venerdì 26 febbraio 2021

Nel libro della storia: un momento da ricordare della "1000 km di Monza"


> di Luciano Passoni

Chi ha vissuto gli anni dal ’60 alla fine del secolo scorso rimpiange la semplicità e la spontaneità di tutto un ambiente. Lounge vip, hospitality, location, catering e sessione autografi erano parole e situazioni sconosciute, al più i tifosi più accaniti si perdevano nelle grigliate a bordo pista, dove spesso a farne le spese erano gli arbusti circostanti e un autografo era una conquista rubata all’ingresso clandestino nei box. Questo non solo per i tifosi ma anche per i commissari di pista, pompieri, vario personale e poi le ambulanze, i medici e i volontari che formavano le pattuglie che operavano il primo soccorso in caso di incidente. Questi ultimi sempre presenti nei loro semplici camici bianchi, più adatti ad un intervento nella corsia di un pronto soccorso che su una pista. Poche le immagini che li ritraggono, se non di contorno, posti ai margini di fotografie che esaltano auto e piloti, catalizzatori dell’attenzione degli appassionati e degli stessi professionisti della comunicazione, giornalisti e fotografi. 
Tanti anni dopo, a pagine e storie ormai ingiallite e sbiadite, che raccontano le gesta e le imprese degli eroi della guida lo sguardo distratto cade su una sequenza, più unica che rara, che racconta la storia semplice di un intervento operato da una pattuglia di soccorritori. Il volume è dedicato alla 1000 km di Monza, gara che accende la nostalgia di fans ormai in pensione, una delle pubblicazioni più belle, complete ed intense di questi anni. Non è dato sapere l’autore della sequenza, ma i tre scatti, la gara è del 1976, immortalano per sempre l’evento. 

“Immediati i soccorsi e il sopraggiungere dell’ambulanza” recita la didascalia, per Roberto Bettè è una punta di spillo nella memoria, riaccende un ricordo mai spento, tanti gli eventi che ha seguito ma quella era una delle prime volte, giovanissimo e molto inesperto, pronto solo ad eseguire gli ordini dei responsabili presenti sul luogo. L’incidente, meno cruento di quanto possa sembrare dalle immagini e dai risvolti tutto sommato positivi, avvenne alla variante Ascari tra la KMW-Porsche (nr. 7) di Egermann-Braun e l’Osella PA2 (n.31) di Zampolli-Soria. Roberto non ricorda chi tra questi piloti portò in barella all’ambulanza sopraggiunta, a loro spettava solo il presidio in postazione, ha memoria di attimi convulsi, aspettò l’ordine del responsabile di pista per attraversarla ed infine, una volta conclusa questa prima fase tornò, con il cuore che sembrava appena sceso dalle montagne russe, dietro al guard-rail. 
Oggi l’attività di volontariato presso la Croce Bianca di Melegnano, il sodalizio per cui prestava servizio, si è conclusa, qualche acciacco dell’età e impegni familiari hanno fatto scorrere i titoli di coda a quel periodo. Ripensa a quegli anni con orgoglio e onore che appartengono al suo passato e che aprono il cuore alla speranza e al desiderio di un futuro dove in tanti, giovani e meno giovani, concedano e concentrino sempre più le loro energie e la loro attenzione a queste attività a cui tanto ha dato e tanto ha ricevuto.