sabato 25 gennaio 2025

A MBE 2025 un museo di 13 Harley-Davidson storiche. Con ‘Venetia 1947’.


Dopo aver festeggiato i 25 anni di attività, e anche di ininterrotta presenza a tutte le edizioni delle Fiere organizzate da Paola Somma e Francesco Agnoletto, l’officina Boccin Custom Cycles da Eraclea (VE), presenta nel suo stand al padiglione 4 una selezione di moto che hanno fatto la storia di Harley-Davidson. Il customizzatore veneto è da sempre riconosciuto come uno dei massimi esperti dei “motori in ghisa”: dai Flathead agli Shovelhead, passando per i Knucklehead e Panhead.

A Verona i titolari Lorenzo e Donatella Solighetto mostrano al pubblico un piccolo museo di 13 pezzi storici. Si parte dal 1921, con un Model JD equipaggiato di motore F-head 1000 (1911-1929), per arrivare alla fine degli anni Novanta. L’elenco comprende anche un Model VL del 1932, un Model U del 1942, entrambi con motore Flathead a valvole laterali, uno dei più longevi della Motor Company, prodotto dal 1929 al 1973.

L’era Knucklehead (1936-1947) è rappresentata da un Model FL 1200 del 1945 e da una EL 1000 del 1947. Quella del Panhead (1948-1965) da quattro FL Hydra Glide del 1948, ’49, ’51 e ’57. Due FLH del 1973 e ’77 montano invece il celebre motore Shovelhead (1966-1984). Infine, il Big Twin Evolution 1340 (1984-1999) trova la sua collocazione all’interno di mezzi rari e molto ricercati dagli appassionati, due Heritage Softail Nostalgia: la prima un modello del 1994, chiamata anche “Cow Glide” o “Moo Glide” per via degli inserti su sella e borse in pelle di mucca Holstein; la seconda è una “Color of Money” del 1996, altro nomignolo datole per via della colorazione “Mystique Green”.

Oltre a questa collezione, Boccin ha portato a Verona la versione definitiva di un Knucklehead del 1947 presentato a settembre a Eternal City Motorcycle Show e un secondo Knuckle, sempre del ’47, svelato in anteprima venerdì mattina.

Si tratta di una delle moto custom più acclamate di questo MBE, la “Venetia 1947”, realizzata dall’officina Boccin Custom Cycles di Eraclea (VE). Un chopper su base Knucklehead del 1947, la cui particolarità sono i serbatoi di olio e benzina realizzati in vetro dal maestro di Murano Damiano Carrer. Un progetto nato solo a dicembre, poco più di un mese prima dell’inizio di MBE.

(Credits: Motor Bike Expo - Ufficio Stampa)









venerdì 24 gennaio 2025

Inaugurata Motor Bike Expo 2025, ­ Verona palcoscenico delle anteprime mondiali su due ruote ­


Aperto oggi a Veronafiere Motor Bike Expo 2025, il grande appuntamento dedicato ai motociclisti. Presenti alla rassegna 700 espositori da 20 Paesi, con 33 Case motociclistiche, che confermano il peso sempre più rilevante dell'evento.

"Apriamo questa manifestazione in una nuova dimensione di spazi e di internazionalità, un Motor Bike Expo al servizio dei motociclisti e delle aziende. – hanno ricordato i fondatori e organizzatori Francesco Agnoletto e Paola Somma. – Il segnale al pubblico e agli operatori è forte: 20% di spazio in più, un completo restyling dei padiglioni, nuovi iniziative e servizi. Questo è il Motor Bike Expo più grande di sempre, una risposta concreta in termini di numeri e di qualità che ci rende orgogliosi”. Anche il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, ha ricordato l’importante crescita qualitativa della rassegna: “Una manifestazione che parla agli appassionati del settore e che nasce dalla passione per le due ruote. Con anteprime mondiali, eventi, esibizioni e talk, l’edizione numero 17 si preannuncia un’esperienza da non perdere per professionisti e appassionati”.

All’inaugurazione, oltre a numerose autorità locali, è intervenuto Matteo Zoppas, presidente di Agenzia ICE: Zoppas ha sottolineato che tra gli appuntamenti più importanti per il mercato c'è "Motor Bike Expo, che sta crescendo ogni anno di più e che si sta ritagliando un ruolo di primo piano per il segmento b2c".

Nel suo saluto ai motociclisti, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha ricordato che il mototurismo è in crescita e, nel congratularsi per i grandi risultati della manifestazione, ha sottolineato che “Motor Bike Expo è Rock! È una Fiera dove si respira energia e passione”.

FOTO DAVIDE STORI














mercoledì 22 gennaio 2025

F1 / La 'prima' in rosso di Lewis Hamilton.


Maranello, 22 Gennaio 2025 - Il circuito privato della Ferrari ha ospitato l'attesissimo debutto di Lewis Hamilton su una monoposto della Scuderia Ferrari HP. La pioggia tipicamente inglese di lunedì, primo giorno di Lewis in Ferrari, ha lasciato il posto alla nebbia che ha parzialmente nascosto il numero enorme di tifosi che si sono ritrovati sul cavalcavia di via Giardini, a Maranello, che si affaccia sul circuito privato della Ferrari. Condizioni meteo che rappresentano una coincidenza curiosa, visto che anche il primo test a Fiorano dell’altro sette volte campione del mondo, Michael Schumacher – il 16 novembre 1995 – era stato avvolto dalla nebbia. Alle ore 9.16 la SF-23 numero 44 è uscita per la prima volta dal box per un giro di installazione con gomme da bagnato sotto lo sguardo attento del Team Principal, Fred Vasseur, e del vice Jerome d’Ambrosio. In garage erano presenti anche i famigliari di Lewis, visibilmente emozionati. L’inglese, una volta rientrato, è rimasto in macchina e ha dato per radio le prime indicazioni all’ingegnere di pista Riccardo Adami e ai suoi colleghi. Poco dopo sulla sua Ferrari sono state montate gomme da asciutto e il test è iniziato per davvero, con Lewis che ha alternato giri lanciati a soste per provare partenze e prendere confidenza con le procedure della monoposto. Ad osservarlo c’era anche il vicepresidente Piero Ferrari, arrivato nel frattempo a Fiorano. Nel complesso l’inglese ha percorso 30 giri per un totale di 89 chilometri, meno probabilmente di quanto avrebbe desiderato, ma da quest’anno anche i cosiddetti test TPC (acronimo di Testing of Previous Cars, prove effettuabili su vetture vecchie di almeno due stagioni) sono limitati per i titolari, che non possono percorrere più di mille chilometri nel corso dell’anno. Dopo le prove Lewis si è riunito con gli ingegneri nel debriefing della sessione al termine del quale si è fatto portare sotto la curva nella quale erano assiepati i tifosi per salutarli e ringraziarli del caloroso benvenuto in questi primi giorni da ferrarista.

Lewis Hamilton #44: "Fin qui nella mia carriera ho avuto la fortuna di poter vivere molte "prime volte": il primo test, la prima gara, il primo podio, la prima vittoria e il primo campionato. Quindi non ero sicuro di quante altre "prime" speciali avrei potuto ancora vivere, ma guidare per la prima volta una monoposto della Scuderia Ferrari HP questa mattina è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Quando ho messo in moto la vettura e sono uscito dal garage, avevo il mio sorriso più grande stampato sul volto. Mi ha ricordato la primissima volta che ho testato un'auto di Formula 1, un momento così emozionante e speciale. Oggi, quasi vent’anni dopo, ho provato di nuovo quelle stesse emozioni. Sapevo già, da osservatore esterno, quanto fosse appassionata la grande famiglia Ferrari, da ciascun membro del team ai Tifosi! Ma poter vivere tutto questo in prima persona da pilota della Scuderia è davvero straordinario. La passione scorre nelle vene di tutti, ed è impossibile non lasciarsi trascinare da essa. Sono incredibilmente grato per l’affetto che ho sentito da parte di tutti qui a Maranello in questa settimana. C'è molto lavoro da fare, ma non vedo l’ora di iniziare". (credits: Ferrari.com)

Ph credits Maurizio Rigato - riproduzione riservata

























Ph credits Maurizio Rigato - riproduzione riservata

martedì 21 gennaio 2025

Novità per ICE Challenge: si corre a Saint Rhemy en Bosses l’1 e 2 febbraio



BMG Motor Events, in collaborazione con la Commissione ACI Sport Off-Road e Cross Country Rally, annuncia che è stato raggiunto l’accordo per il quarto round del Campionato Italiano Velocità su Ghiaccio 2024/2025 con la pista aostana di Crévacol, a Saint Rhemy en Bosses (Aosta) per il weekend dell’1 e 2 febbraio.

Si tratta della prima volta in assoluto per la serie tricolore neve-ghiaccio sul tracciato di La Rosiere, impianto che negli anni scorsi è stato utilizzato in più di un’occasione per test pre stagionali privati da parte dei concorrenti di ICE Challenge. Una notizia importante dopo l’annullamento del round previsto in Francia, che permette alla serie di ampliare ulteriormente gli orizzonti offrendo una sfida ancora più completa dopo Pragelato e Livigno.
Va precisato che la scomparsa di Adriano Priotti, patron del tracciato di Pragelato dove si sarebbe dovuto correre anche il 25-26 gennaio e l’8-9 febbraio, ha implicato delle ulteriori procedure amministrative per ottenere l’utilizzo della pista e pertanto il round di fine gennaio è stato al momento rinviato, mentre quello dell’8-9 febbraio è ancora in fase di lavorazione.

Dopo i primi tre intensi round della stagione, la classifica generale vede una situazione di straordinaria competitività. Raffaele Silvestri e Aldo Pistono condividono il comando con 120 punti ciascuno, un risultato che evidenzia il livello altissimo di questa stagione. Entrambi hanno mostrato competitività e velocità, con Silvestri rallentato dall’errore commesso a Livigno e Pistono dalle difficoltà tecniche di Pragelato e dalla stallonatura di Livigno.
Al terzo posto, a soli 6 punti di distanza, veleggia un costante Luciano Cobbe con 114 punti, seguito dal mattatore di due ruote motrici Franco Picconi a 113. Quinto e ampiamente in corsa, seppure leggermente staccato, il campione in carica Giovanni Saracco con 88 punti che ha tuttavia saltato il round di Livigno, mentre Sergio Durante è sesto con 84, lasciandosi aperte tutte le opportunità.

La settima posizione è occupata da Andrea Chiavenuto a quota 80 punti, seguito da Michele Bormolini (70), che ha fatto segnare risultati importanti nel terzo round. A completare i primi dieci ci sono Yannik Bohé (61) e Eric Scalvini (59), entrambi protagonisti di una battaglia serrata per le ultime posizioni della top 10.
Con questa classifica così compatta, ogni punto guadagnato potrebbe fare la differenza nel prosieguo del campionato e correre su una pista nuova per tutti non fa che aggiungere incertezza alla serie. Il programma per Saint Rhemy en Bosses è in fase di definizione, ma si prospetta un sabato con libere e qualifiche prima di manche uno completamente in notturna. Domenica warm-up di buon mattino e poi a seguire le restanti due manche. In fase di conferma anche la copertura televisiva.

ICE Challenge - Campionato Italiano Velocità su Ghiaccio 2024/2025
Classifica dopo Round 3
1. Raffaele Silvestri pt. 120; 2. Aldo Pistono pt. 120; 3. Luciano Cobbe pt. 114; 4. Franco Picconi pt. 113; 5. Giovanni Saracco pt. 88; 6. Sergio Durante pt. 84; 7. Andrea Chiavenuto pt. 80; 8. Michele Bormolini pt. 70; 9. Yannik Bohé pt. 61; 10. Eric Scalvini pt. 59.

(foto Caldani)





lunedì 20 gennaio 2025

La Dakar 2025 della Squadra Corse Caffi raccontata da Carcheri e Pons



La polvere si è posata sull’impegno della Squadra Corse Angelo Caffi alla Dakar Classic 2025, quinta partecipazione consecutiva con il pilota ligure Luciano Carcheri, per il secondo anno navigato da Fabrizia Pons.

L’equipaggio, che ha trovato un intenso feeling sportivo, ha scritto una pagina di grande spessore nel corso di questa durissima maratona desertica in Arabia Saudita. Una storia iniziata nel migliore dei modi nel corso delle prime due giornate, che ha trovato una prima criticità verso la fine della Marathon dell’Epifania, quando una testina dello sterzo ha costretto Carcheri e Pons ad una riparazione di fortuna in pieno deserto.

Dopo quell’episodio, l’Isuzu Vehicross #735 ha girato come un orologio, perfettamente curata meccanicamente dallo stesso Carcheri che ha seguito direttamente, senza l’ausilio di staff tecnico, i ripristini ed i controlli meccanici tappa dopo tappa. L’incedere ha permesso all’equipaggio di recuperare ben venticinque posizioni salendo al dodicesimo posto assoluto. Le ultime due tappe, hanno poi messo ulteriormente alla prova il percorso della Squadra Corse Angelo Caffi, ma Carcheri e Pons hanno comunque concluso la corsa, classificandosi di un soffio fuori dai primi venti.

"Concludere la Dakar Classic 2025 è stata un’impresa incredibile - ha commentato Carcheri durante il rientro in Italia - anche se non siamo riusciti a salire fisicamente sulla pedana d’arrivo. Abbiamo dovuto affrontare una serie di sfide, a partire dalla terza giornata, quando un problema tecnico ha lanciato una prima sfida alla nostra nostra gara. Ma, con determinazione, siamo riusciti a risolverlo, permettendoci di tornare in corsa e rimontare ben 25 posizioni in poco più di otto giorni.

“Purtroppo, negli ultimi 15 km di gara, il motore si è fermato: la ventola aveva toccato il radiatore, causando una perdita d’acqua che ci ha costretti a ricorrere al traino. Per fortuna la parte competitiva era finita, eravamo nel trasferimento verso il bivacco e il palco d’arrivo. Sono comunque molto orgoglioso perché facendo tutto da solo, con il massimo impegno, è stata una doppia soddisfazione. Anche così, sono soddisfatto: concludere questa Dakar, dopo settimane durissime, è un traguardo in sé”.

“Il percorso è stato una vera prova di forza: lunghe ore alla guida, numerosi controlli, e ritmi serrati. La mia auto è stata impeccabile e la collaborazione con Fabrizia, che mi ha sostenuto anche nei momenti più difficili, è stata fondamentale. Dormivo solo tre o quattro ore a notte, ma la passione e l'adrenalina mi hanno spinto fino alla fine. Voglio rivolgere un ringraziamento speciale al team SSP di Julien Saumet per la loro professionalità soprattutto nelle delicatissime fasi degli ultimi due giorni. Tornare a collaborare con loro, dopo 30 anni dalla nostra prima Dakar insieme quando lavoravano con il papà, Michele, è stato emozionante. Questa Dakar è stata dura, ma ogni difficoltà superata ha reso l’esperienza ancora più memorabile. Sono felice di aver portato a termine questa straordinaria avventura con Fabrizia e la Squadra Corse Angelo Caffi. Grazie a tutti per il supporto!"

“Dopo un inizio esaltante e promettente, abbiamo dovuto rallentare un po’ a causa della stanchezza: questa Dakar Classic è stata durissima, soprattutto considerando che Luciano ha gestito tutto da solo - ha aggiunto Fabrizia Pons - È stato fondamentale mantenere un livello di concentrazione altissimo, giorno e notte, per affrontare una vera avventura che è stata non solo una sfida sportiva, ma anche una prova contro noi stessi.”

“È stato difficile doverci fermare a soli 15 km dal podio d’arrivo, anche se eravamo ormai in trasferimento. Meritavamo di salire sul palco, ma nonostante questo finale a metà, siamo comunque soddisfatti. Abbiamo portato a termine un’avventura straordinaria, con tutto l’impegno e la passione possibili. Abbiamo resistito alla nebbia, al deserto, alle poche ore di sonno, alle difficoltà tecniche. Tornare a casa dopo un’esperienza simile è già una vittoria!" (Agenzia ErregiMedia)






domenica 19 gennaio 2025

Le Ferrari dimenticate


Testo di Massimo Campi
Illustrazioni di ©Luigi Ubezio
Immagini di ©Raul Zacchè; Massimo Campi; Archivio Marasca

Negli anni ’60 la realtà Ferrari era molto diversa da quella attuale. Il cavallino rampante era già famoso nel mondo grazie alle vittorie ed alla conquista di titoli mondiali con le monoposto e le ruote coperte, ma Enzo Ferrari era ancora un piccolo costruttore che stava ponendo le basi per il futuro. Il motorsport di quelle stagioni non si basava solamente sulla Formula 1 ma anche sulle gare endurance con le vetture sport e si poteva anche correre in altre categorie sia con le monoposto che con le ruote coperte. 

Campionati che non avevano una titolazione mondiale ma avevano ingaggi e premi molto allettanti e consentivano anche la commercializzazione di vetture per i clienti privati ed un grande ritorno pubblicitario. In questo contesto nascono le corse della Temporada Argentina, la Tasman Cup e la Can Am. Paolo Marasca, giornalista e grande esperto del mondo Ferrari, ha incontrato gli appassionati in un evento organizzato da MAMS – Monza Auto Moto Storiche e dal Ferrari Club Vedano al Lambro, per raccontare alcune Ferrari cosiddette minori, le “Ferrari dimenticate” che però hanno scritto alcune pagine gloriose nella storia del motorsport.

La Ferrari Dino, dalla Formula 2 alla Tasman Cup ed alla Temporada Argentina

Nel 1967 nasce la Formula 2, anticamera della Formula 1 che utilizza monoposto con motori di 1,6 derivati da unità di serie. Ferrari è attratto dalla categoria, inizialmente la Commissione Sportiva Internazionale emana un regolamento con il propulsore che doveva essere derivato da una unità di serie prodotta in almeno 50 esemplari, ma alla sua attuazione la produzione sale a 500 esemplari. Enzo Ferrari non si scompone e si rivolge alla Fiat stringendo il primo accodo commerciale tra Maranello e Torino per la produzione di due vetture sportive, sotto il nome “Dino” con motori di 6 cilindri. 


Nasce la Dino Fiat e la Dino 246 prodotta dalla Ferrari con motore centrale. L’unità V6 verrà utilizzata come base per la monoposto che parteciperà alle gare di Formula 2 e della Tasman Cup. Dopo una serie di sviluppi, Tino Brambilla porta alla vittoria la monoposto, la 166 F2, il 13 ottobre 1968 ad Hockenheim. In seguito verrà impiegata nella Temporada argentina, una serie di gare che venivano disputate in Sudamerica a fine stagione, dove vince il campionato con Andrea De Adamich.
Chris Amon in quegli anni è il pilota principale della Ferrari ed anche il collaudatore preferito da Mauro Forghieri. Quando prova la monoposto di Formula 2 sulla pista di Modena ha una intuizione “Forghieri la monoposto è nata bene, è agile, perché non gli mettiamo sopra il 6 cilindri portato a 2,4 litri ed andiamo a correre nella Tasman Cup?” Il direttore tecnico del cavallino ed Enzo Ferrari appoggiano l’idea del pilota neozelandese e preparano la prima vettura che esordirà nella corse australi con Amon.

lla fine della Formula 1 di 2,5 litri i costruttori inglesi si oppongono alla nascita della Formula 1 di 1,5 litri e cercano di dare vita ad una nuova categoria, la Formula Libre che continua a correre con i vecchi motori. La categoria non ha molto successo nel vecchio continente ma si sviluppa soprattutto agli antipodi con la Tasman Cup dove si corre nella stagione invernale con premi molto allettanti e la partecipazione dei migliori piloti di Formula 1 dell’epoca.
Sulla base della monoposto di Formula 2 viene realizzata la 246 Tasmania con il V6 di 65° portato a 2,4 litri di cilindrata. La Dino 246 Tasmania è prodotta tra il 1968 e 1969 in tre esemplari, il primo anno vince due gare con Amon che arriva secondo in campionato dietro Jim Clark sulla Lotus. Nel 1969 i piloti sono Amon e Derek Bell con il neozelandese che vince la Tasman Cup.

La Can Am, il campionato dei paperoni americani

La serie Can-Am (Canadian American Challenge Cup) nasce dalle esigenze americane di avere un campionato con vetture da competizione e motori derivati dalle auto di serie americane sui vari tracciati del nord America. 
L’idea fu suggerita da Stirling Moss con l’impiego di vetture a ruote coperte, gare brevi e tirate, motori senza limiti di cilindrata e cospicui montepremi che potessero attirare i principali costruttori europei. Ben presto Lola e McLaren realizzano barchette che utilizzano i V8 Stock e Big-Block statunitensi ed i piloti europei fanno la fila per correre in America. 

Luigi Chinetti, che importa le Ferrari in America, presto intuisce il clamore mediatico di quelle corse e convince Ferrari a preparare una vettura per partecipare alle gare. La prima biposto Gruppo 7 è la Ferrari 350 Can-Am, derivata dalla P4 del 1967. È agile e veloce, ma il motore non ha la potenza necessaria per competere con i V8 americani di sette litri. La 612 Can Am è realizzata nel 1968 in due esemplari partendo dalla base 350. La 612 debutta all'ultima gara della stagione del Campionato Can-Am del 1968, che si corse il 10 novembre allo Stardust International Raceway, vicino a Las Vegas. In questa occasione Chris Amon si ritirò al primo giro. Nel 1969 la vettura prese parte nuovamente al Campionato, ed i risultati furono migliori. Sempre con alla guida Chris Amon, che arrivò secondo a Edmonton e terzo a Watkins Glen e sul circuito di Mid-Ohio. L’ultima vettura è la 712 Can Am prodotta nel 1971 in un solo esemplare, derivato dalla modifica di una preesistente Ferrari 512S che coglie l’unica vittoria in una gara Interserie (la Can-Am europea) ad Imola con Merzario.

La “Ferrarina” ASA 1000GT

Alla fine degli anni Cinquanta le vetture sportive di piccola cilindrata e alte prestazioni costruite da Abarth, Giannini e altri preparatori su meccaniche FIAT, conobbero grandi successi nelle gare e, conseguentemente, anche una discreta fortuna nelle vendite, soprattutto tra il pubblico giovane. 
Allo scopo di partecipare a questo mercato la Ferrari inizia la sperimentazione costruendo, nel 1960, un prototipo di Gran Turismo con motore quadricilindrico da 850 CC, montato su Fiat 1200 Pininfarina Coupé. 
Nasce l'ASA 1000 GT, più nota anche con il soprannome di Ferrarina, venne poi costruita dall'azienda milanese ASA (acronimo di Autocostruzioni Società per Azioni) dal 1962 al 1967, nelle versioni coupé e spider. Doveva servire anche al lancio di giovani piloti nelle corse partendo dalle gare turismo, ma gli impegni a Maranello sono molteplici e ben presto la ASA 1000 viene abbandonata.

Con le cronoscalate degli anni ’60 inizia la battaglia con la Porsche

Sempre negli anni ’60 La Ferrari inizia a correre nelle cronoscalate, allora feudo delle vetture di Stoccarda, con dei prototipi Dino e conquista gare e titoli con Ludovico Scarfiotti nel 1962 e 1965. Da quelle vetture si arriva alla Ferrari 212E creata per essere impiegata nel Campionato Europeo Montagna del 1969. 

Il motore derivava da quello utilizzato nel 1965 e nel 1966 sulla 512F1 in Formula 1. Il propulsore originale, che fu progettato da Mauro Forghieri, era un 12 cilindri a V di 180° da 1,5 http://L di cilindrata. Lo sviluppo fu eseguito dall’ingegnere Stefano Jacoponi. Il pilota scelto per guidare la 212E nelle gare del Campionato Europeo Montagna e nelle corse di preparazione fu Peter Schetty che proveniva dalla Abarth. La 212E con il pilota svizzero si impone in tutte le gare e registrando anche i record del tracciato in ogni tappa, tranne a Rossfeld, conquistando così il Campionato. Alla fine del 1969 l'unico esemplare del modello fu venduto al pilota privato Edoardo Lualdi Gabardi con una carrozzeria diversa dall'originale che conquistò il campionato italiano della montagna nel 1971.











Immagini di ©Raul Zacchè; Massimo Campi; Archivio Marasca


venerdì 17 gennaio 2025

FIA WEC, l'elenco aggiornato degli iscritti per il 2025


A sole sei settimane dall'inizio della stagione, 12 dei 18 equipaggi Hypercar, in rappresentanza di otto marchi automobilistici, sono stati confermati. Solo Cadillac Hertz Team JOTA e Alpine Endurance Team devono ancora rivelare la composizione delle loro formazioni, e il nuovo Aston Martin THOR Team deve annunciare quattro dei sei piloti che piloteranno le sorprendenti Valkyrie.

In LMGT3, il Team WRT ha recentemente riconfermato la leggenda del motociclismo Valentino Rossi per una seconda stagione consecutiva nel campionato, mentre altrove nella categoria si è assistito a cambi fuori stagione, con i piloti che si sono spostati tra BMW, Lexus, McLaren e Porsche.
Tra le novità in LMGT3, la stella nascente brasiliana Eduardo Barrichello, figlio del plurivincitore di Gran Premi Rubens Barrichello, e il pilota ufficiale dell'Aston Martin Racing Valentin Hasse Clot con il nuovo arrivato Racing Spirit of Léman .
L'Akkodis ASP Team, l'Heart of Racing Team, l'Iron Lynx (con la sua coppia di attesissime Mercedes-AMG LMGT3), la Proton Competition e la United Autosports devono ancora svelare la loro formazione completa.

La prossima stagione di otto round inizierà in Qatar il 28 febbraio per concludersi in Bahrein l'8 novembre. La gara sarà preceduta dal tradizionale Prologo per tutti i concorrenti il ​​21-22 febbraio al Lusail International Circuit, teatro della gara di apertura.

QUI l’elenco provvisorio degli iscritti alla stagione FIA ​​WEC 2025. L'elenco definitivo sarà pubblicato il mese prossimo

Foto Claudio Pezzoli/New Reporter Press

La Squadra Corse Angelo Caffi con Luciano Carcheri e Fabrizia Pons al traguardo della Dakar 2025


Brescia, 17 gennaio 2025 - L’arrivo di Shubaytah ha accolto l’Isuzu Vehicross #735 della Squadra Corse Angelo Caffi che al termine delle 12 tappe, un po’ come le dodici fatiche d’Ercole, ha tagliato il traguardo della Dakar Classic 2025.
Un finale denso di emozioni per la compagine bresciana. Per la quinta volta consecutiva Luciano Carcheri, alla tredicesima partecipazione nel rally raid più famoso al mondo e navigato per il secondo anno da Fabrizia Pons, si è dimostrato un degno cavaliere capace di resistere alle sfide che la Dakar ha lanciato soprattutto nell’ultima settimana.
Ventiduesima posizione assoluta, sesta tra gli equipaggi italiani, in lizza per i primi dieci fino alle ultime due tappe. È questo il bottino di fine maratona per Carcheri e Pons che con esperienza, passione e determinazione hanno saputo resistere alle sfide che la corsa ha posto tra di loro e il traguardo nelle ultime quarantott'ore. Ieri, nel mezzo dell’Empty Quarter, è stata la nebbia a complicare la loro corsa, mentre oggi un problema tecnico ha reso l’ultima frazione incerta fino all’ultimo metro, ma nonostante questo la missione è compiuta.

Una rimonta, quella di Carcheri e Pons, iniziata già al quarto giorno. Dopo una partenza molto positiva, la rottura di una testina dello sterzo nel corso della Marathon dell’Epifania aveva retrocesso l’equipaggio oltre il trentacinquesimo posto. È servita la guida determinata del pilota ligure, che si è occupato anche degli interventi di meccanica, e la navigazione certosina di Fabrizia Pons, per garantire all’Isuzu Vehicross la risalita di oltre venti posizioni fino a lambire i primi dieci posti dell’assoluta. Una prova di forza che resterà sicuramente nella memoria storica della Squadra Corse Angelo Caffi.

“Siamo oltremodo contenti di avere concluso questa edizione - ha detto brevemente Carcheri al traguardo di Shubaytah dove non prendono nemmeno i telefoni - è una rivalsa rispetto allo scorso anno. Il finale ci ha messo alla prova, ma abbiamo resistito fino alla fine”.

(Agenzia ErregiMedia)

Motor Bike Expo cresce ancora ed è già record di numeri


Il mondo delle due ruote freme per scoprire tutte le novità di Motor Bike Expo, l’evento dei motociclisti, già pronti a riempire d'entusiasmo i padiglioni di Veronafiere in quello che è l’appuntamento che apre la nuova stagione. È qui che da venerdì 24 a domenica 26 gennaio produttori, distributori, artigiani, tour operator, artisti, piloti, team… accoglieranno appassionati da tutta Europa e non solo.

Sarà un’edizione unica, la più grande realizzata finora, con un incremento del 20% della superficie espositiva (120.000 saranno i mq) e un padiglione in più rispetto alla passata edizione. Una crescita che si rispecchia anche nella sempre più importante presenza delle Case Motociclistiche.



MBE celebra un mercato in grande salute, che secondo i dati ANCMA ha chiuso il 2024 con un +14,5% di immatricolazioni.



Motor Bike Expo sottolinea anche il suo status di evento di riferimento del panorama internazionale, coinvolgendo oltre 700 espositori, provenienti da più di 20 diversi Paesi. La manifestazione si conferma “la porta principale del mercato europeo, per le aziende americane, e non solo”.



Gli organizzatori Francesco Agnoletto e Paola Somma hanno lavorato per rinnovare completamente il layout della kermesse. Sarà ottimizzata la disposizione degli espositori, con lo scopo di accogliere le numerose richieste di ampliamento dell’area delle grandi aziende. Un altro motivo è la volontà di utilizzare al meglio l’ingresso Re Teodorico, che Veronafiere ha rinnovato con un importante intervento di restauro e che è perfettamente collegato con i parcheggi multipiano.



La manifestazione, con la disposizione 2025 aggiunge un padiglione all’offerta espositiva, che si sviluppa attorno alle aree dinamiche all’esterno, ancora più protagoniste che in passato.

Si confermano main partner dell’evento Liqui Moly e Virgin Radio



"Anno dopo anno ci troviamo a lavorare piacevolmente per questo evento, per questa “reunion” degli amanti della moto.” - Le parole di Francesco Agnoletto - CEO e fondatore di Motor Bike Expo - “La manifestazione continua a crescere e a darci enorme soddisfazione. L’aspettiamo per un anno, ed oramai ne siamo alle porte. Un augurio ai nostri amici motociclisti visitatori: buon divertimento!”




I numeri dell’edizione 2025


• 8 padiglioni

• 6 aree esterne con esibizioni, corsi e show
• 700+ espositori
• 20+ paesi di provenienza

• 31 case motociclistiche (12 in più rispetto al 2024)

• 120.000 m2 di area espositiva

• 3.000+ moto in esposizione

• 170.000+ i visitatori attesi

• 600+ operatori specializzati del settore media e stampa

• 100+ “eventi nell’evento” con premiazioni, seminari, talk…

• 1.000+ studenti degli istituti superiori che aderiscono al progetto MBEducation

giovedì 16 gennaio 2025

Dakar Classic / L’Empty Quarter mette alla prova l’equipaggio della Squadra Corse Caffi


La difficoltà e la complessità tecnica dell’Epty Quarter, il deserto di sabbia continuo più grande del mondo, ha messo alla prova la Dakar Classic 2025 della Squadra Corse Angelo Caffi.
Luciano Carcheri e Fabrizia Pons, a bordo dell’Isuzu Vehicross #735, avevano iniziato la tappa al tredicesimo posto assoluto, undicesimi di categoria H1 e quinti tra gli equipaggi italiani dopo un'emozionante rimonta iniziata nel corso della tappa quattro che li ha visti risalire ben ventitrè posizioni. I quasi 500 chilometri odierni, con 211 chilometri di settore competitivo, sono stati come da pronostico uno dei momenti più tosti di questa Dakar Classic 2025.

Anche se il chilometraggio non era tra i più alti affrontati quest’anno, guidare tra le dune del Rub' al Khali è stata una vera prova di abilità e resistenza, dove anche i piloti più esperti hanno dovuto affrontare sfide estenuanti. L'immensa distesa è fatta di orizzonti senza riferimenti, di pendii imprevedibili e sabbia in continuo movimento ha richiesto una navigazione precisa e un controllo del veicolo eccezionale.
La sabbia soffice come previsto ha offerto poca trazione, rendendo l’incedere di oggi una vera e propria danza tra le dune. Nel mezzo di questo scenario da cartolina per gli appassionati, ma temuto da tutti i piloti, la nebbia ha reso tutto ancora più complicato. Nel tratto dove il fenomeno era più marcato, Carcheri ha trovato un concorrente sulla sua strada, con un inevitabile contatto. Nonostante l’Isuzu Vehicross è stata segnata dal contatto, l’equipaggio ha chiuso la parte competitiva con il ventesimo posto nella graduatoria assoluta.

Quello che attende ora i portacolori della Squadra Corse Angelo Caffi è un’impresa che sposa appieno lo spirito della Dakar. L’ultima notte sarà una sfida vera e propria per riuscire a ripristinare adeguatamente la vettura in tempo per poter prendere domattina il via dell’ultima tappa, quella che sempre ad anello intorno a Shubaytah porterà i concorrenti all’atteso traguardo finale.