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Didier Pironi: una carriera tormentata tra successi ed incidenti.
di Massimo Campi, foto Raul Zacchè/Actualfoto
Didier Joseph-Louis Pironi era nato il 26 marzo 1952 a Villecresnes, in Francia. Il padre era di origine friulana, originario di Villesse, in provincia di Gorizia, che aveva fatto fortuna in Francia, era fratellastro minore e cugino del pilota José Dolhem: stesso padre e madri diverse ma sorelle. Pironi mostrò subito una predisposizione per l'attività sportiva agonistica, a 15 anni divenne campione parigino juniores, di nuoto. In seguito nasce la passione per i motori, proprio per merito di Josè Dolhem che nel 1974 arriverà anche in F1.
Didier frequenta l'ambiente, diventa amico di campioni emergenti francesi come Patrick Depailler e Jean-Pierre Jarier. Inizia a correre in moto, poi passa alle quattro ruote con i Rally. In seguito arriva la pista, si mette in mostra anche lui tra i giovani emergenti in quella stagione che vedrà molti francesi arrivare alla massima formula. Nel 1977 si aggiudicò il prestigioso Gran Premio di Monaco di Formula 3 con la Martini dell'Ecurie Elf iniziando la scalata alla F.1, ovviamente passando nella F.2 sempre con le Martini della Elf. Ken Tyrrell gli offrì un volante per il 1978, a fianco del suo vecchio amico Patrick Depailler.
Pironi esordì in Formula 1 al Gran Premio d'Argentina 1978, ove giunse quattordicesimo a un giro dal vincitore Mario Andretti. Nel frattempo, nel 1978, vinse la 24 ore di Le Mans con Jean-Pierre Jaussaud alla guida della Renault Alpine A442B. Per la stagione 1980 venne ingaggiato dalla scuderia francese Ligier, per far coppia con Jacques Laffite. Anche se confermato dalla Ligier per l'anno successivo, all'indomani del Gran Premio d'Italia 1980 la Ferrari annunciò che Didier Pironi avrebbe affiancato Gilles Villeneuve nella stagione 1981. Enzo Ferrari svelò di aver concluso l'accordo già a marzo 1980 e ammise di essere stato entusiasmato dal pilota francese.
Nel 1982 la Ferrari è la macchina da battere, il mondiale sembra alla portata di mano, un inizio di anno sfolgorante che ben presto sfocia in drammi e tragedie. Il tutto parte con il Gran Premio di Imola e quello sgarro di Pironì a Villeneuve. Dopo quella vittoria di Pironi ai danni del canadese inizia il periodo delle tragedie. Villeneuve muore 15 giorni dopo a Zolder nel tentativo di sopravanzare in prova il francese. La Ferrari e tutto l'ambiente del motorsport non riescono digerire quel dramma e si arriva in agosto al GP di Germania. Il venerdì, pista asciutta, Pironi ottiene facilmente la pole position. Il sabato mattina, 8 agosto, Hockenheim è inondata d'acqua e Pironì scende in pista per testare assetto e gomme da bagnato.
Sul lungo rettilineo prima del Motodrom il francese è dietro alla Williams di Derek Daly. Improvvisamente questa esce dalla traiettoria ed il francese pensa che voglia dargli strada. In realtà l'inglese sta solo sorpassando la Renault di Alain Prost che procede ad andatura ridottissima. Nascosta dalla nuvola d'acqua della Williams, compare davanti agli occhi di Didier mentre questi sta accelerando per sorpassare Daly. L'impatto è violentissimo, a causa della grande differenza di velocità, l'auto di Pironi decolla arrivando sin quasi all'altezza degli alberi, e ricade di muso al suolo. La scocca si spezza in due, quasi ad angolo retto, l'avantreno si disintegra insieme alle gambe del pilota.
La scena che si presenta ai soccorritori è raccapricciante: il pilota è imprigionato nelle lamiere ed urla per il dolore mentre la gambe sono straziate dall'urto. Nei filmati dell'epoca si vede uno dei commissari che si mette le mani nei capelli visibilmente scosso. Ci sono anche Prost e Nelson Piquet che, vedendo le condizioni di Pironi, manifestò problemi di stomaco.
Fortunatamente, l'equipe medica guidata dal professor Letournel, luminare francese della chirurgia ortopedica, riesce ad evitare l'amputazione degli arti ma l'incidente significa la fine della carriera. Nel mondiale giunge comunque secondo, grazie ai numerosi punti conquistati.
La guarigione è lenta e dolorosa con una trentina di operazioni alle gambe. Nel 1986 prova una AGS di F1 durante dei test privati e quindi una Ligier, per vedere se c'è qualche possibilità per un suo ritorno, ma il responso è negativo. Inoltre la sua compagnia di assicurazione lo aveva risarcito con una ingentissima somma, proprio sulla base del fatto che le sue gravissime lesioni non gli avrebbero più permesso di fare il pilota di F1. Tornare alle gare avrebbe così significato dover restituire tutto il denaro.
Pironi si dedica ad un altro sport motoristico: la motonautica. Inizia a gareggiare con gli Off Shore, va forte e vince anche delle gare fino a quel tragico 23 agosto del 1987 mentre sta disputando la Needles Trophy Race al largo delle coste dell'isola di Wight. La Colibrì 4, nel tentativo di guadagnare terreno sul leader della gara, si ribalta alla velocità di 90 nodi (circa 170 km/h) tra le onde di scia della petroliera Esso Avon, non lasciando scampo agli occupanti.
Oltre a Pironì muoiono gli altri due componenti del suo equipaggio, Bernard Giroux e Jean-Claude Guenard. Finisce così a soli 35 anni, la storia di Didier Pironi, una pilota innamorato della velocità con una carriera tormentata tra successi ed incidenti.
Didier Pironi viene sepolto nel cimitero di Grimaud, vicino a Saint-Tropez e condivide la tomba col fratellastro José Dolhem, deceduto meno di un anno dopo precipitando col proprio monomotore nei pressi di Saint Etienne. Una suggestiva epigrafe ricorda il tragico destino di questi due piloti: "Entre ciel et mer" (Tra cielo e mare).
Poche settimane dopo la tragedia, la sua compagna Catherine Goux dà alla luce due gemelli, che vengono chiamati Didier e Gilles in ricordo di Villeneuve.
venerdì 18 marzo 2022
Grand Tour Ferrari, viaggio tra passione e bellezza tra le memorabili GT con il Cavallino Rampante
Immagini di ©Raul Zacchè
Da oltre 70 anni i cancelli di Maranello rappresentano il punto di partenza di una storia fatta di fascino e stile che ha conquistato il mondo intero. Il Grand Tour comincia qui e segna le sue tappe nelle più affascinanti città del mondo: il glamour delle luci di Parigi, le avanguardie londinesi, l’energia travolgente di New York e degli Stati Uniti, passando dal lusso medio-orientale e terminando con l’estetica millenaria della Cina e dell’Estremo Oriente, Ferrari si racconta attraverso momenti memorabili e personaggi che nel tempo hanno scelto le sue auto come simbolo di bellezza e prestigio.
I numerosi successi sui campi di gara, a partire dalla prima vittoria al Gran Premio di Roma sul circuito di Caracalla, hanno trascinato a macchia d’olio le preferenze prima dei piloti poi di gentleman drivers e celebrities, rimasti folgorati da quel fascino speciale e vincente prerogativa di Ferrari, sempre rivoluzionaria e all’avanguardia nella raffinata meccanica e nella bellezza delle forme.
Eleganza rappresentata da alcune vetture iconiche e pezzi realizzati in pochi esemplari. Si parte dalla Ferrari 166 Inter del 1949, con il suo V12 di 2 litri, la prima vettura di Maranello per i facoltosi clienti che si stavano innamorando delle vetture che vincevano le gare con l’insegna del cavallino rampante.
Il salto temporale diventa lungo, ormai Enzo Ferrari è scomparso, la Fiat comanda nella produzione di serie, che ha aumentato notevolmente la produzione.
La Ferrari FF è super modello firmato Pininfarina con la trazione integrale ma soprattutto un'auto che ha l'eleganza, la bellezza e l'arte nella sua anima, ed un'allure sofisticata. La Ferrari F12tdf rende omaggio al Tour de France, la leggendaria gara di durata francese che vide la Ferrari protagonista assoluta durante gli anni ‘50 e ’60. È una evoluzione dalla F12 Berlinetta con il V12 ulteriormente potenziato a 780 cv e costruita in soli 799 esemplari per un gruppo selezionato di fedelissimi della Ferrari.
Immagini di ©Raul Zacchè