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martedì 6 ottobre 2020

F1/ Watkins Glen 1980: la fine del sogno Alfa Romeo


Bruno Giacomelli domina le prove e la prima parte della gara,
poi si ferma per un problema elettrico e finisce il sogno. 

di MASSIMO CAMPI 

Stagione 1980, l’Alfa Romeo di Carlo Chiti è in Formula Uno da tre anni, ma risultati pochi e tanti problemi. All’inizio una vettura nata vecchia, poi le varie evoluzioni, ma sono anche gli anni delle wing car ed il motore boxer è troppo largo per consentire un sufficiente carico aerodinamico nel sottoscocca. Ma l’Ing. Chiti non è un tipo che si arrende, la sua vulcanica mente sforna evoluzioni in continuo, nonostante si debba anche occupare degli aspetti politici della squadra. 

La vettura del 1980 sembra nata bene, Bruno Giacomelli e Patrick Depailler sono i piloti ufficiali del biscione, ma la stagione inizia subito in salita con il francese che ha le gambe martoriate da un incidente in deltaplano. A Giacomelli tocca tutto il lavoro di sviluppo, ma il bresciano non si ferma e la 179 che monta il V12 di tre litri da buoni risultati, in Argentina è 5°, i miglioramenti rispetto alle stagioni precedenti sono tangibili. Ad Hockenheim però arriva il dramma proprio mentre l’Alfa inizia ad andare forte. Durante le prove alla vettura di Patrick Depailler cede una sospensione alla Ostkurve, l’impatto è tremendo, per il francese non c’è più nulla da fare. 

Per la squadra milanese è un momento di sconforto, ma la Good Year porta nuove gomme, ed in Gran Bretagna, Bruno Giacomelli e tra i top six. Si inizia a parlare dell’Alfa come nuova forza del mondiale, ad Imola il bresciano manca la pole per poco, anzi per poca benzina con il motore che ratta a pochi metri dal traguardo. 



Il giorno del riscatto è a Watkins Glen, il 5 ottobre, Gran Premio USA-Est. L’Alfa di Giacomelli vola nelle prove, è sua la pole mentre il giovane Andrea De Cesaris è decimo. Il bresciano precede il neo campione del mondo della Williams Alan Jones per soli 12 millesimi. Alla partenza Bruno Giacomelli brucia tutti, è primo ed al termine del primo giro Giacomelli precede Nelson Piquet, seguito da Carlos Reutemann, Didier Pironi, Elio de Angelis e Héctor Rebaque. Anche Alan Jones, partito quinto, esce dal tracciato e rientra in quattordicesima posizione iniziando una poderosa rimonta che lo porta in ottava posizione già al quarto giro. Giacomelli continua intanto a dominare la gara, tanto che dopo 21 giri il suo margine è di dieci secondi. Carlos Reutemann battaglia con Nelson Piquet, in crisi con le gomme, per il terzo posto mentre Jones passa anche de Angelis, conquistando la quinta posizione. 

Piquet si gira per le gomme al 26° giro e si ritrova quindicesimo, ha una minigonna danneggiata e si deve ritirare. Tre giri dopo Jones passa anche Didier Pironi in crisi con le gomme, è terzo. Jones è un missile e al 30º giro  passa anche il compagno di scuderia Reutemann che soffre di sottosterzo, per un problema all’anteriore sinistra, ma Giacomelli continua indisturbato a dominare la gara fino al fatidico 32° giro quando il suo V12 ammutolisce per colpa di una bobina elettrica da poche lire. 

È la fine del sogno, Jones vince la gara, per l’Alfa sembra solo un incidente di percorso, semplice sfortuna, ma in seguito le cose cambiano e nel 1981 la competitività dell’Alfa diminuisce iniziando un lento declino. 


Foto Actualfoto - ph. Raul Zacchè



domenica 17 maggio 2020

AltriTempi/ Il Circuito di Codogno, le foto


Tra il 1945 e il 1955, si svolsero a Codogno, lungo la circonvallazione, numerose gare nazionali ed internazionali di moto, in cui si sono sfidati i migliori campioni dell’epoca. Tempo fa, il Motoclub Codogno ha raccolto e pubblicato su Facebook una interessante rassegna di foto di quelle gare che è visibile QUI

domenica 10 maggio 2020

Uomini e macchine d’altri tempi, foto di Raul Zacchè

FOTO DI ©RAUL ZACCHE' - RIPRODUZIONE RISERVATA
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sabato 8 febbraio 2020

VITTORIO BRAMBILLA A MONZA IN 5 FOTO DI RAUL ZACCHE'

cliccare su una foto per aprire la galleria - riproduzione riservata







giovedì 28 febbraio 2019

Formula Monza 875: cinquantaquattro anni fa la consegna delle prime 6 monoposto


Cinquantaquattro anni fa, la sera del 4 marzo, in occasione della consueta riunione conviviale dei soci sportivi dell'Automobile Club Milano presso il ristorante dell'Autodromo di Monza (in programma il primo giovedì del mese), vennero consegnate le prime monoposto di Formula 875 Monza, con motore della Fiat 500 "Giardinetta". 

Dal mese successivo avrebbero dato vita alla prima edizione del Trofeo Cadetti, 10 corse da aprile a agosto, tutte all'Autodromo di Monza. 

Le prime monoposto andarono a Sergio Coronelli, Adriano Manzotti, Roberto Falcetta, Roberto Porta, Roberto Airaldi e Antonio Papa. A queste sei monoposto ne seguirono altre 40, costruite da Thiele Plastic Co. di Novara e da C.R.M. di Modena.
Una di queste era stata prenotata da Monica Manca (nella foto), nata a Nizza e a Milano per frequentare l'Università, facoltà di economia e commercio.




AltriTempi / I Campionati monomarca e monomodello di Citroën: dalla AX Cup alla Saxo Cup



Alcuni modelli di vetture Citroën vantano una lunga storia nell'ambito del motorsport, dai Rally-Raid, al Campionato Mondiale Rally, passando per il WTCC. Alcuni modelli iconici della Marca sono stati inoltre protagonisti di importanti campionati monomarca e monomodello: dopo il Campionato 'Pop Cross', in Italia ribattezzato '2CV/Dyane Cross', l'arrivo di Citroën AX segnò l'inizio di un nuovo campionato europeo, la 'AX Cup'. A seguire, negli anni '90, fu Citroën Saxo la protagonista del trofeo ribattezzato 'Saxo Cup' e che si disputò con un regolamento del tutto simile.

L'idea, per Citroën, non era del tutto nuova: già alla fine degli anni '60, in Francia, si disputava un campionato monomarca e monomodello di velocità su pista tra vetture costruite attorno ai propulsori Citroën delle AMI6 e successivamente delle GS. Parallelamente, iniziò il campionato Pop Cross (che da noi in Italia si chiamò 2CV/Dyane Cross) che proseguì sino ai primi anni '80 con la medesima filosofia: rendere accessibile a costi ragionevoli il mondo del motorsport a livello agonistico, per costituire una vera e propria scuola capace di formare i futuri protagonisti della pista. Effettivamente, il Pop Cross fu pensato per un pubblico giovane, giocato su percorsi chiusi, le piste da cross appunto, e rappresentò, idealmente ed in chiave competitiva, la continuazione delle avventure individuali in giro per il mondo e quelle collettive dei grandi Raid di massa degli inizi degli anni '70.



Presentata nel 1986, la Citroën AX riscosse un ottimo successo di vendite e fu la base ideale per un nuovo campionato europeo momomarca e monomodello: nacque così alla fine degli anni '80 la "AX Cup". Disputata sulle piste di molti Paesi europei, inclusa l'Italia, tra Monza, Vallelunga e Mugello, la AX Cup è stata il trampolino di lancio per campioni del calibro di Tom Coronel, che in seguito si è aggiudicato per due volte il FIA World Touring Car Championship.

Negli anni '90 la AX fu sostituita dalla Citroën Saxo che ne prese il posto anche in pista, con il trofeo ribattezzato Saxo Cup e che si disputò con un regolamento del tutto simile. Il kit messo a disposizione da Citroën Sport dedicato alla trasformazione della Saxo VTS nella versione Cup, oltre alle protezioni di sicurezza del caso, incluse una nuova mappatura della centralina d'iniezione, nuovi collettori di scarico "quattro in due-due in uno", un filtro aria più libero ed un airbox dedicato e piccole modifiche come le palette per evitare lo sbattimento del lubrificante nella coppa.

Le gare si susseguirono in tutta Europa e non tardò a brillare una nuova stella: un giovane alsaziano che vinse le quattro gare a cui partecipò, nell'edizione 1998. Citroën lo notò e gli affidò una vettura ufficiale con cui si aggiudicò l'edizione successiva per poi passare a categorie su terra dove diede prova di quanto imparato in gioventù. Il suo nome? Sébastien Loeb!



> Credits: Citroën Media Center

domenica 27 gennaio 2019

AltriTempi/Quarant'anni fa, il campionato italiano “2CV-Dyane Cross”




C’è stato un tempo in cui André Citroën provava al mondo la validità dei suoi veicoli con traversate di interi continenti: dai deserti Africani alle vette dell’Himalaya, sfide umane prima ancora che tecnologiche che ancor oggi impressionano chi ne legge i resoconti. Tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei favolosi anni ‘60, l’arrivo di un’auto popolare ma capace di affrontare incredibili imprese come la Citroën 2CV, consentì a tutti di intraprendere viaggi straordinari attraverso terre selvagge, raid e persino giri del mondo. Ne è un esempio quello raccontato da Jacques Séguéla nel suo libro “La Terre en Rond”, preso come un autentico manuale pratico da migliaia di giovani che con la loro bicilindrica hanno raggiunto l’India o l’allora pacifico Medio Oriente.

Nei primi anni ‘70, Citroën organizzò raid di gruppo riservati alle sue vetture bicilindriche: prima la Parigi-Kabul, nel 1970, poi la Parigi-Persepoli, nel 1971 ed infine l’incredibile Raid Afrique del 1973, che portò la bellezza di sessanta 2CV da Abidjan a Tunisi su un percorso prevalentemente desertico di 8000km.
Ma queste iniziative non erano adatte a tutti. Per selezionare gli equipaggi che presero parte alla Parigi-Persepoli, ad esempio, furono vagliate 3800 domande di aspiranti viaggiatori: ovviamente, la maggior parte di loro restò esclusa dall’avventura, ma Citroën stava preparando qualcos’altro per tutti gli appassionati di motori, anche i meno facoltosi.



Ad Argenton sur Creuse, il 22 luglio 1972, venne disputata la prima gara di un nuovo campionato monomarca: il “Pop Cross”, riservato alle bicilindriche Citroën (principalmente 2CV, Dyane e Méhari) che si sfidavano in gare di velocità su piste in terra battuta, con vetture preparate secondo un preciso regolamento tecnico del costruttore. La 2CV usata costava poco, il kit di preparazione ancora di meno: era lo sport automobilistico alla portata di tutti.


La filiale italiana di Citroën accolse con entusiasmo la nuova specialità e già nell’anno seguente anche in Italia si correva il campionato italiano, denominato “2CV-Dyane Cross”, valido per il campionato europeo che nel frattempo era stato istituito con il nome internazionale di “2CV Cross”.


Le pagine di riviste specializzate si riempirono velocemente di foto che ritraevano le 2CV che decollavano dalla pista, carambolando per poi esser rimesse sulle loro ruote e ripartire. Il rischio per i piloti era veramente minimo: la morfologia delle piste, unita alla poca “cavalleria” disponibile determinavano una velocità di gara ridotta, la spettacolarità era garantita dalla scarsa (o nulla) differenza tra i veicoli in competizione, determinata da un regolamento molto rigido che non permetteva alcuna elaborazione, ma consentiva di usare le parti di serie di tutti i modelli Citroën anche combinate tra loro. Ed ecco che paradossalmente, giravano più veloci le 2CV con motore “4” (il 435cc) anziché le “6”. Veniva inoltre preferito un cambio a rapporti corti anziché uno lungo… o viceversa, perché i piloti ed i preparatori che si sono sfidati per un decennio sui circuiti sterrati di mezza Italia e che hanno ottenuto buoni risultati anche nel campionato europeo, oggi, quarant’anni dopo, i loro segreti non li rivelano ancora.


Credits: Citroën Communication

domenica 28 ottobre 2018

Réclame

Réclame



















venerdì 9 settembre 2016

Il Gran Premio Nuvolari di Alberto Ascari, Stirling Moss, Eugenio Castellotti e Olivier Gendebien

Venerdì 16 settembre alle 11.00 da Piazza Sordello in Mantova avrà inizio la 26a edizione del Gran Premio Nuvolari, gara di regolarità per auto storiche organizzata da Mantova Corse in collaborazione con Automobile Club Mantova e Museo Tazio Nuvolari. 
Il Gran Premio Nuvolari si concluderà domenica 18 settembre dopo 1.050 chilometri con 90 prove cronometrate e 5 prove di media.

La prima edizione risale al 1954 quando, dopo la scomparsa di Tazio Nuvolari (a Mantova l’11 agosto 1953), gli organizzatori della Mille Miglia decisero di rendere omaggio al grande campione, tracciando nella parte finale della corsa bresciana, un “circuito” lungo le strade tra Cremona, Mantova e Brescia. Il concorrente che avrebbe percorso più velocemente quel tratto (con passaggi a quasi 300 chilometri orari) avrebbe vinto il Gran Premio Nuvolari. 
Il primo vincitore fu Alberto Ascari su Lancia, mentre nel ’55 vinse Stirling Moss su Mercedes. 
L’anno seguente, esattamente 60 anni fa, la straordinaria vittoria di Eugenio Castellotti con la Ferrari 290 MM Scaglietti sotto il diluvio (nella foto), mentre nel 1957 si tenne l’ultima edizione vinta da Olivier Gendebien su Ferrari 250GT, che percorse il tratto Cremona-Mantova-Brescia in 39’43” alla media di 199 chilometri orari, record ovviamente imbattuto.

sabato 7 dicembre 2013

F1 1973-1974-195: alcune immagini di Franco Bossi

Alcune immagini del Mondiale F1 del 1973-1974-1975
Foto di FRANCO BOSSI

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