venerdì 3 febbraio 2017

Al Monte-Carlo Historique bilancio comunque positivo per Mauro Argenti e Roberta Amorosa

Il ventesimo Rallye Monte-Carlo Historique è passato all'archivio con la bella vittoria di Michel Decremer e Yannick Albert su Opel Ascona 2000 che hanno preceduto Gianmaria Aghem e Diego Cumino su Lancia Fulvia Coupè e Gian Mario Fontanella e Stefano Scrivani su Fiat 128 Rally. Il primo posto tra le scuderie è andato alla Milano Autostoriche, di cui fanno parte gli equipaggi italiani sul podio e numerosi altri che sono stati protagonisti della difficile kermesse di regolarità per auto storiche.

Tante storie hanno attraversato e caratterizzato le giornate del Monte, che si è confermata una gara particolare con difficoltà e imprevisti che possono rendere inutile anche la più attenta preparazione. Coma un anno fa, Mauro Argenti ha partecipato alla gara su una Porsche 911 T del 1969 con Roberta Amorosa alle note, preparando con maggiore attenzione l'impegno e cercando di mettere a frutto l'esperienza del 2016, che fu la loro prima gara a media. Una storia che avrebbe avuto un finale davvero brillante se, come vedremo, non ci fosse stato il classico imprevisto.

"Il Monte storico è una gara particolare, una gara dove bisogna andare piano quando potresti andare forte e dove devi andare forte quando dovresti andare piano." - commenta Mauro Argenti - "Ciò significa che una media di 50 ti fa andare con un filo di gas quando la strada è veloce e pulita, ma ti costringe ad andare al massimo quando ci sono curve lente o condizioni di fondo scivoloso, innevato o ghiacciato. Questo fa si che il risultato e la classifica la facciano i tanti chilometri dove devi andare forte perché la media non la riesci a rispettare (ancor di più in caso di neve) e in quei punti la gara si trasforma in una gara di velocità".


Per Mauro Argenti e Roberta Amorosa, in gara con i colori della Scuderia Milano Autostoriche, le prime prove non hanno presentato problemi grazie anche alla giusta scelta di gomme nella Thoard-Sisteron, che Mauro conosceva avendola fatta con il Rallye Monte Carlo moderno, e dove c'è un tratto di circa 7 chilometri che è sempre innevato dato che non viene pulito, trattandosi di una strada forestale. 
"In questo tratto - prosegue Mauro - "abbiamo montato i chiodi, e siamo andati in sicurezza nella parte ghiacciata dove dovevi tirare al massimo, per invece andare tranquilli (in quanto non c'era problema di media) nella parte secca".


Il "fattaccio", come lo chiama Mauro, era in attesa alla prova successiva, la quinta del secondo giorno di gara, 
una prova che era per circa 15 km asciutta e veloce, quindi senza problemi. 
"Poi ti immettevi in una strada forestale (l'Echarrason) dove non riuscivi a stare a media." - racconta ancora Argenti - "Noi avevamo i chiodi, quando sono arrivato nella strada forestale vi era neve pressata e due rotaie dove vedevi l'asfalto nero e solo bagnato. Dopo una decina di curve in una sinistra da terza, la vettura è improvvisamente partita per la tangente e sono finito abbastanza violentemente con il muso sulla neve al lato accumulata dallo spazzaneve. La vettura vi è salita sopra, e si è appoggiata con il fondo, non permettendo alle ruote di fare presa. Gli spettatori sono riusciti a sollevare la vettura di peso nel posteriore e a riportarla in carreggiata, ma i sette minuti persi ci hanno tolto ogni possibilità di classifica ed anche molto entusiasmo".

Dalla prova numero 6 è iniziata una caparbia rimonta coronata dall'ottima prestazione nella prova 13, la più complicata del programma di questo Monte-Carlo Historique.

"E' la prova più difficile nella quale assolutamente non si stava in media malgrado il fondo secco. Ho guidato al massimo, mi sono preso qualche rischio, e ho fatto un ottimo tempo che ci ha permesso, solo in quella prova, di scalare esattamente 40 posizioni di classifica. Ma purtroppo per noi i giochi erano già fatti dopo l'innevamento nella 5".

E' stata comunque una gara tutt'altro che da dimenticare per Mauro Argenti e Roberta Amorosa. Solo un po' di rammarico per la posizione finale. E la soddisfazione per aver ripetuto un'esperienza di grande livello in una gara che si è confermata al top tra quelle organizzate per le auto storiche.