lunedì 25 febbraio 2019

Morano sul Po, l'Autodromo che non c'è...


> di Luciano Passoni


Una giornata che sorride più alla primavera che all’inverno; la strada consiglia prudenza, il tempo piuttosto arido di questo periodo ha lasciato uno strato di polvere, spessa e bianca, che copre la visuale agli occupanti dell’intera colonna di auto. Poi, come per magia, il pesante cancello di ferro, sposato con l’ossido delle ore trascorse, fermo e immobile, in un’attesa spasmodica ed inutile, apre le sue braccia accogliendo nuovi sognati ospiti. Morano Po, autodromo di Casale Monferrato, archeologia sportiva, monumento delle passioni di tanti ragazzi e uomini che oggi ritornano ad animare il luogo dei loro sogni. Agli occhi dei comuni mortali ciò che appare vetusto, grigio, cadente ed inanimato è invece luogo vivo e colorato. Sono tutti ancora lì, noi li vediamo mentre saliamo sulla pericolante scaletta della torre di controllo, entriamo nei box, visitiamo il paddock e percorriamo un lento e silenzioso pellegrinaggio su ciò che resta del glorioso asfalto, ripercorriamo le orme, le scie e le traiettorie dei cavalieri della velocità e la scoperta dei graffi sui cordoli, lasciati dalla ricerca di un limite sempre più vicino. Le auto, colorate dagli adesivi degli sponsor, la pila di gomme, usate e stanche, che hanno lasciato il meglio di sè sulla pista, affiancate alle nuove, lucide e pronte, piene di desiderio di fare molto meglio. Sono presenti tutti, con le loro tute blu, ad affannarsi attorno alla ruota da sostituire o al motore che non vuole saperne di partire. Sentiamo qualche imprecazione attenuata dalla voce armoniosa dei cilindri che lavorano all’unisono accompagnati, a volte dalla dolcezza a volte dalla rabbia, dall’uomo alla guida. Una compagna, una fidanzata, una moglie o l’amico delle tante avventure è alle prese con il cronometro che corre più veloce del desiderio di ogni pilota. Il tricolore, sventolato con autorevolezza e vigore, segna l’inizio di una danza dove fuoco e terra amalgamano la loro materia, mentre occhi appassionati e curiosi seguono dal bordo, con sgabelli e impalcature improvvisate sbucate dai pioppeti che circondano questa icona disegnata sulle rive del Po. Gli scacchi della bandiera segnano la vittoria, il trionfo, il premio, gli applausi, gli abbracci e i saluti di un giorno che non sapevamo fosse l’ultimo. 
Oggi è una giornata vissuta così, il racconto di una storia italiana di imprenditori ed amministratori, farcita da illuminate e laboriose intuizioni, seguite da ottuse burocrazie, gelosie, ripicche, invidie ed incomprensioni che però oggi non ci riguardano. Siamo stati qui ieri, lo siamo stati oggi e lo saremo anche domani. Portando sempre con noi i ricordi, la nostalgia e la fantasia, per rendere aperto ciò che, per noi, non ha mai chiuso. 

Ps. Ringraziamo Mario Martinotti ed Enzo Gibbin per avere organizzato, non solo la giornata, ma il gruppo che attraverso i vari social mantiene viva la memoria di questo luogo. Un particolare ringraziamento a Luca Ferrari, sindaco di Morano sul Po, e alla proprietà del terreno per le concessioni di accesso all’impianto. Il classico pranzo, con l’aiuto dei brindisi che accompagnano le varie portate, conclude l’incontro e favorisce lo stimolo della memoria e dei ricordi. 


La pista è stata inaugurata il 19 marzo del 1973, il battesimo venne dato da Arturo Merzario con una Ferrari 312 B2 che segnò il tempo di 1.01.1 alla media di 144,950 km/h. Nello stesso giorno una gara di F.3 italiana, Formula Ford, Italia e Challenge Kleber Ford Escort Mexico; i rispettivi vincitori sono Claudio Francisci (Brabham), Massimo Cicozzi (Dulon), Antonio Allemand e Franco Negro. Presente anche Giacomo Agostini con la MV Agusta. Il circuito è lungo 2460 metri, largo 11 metri con 8 curve, di cui 6 a destra. Diverse competizioni del Campionato Italiano di F.3., tre edizioni del Giro d’Italia Automobilistico fanno tappa, 1973, 1974 e 1975, sono tra le significative attività del circuito che vede nel 1974 ben 17 competizioni, 2151 piloti e circa 100mila spettatori. Tra le tante citiamo la Coppa Autodromo di Casale il 22 settembre del 1974, una gara internazionale valida per l’Interserie Super Sport, vinta dallo svizzero Herbert Muller con una Porsche 917-TC che sfiorava i 1000 CV di potenza. 
Tra i tanti piloti che gareggiarono nelle varie categorie: Lella Lombardi, Nelson Piquet, Vittorio Brambilla, Riccardo Patrese, Jan-Claude Andruet, Carlo Facetti, Giorgio Pianta, Sandro Munari, Alberto Colombo, Piercarlo Ghinzani, Gianpiero Moretti ecc. ecc. Il circuito veniva apprezzato dai piloti, numerose le competizioni dei campionati svizzeri che, in deroga all’omologazione, portarono anche le F1. 
Tra le moto, alcuni appassionati ricordano una gara Junior italiano con Felice Agostini e la presenza di Marco Lucchinelli come passeggero in una gara sidecar. I problemi derivati dalle proteste, in particolare per il rumore, sfociarono in una battaglia legale/burocratica tra il Comune di Morano sul Po e Pontestura che ridusse al minimo l’attività dell’impianto. Il 18 agosto del 1977 una ruspa sfondò i cancelli e arò 500 metri di pista rendendola inagibile. Tentativi successivi di riapertura non ebbero successo e l’impianto venne abbandonato.

> Foto di Luciano Passoni. Riproduzione riservata