domenica 14 giugno 2020

Citroën e i colori


Il primo a pensarci fu proprio André Citroën, quando iniziò a colorare le sue 5HP di giallo vivo, rendendole così popolari che il nome di 5HP Type C fu presto rimpiazzato da “Petit citron” (limoncino), tanto risaltavano nel traffico parigino dell’epoca. Era il 1922 e la scelta del Patron avvenne per due precise ragioni: rendere inconfondibili le sue automobili e aumentarne la sicurezza, grazie alla loro immediata visibilità nel panorama circostante. Un’auto colorata (gialla, rossa, verde vivo, azzurro…) è molto più facile da individuare sia per le strade della Ville Lumière, dove all’epoca circolavano vetture prevalentemente di colore blu, nero o grigio, che nel verde del panorama della campagna francese.
Per André Citroën questo fu un discreto sforzo industriale. Lui che aveva portato in Europa la catena di montaggio della Ford Model T americana, modificò radicalmente una delle peculiarità di questa celebre vettura: il colore nero della carrozzeria, unico disponibile a catalogo.


La ragione per cui le vetture americane fossero esclusivamente di colore nero, non era strettamente legata ad una semplice preferenza cromatica ma era dovuta al fatto che questa era la tinta che seccava più rapidamente: bastavano infatti poche ore rispetto alle intere giornate necessarie agli altri colori! La catena di montaggio doveva girare a ritmi vorticosi e non c’era tempo di attendere l’asciugatura!
Non era così al quai de Javel, dove già la 10HP Type A era disponibile in un’infinità di varianti: berlina, torpedo, coupé, camioncino… ed in un’infinità di colori che crebbe negli anni, quando arrivarono le verniciature in due o più toni, disponibili praticamente di serie sulle 8/10/15 HP e poi sulle C4 e C6.
Dopo un periodo di colori più tradizionali per la Traction Avant (dove il nero la fece da padrone per tutto il periodo di produzione), con l’arrivo della 2CV nel 1948 Citroën tornò al colore, ma non subito: infatti la prima 2CV era grigia, un grigio “industriale”, molto simile a quello del furgone Type H che l’aveva preceduta un anno prima.
Già dai primi anni ’50, la palette di tinte disponibili per 2CV si era ampliata, grazie all’introduzione di molte tonalità che tuttavia restavano sempre abbastanza sobrie.


Fu il 1955 l’anno della svolta: al Salone di Parigi apparve la DS19 che in un orizzonte di vetture grigie, nere e blu, si presentava sullo stand Citroën, d’emblée, in uno scioccante verde mela abbinato a tetto bianco, in giallo champagne con tetto melanzana (o l’inverso) con interni coloratissimi, che qualche anno dopo divennero disponibili con tessuti “leopardati” denominati Helanca Mordorée (oggi ambitissimi dagli appassionati) dai colori sempre sgargianti.

Cambiarono anche i nomi delle tinte, a iniziare dal Rouge Esterel, così denominato in onore sia dello stilista (che collaborava con Citroën anche negli abbinamenti cromatici) che del celebre promontorio roccioso rosso (appunto!) in Costa Azzurra, al Jaune Jonquille come l’omonimo fiore, dal Bleu Nuage del cielo brumoso (che ispirerà anche il Gris Brumaire nel 1970) al Vert Muscinée o all’Orange Tenere, ispirato al colore della sabbia del celebre deserto algerino.
Queste tinte furono disponibili per tutti gli anni ‘60 e ‘70 sull’intera gamma Citroën, anche su modelli che si sarebbero definiti inadatti a tali pigmentazioni. Così lo stesso Jacques Wolgensinger, Direttore della Comunicazione della Marca dal 1958 alla fine degli anni ‘80, viaggiava su una SM arancio, affiancata da una 2CV personale dello stesso colore, e successivamente su una CX che lo avrebbe accompagnato per anni.


Celebri furono le tinte della carrozzeria della Méhari, realizzata in ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene), un materiale plastico rigido, innovativo, facilmente plasmabile e resistente, che poteva essere tinto nella massa con colori lucidi e brillanti. Durante i quasi vent’anni della sua produzione, le tinte della Méhari cambiarono poco: Rouge Hopi, Vert Tibesti, Vert Montana, Orange Kirghiz, Beige Kalahari, Beige Hoggar, Jaune Atacama. Per la sola versione speciale “Azur”, fu utilizzato anche il bianco e il blu mentre per la serie speciale “Plage” (commercializzata a seconda dei mercati), il colore giallo vivo.


Gli anni ‘80 furono invece marcati da tinte più sobrie, ma con la costante presenza nelle Concessionarie della Marca delle serie speciali di Dyane e 2CV, come la gamma delle Charleston disponibili bordeaux e nere, gialle e nere ed in due elegantissimi toni di grigio. Poi, negli anni ’90, arrivarono gli spettacolari colori metallizzati di Xantia e XM: Rouge Mandarin, Vert Vega, Bleu Mauritius per arrivare negli anni 2000 alle tinte di C3 e di C3 Pluriel, queste ultime palesemente ispirate a quelle degli anni ‘70, come i tre colori di lancio: azzurro, arancio e verde che richiamavano il Bleu Platiné, l’Orange Tenere ed il Vert Argenté.

Oggi, Citroën offre ai suoi clienti un’ampia possibilità di personalizzazione della propria vettura, in modo che ciascuna possa esprimere il suo unico ed inconfondibile gusto personale. Diversi modelli della gamma attuale propongono una vasta scelta di personalizzazione resa possibile da numerose tinte per la carrozzeria da abbinare al tetto bicolore a cui si aggiungono tocchi di colore a contrasto che contraddistinguono elementi specifici degli esterni e che sottolineano il carattere delle vetture.
Grazie alle sue 97 combinazioni per gli esterni, Nuova Citroën C3 rafforza la sua modernità e permette a ciascuno di scegliere l’auto che meglio riflette il proprio modo di essere e il proprio stile.
La personalizzazione dei suoi modelli è una caratteristica che contraddistingue da sempre Citroën, una Marca che accompagna le evoluzioni della società e si ispira essenzialmente alle persone e al loro stile di vita. Una filosofia che si concretizza nella firma di Marca ‘INSPIRED BY YOU’.

Credits: Citroën Comunicazione