in circolazione, così da attestarne l'idoneità alla circolazione su strada. È bene ricordare che la revisione auto è un controllo obbligatorio previsto dal Codice della Strada e va effettuata dopo quattro anni dall'immatricolazione e, successivamente, ogni due anni.

Credits: Osservatorio Autopromotec

#UnitiAbbiamoUnaMarciaInPiu: il mondo dei Rally contro il Coronavirus

30 Marzo 2020 - La pandemia dovuta alla diffusione del Covid-19 ha paralizzato anche l’Italia con la vita di tutti i giorni sconvolta da un nemico invisibile e letale.
Tu
Anche il mondo dei rally  offre il proprio contributo e tutti insieme, Rally.it, Rallylink, Rallyssimo, Rally Emotion, Rally Che Passione, Epic Rally Tribe, Rally Dreamer TV, Driver TV e Pianeta Rally uniscono le forze lanciando una Raccolta Fondi al grido di #UnitiAbbiamoUnaMarciaInPiu.

In un momento in cui tutti dobbiamo rispettare le regole - #iorestoacasa - i nostri motori non accennano a spegnersi, decidendo di offrire il nostro supporto a coloro che quotidianamente sono in prima linea a combattere anche per noi questa terribile pandemia.

Da domenica 29 marzo a venerdì 1° Maggio, chiunque voglia unirsi a noi potrà dare il proprio contributo, che sarà destinato interamente alla Croce Rossa Italiana.
Da sempre presenti a bordo strada con i propri volontari per supportare gli equipaggi nei momenti di difficoltà, ora è giunto il momento di ricambiare l'enorme sforzo da loro profuso, soprattutto in queste giornate così complicate.

QUESTI I DATI PER IL VERSAMENTO:

IBAN: IT93H0200803284000105889169
Beneficiario: Associazione della Croce Rossa Italiana
Banca: Unicredit Spa, Agenzia Via Lata, 4 – 00186 ROMA
Causale: CORONAVIRUS RALLY (da indicare obbligatoriamente)

Tutti i canali di Mediasport Group, a partire da lunedì 30 marzo trasmetteranno un video realizzato con la partecipazione di alcuni dei più prestigiosi protagonisti del mondo dei rally per sensibilizzare la lotta contro il Covid-19 e promuovere la raccolta fondi in favore della Croce Rossa Italiana.

F1 1989, GRAN PREMIO D'ITALIA ALL'AUTODROMO DI MONZA - ALBUM II - ph CLAUDIO PEZZOLI

Autodromo Nazionale Monza
Gran Premio d'Italia F1 1989 - Album II
foto di @Claudio Pezzoli
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