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giovedì 23 marzo 2023

1998: la Ferrari 333SP del Team Momo conquista Daytona e Sebring



di Massimo Campi - Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

All’inizio degli anni novanta, del secolo scorso, il mondo delle gare di durata era in grave crisi. Con scelte scellerate la FIA, sotto pressione della FOCA di Ecclestone, vara una serie di regolamenti tecnici che, di fatto, portano velocemente alla fine del Campionato Mondiale Prototipi per mancanza di partecipanti.

La riscossa arriva dalle gare oltreoceano quando la serie IMSA vara il regolamento per una nuova categoria con barchette che montano motori derivati dalla serie. Giampiero Moretti e Gian Luigi Buitoni, l’importatore Ferrari in USA, convincono Piero Lardi Ferrari, direttore della Ferrari Engineering, a varare un progetto per una barchetta con il V12 della futura F50. La vettura servirà a rilanciare l’immagine sportiva del cavallino rampante negli Stati Uniti, ci penserà la Dallara a studiare il telaio in cui viene anche coinvolto Tony Southgate, uno dei maestri delle vetture sport. Il telaio della barchetta è realizzato in nido d’ape d’alluminio e fibra di carbonio, il cambio Ferrari monta componenti Hewland DGN ed è sequenziale meccanico a cinque rapporti. La nuova vettura viene messa in vendita ad un prezzo di 950.000 $ per i team privati, come era già successo in passato per la 512M ed altri famosi prototipi Ferrari e si chiamerà “333SP”, dalla cilindrata unitaria del suo propulsore di 333,08 cc.

La Ferrari 333SP debutta nel World Sports Car Championship 1994 nella gara di Road Atlanta. Sono quattro gli esemplari in gara divisi tra tre squadre, una delle quali è la vettura MOMO Corse con Moretti ed Eliseo Salazar al volante. La rossa subito si fa notare, inizia a vincere, ma perde il campionato solo a causa dell’inizio ritardato della stagione.

Nella stagioni successive la Ferrari 333SP diventa la vettura di riferimento, viene portata in gara anche a Le Mans, ma la barchetta è progettata per le gare brevi come quelle americane e ci vuole un ulteriore step per vincere nei grandi appuntamenti dell’endurance mondiale anche se la vettura del Team Scandia riesce ad imporsi nella 12 Ore di Sebring 1995 con Fermín Velez – Andy Evans – Eric van de Poele

Il grande sogno di Giampiero Moretti è però quello di vincere alla 24 Ore di Daytona e nel 1998 il sogno finalmente si realizza grazie ad una serie di aggiornamenti nella motorizzazione e nell’aerodinamica. La stagione 1998 sarà quella della Ferrari 333SP e di Giampiero Moretti, uno dei maggiori gentleman driver, giunto all’età di 58 anni.

Moretti corre in America da oltre 30 anni, ha partecipato alla 24 Ore di Daytona sin dai tempi della Ferrari 512M ed erano passati 31 anni da quando la Ferrari aveva vinto la gara nel 1967, con quel famoso arrivo in volata umiliando la rivale Ford in casa sua.

Al volante della vettura MOMO Corse, ci sono Gianpiero Moretti, Arie Luyendyk, Mauro Baldi e Didier Theys che partono con il secondo tempo nelle prove e dopo una serie di colpi di scena si ritrovano in testa alla gara. Il trionfo è tutto da scrivere e da gustare, ed allora Didier Theys, ormai sicuro del risultato, entra ai box lasciando l’ultimo stint a Moretti che taglia il traguardo da trionfatore realizzando il suo sogno da ragazzo. “Con tutti i soldi che ho speso a Daytona, avrei potuto comprare facilmente mille Rolex, ma Volevo vincere questa gara.” È il commento del team manager italiano quando il suo sogno americano, si era finalmente avverato.

Ma la stagione non è finita ed Incoraggiato da quel successo, Moretti è poi andato a farne due di fila quando ha conquistato la 12 Ore di Sebring un paio di settimane dopo, regalando così alla 333 SP due delle sue vittorie più importanti, e due delle vittorie sportive più importanti della Ferrari in 25 anni e non contento è anche salito sul gradino più alto del podio alla 6 Ore di Watkins Glen.

La Ferrari 333SP corre anche alla 1000 Km di Monza ed alla 24 Ore di Le Mans. Nella prima è una delle vetture più competitive, ma un problema meccanico fa svanire le aspettative e la gara viene vinta dalla McLaren F1 GTR del Team Davidoff, mentre la 333SP del Team Auto Sport Racing di Bryner/Calderari/Zadra sale sul secondo gradino del podio.

Nella maratona della Sarthe le vetture da battere sono GT1 con Porsche e Toyota a fare la parte del leone contro le varie barchette WSC che non possono tenere il ritmo delle macchine di punta. A Le Mans sono quattro le Ferrari 333SP iscritte alla gara ma tutte avranno problemi e la migliore al traguardo sarà quella del Doyle-Risi Competizione di Wayne Taylor – Eric van de Poele – Fermín Velez che finisce ottava assoluta ma vince la categoria LMP1. Gianpiero Moretti – Mauro Baldi – Didier Theys sono 14° assoluti mentre le altre due di Michel Ferté – Pascal Fabre – François Migault e Vincenzo Sospiri – Jean-Christophe Boullion – Jérôme Policand non vedono la fine della gara.

Moretti, a fine stagione, dopo avere realizzato il suo sogno, ha deciso di ritirarsi dalla competizioni. La storia della 333SP è continuata fino all’inizio del terzo millennio. In totale la barchetta del cavallino rampante ha vissuto otto anni gloriosi ai vertici delle corse automobilistiche sia in Nord America che in Europa. Complessivamente sono state realizzate 40 esemplari di cui 4 dalla Ferrari e le rimanenti dalla Dallara e da Michelotto. Il 1998 è stato l’anno dei grandi trionfi con Daytona e Sebring, e in 144 gare disputate, la Ferrari 33SSP ha collezionato 56 vittorie, 69 pole e diversi titoli in campionati internazionali tra il 1994 e il 2003.




















martedì 21 marzo 2023

Fenomeno Ayrton


- di Massimo Campi -
- immagini di ©Raul Zacchè/Actualfoto

Il 21 marzo 1960 nasceva uno dei più grandi fenomeni della Formula Uno ed immaginare Ayrton Senna oggi è un puro esercizio di fantasia. Forse il brasiliano sarebbe un tranquillo ex campione, con qualche capello grigio ed un po’ di pancetta, magari sagace commentatore per qualche canale televisivo, ma sicuramente ancora innamorato della velocità e di tutti quei titoli mondiale che avrebbe vinto, forse anche colorati di rosso Ferrari. Perfezionista, maniaco in pista e nel paddock, malinconico ed a volte spiritualista quando gli facevi una intervista, generoso, ma senza farlo vedere, con i deboli. Ayrton Senna è stato sicuramente un grande fenomeno, il migliore della sua epoca, forse anche della storia del motor sport, anche se i paragoni con gli altri grandi campioni sono solo frutto di illazioni e di fantasia. I numeri parlano per lui, parlano di una carriera inimitabile, sempre al top, anzi “il top”, ma oltre i numeri ci sono le emozioni, ed anche di quelle Ayrton è stato il numero uno.

“Non esiste curva dove non si possa sorpassare. Arrivare secondo significa soltanto essere il primo degli sconfitti. Io voglio vincere sempre. L’opinione secondo cui la cosa importante è competere è un assurdità. Vincere senza rischi è come trionfare senza gloria!. Ognuno è veloce, in certi momento. Bisogna essere un campione per essere veloce sempre. Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa. E Immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza. Puoi volare molto in alto.”

In queste frasi la filosofia di vita del brasiliano, una vita sempre al limite, sempre alla ricerca della perfezione, ma anche con un occhio al prossimo.

“I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità. Non potrai mai cambiare il mondo da solo. Però puoi dare il tuo contributo per cambiarne un pezzetto. Quello che faccio davvero io per la povertà non lo dirò mai. La Formula Uno è ben misera cosa di fronte a questa tragedia.”

“Non ho idoli. Ammiro il duro lavoro, la dedizione e la competenza”, una frase, un monito per tanti futuri campioni e per chi ha sempre creduto fermamente in ciò che fa.











domenica 12 marzo 2023

Arturio Merzario, il cowboy del motorsport




- di Massimo Campi – foto Raul Zacchè/Actualfoto e Massimo Campi

Millenovecentosessantadue, è l’anno in cui iniziava a correre un giovane Arturio ….e non ha ancora smesso. Tutti lo chiamano Arturo, ma il suo vero nome è Arturio, per un errore anagrafico al momento della registrazione. Di cognome fa Merzario ed è nato il 11 marzo del 1943 a Civenna, sul lago di Como. 
Il debutto nelle corse, con una Alfa Romeo Giulietta Spider, avvenne a Monza, il 14 ottobre del 1962: giunse ottavo. Dopo una stagione con l’Alfa Romeo Giulietta SZ, acquistò una Fiat Abarth 1000 con l’aiuto del padre Giorgio, e ne affidò la preparazione a Samuele Baggioli di Milano. Nel 1964, con questa vettura, sfiorò il titolo di Campione Italiano per vetture turismo e la sua carriera ebbe inizio. Entra nelle grazie di patron Abarth e nel 1968 vinse il Campionato Italiano della Montagna alla guida della barchetta 1000SP. La svolta della carriera giunse con la vittoria del Circuito del Mugello 1969, con una Abarth 2000 e la vittoria nella categoria Sport del Campionato europeo della montagna. Rivince al Mugello nel 1970 e si aprono le porte della Ferrari come giovane promettente italiano. Corre soprattutto con le sport di Maranello: 512S, 512M, e la 312P con il 12 cilindri boxer. Nel 1972 con la biposto di 3 litri domina la Targa Florio in coppia con Sandro Munari, e la 1000 km di Spa con Brian Redman. Corre anche in F.2 ed in F.1 in qualche Gran Premio con la Ferrari dove debutta a Brands Hatch cogliendo il sesto posto.

Finita la stagione delle ruote coperte con la rossa, si lega all’Alfa Romeo dell’Ing. Chiti ed in F.1 corre con la squadra di Frank Williams che gestisce le Iso/Marlboro. Nel 1975, alla guida dell’Alfa Romeo 33, tornò a imporsi nel Mondiale Marche vincendo le gare di Digione, Monza, Enna e Nurburgring. Vinse per la seconda volta la Targa Florio in coppia con Nino Vaccarella. La carriera di Merzario si snoda tra ruote coperte e formule e diventa anche costruttore nel 1978, ma gli scarsi mezzi economici relegano la sua Merzario A1 alla sola lotta per la qualificazione. Dopo l’esperienza finita con la F.1 riparte dalla F.2 e con i prototipi italiani, dove sarà protagonista per molti anni con la sua squadra.

Dall’anno 2000 si è concentrato sulle gare GT con Ferrari e Porsche, aggiudicandosi alcune vittorie di classe. Innumerevoli le sue corse e le avventure vissute, anche se verrà ricordato da molti per il suo gesto al Nurburgring 1976 quando, con Guy Edwards, Brett Lunger e Harald Ertl estrasse Niki Lauda dalla sua Ferrari in fiamme salvandogli la vita. Nel 2010 viene eletto presidente onorario della Scuderia del Portello e con le vetture del biscione partecipa a innumerevoli manifestazioni per auto d’epoca. Ma il vulcanico Merzario non si ferma e fonda la “Merzario Academy”, scuola di pilotaggio e partecipa a varie trasmissioni motoristiche come opinionista con la sua immancabile verve e gli aneddoti sulla storia delle competizioni.







sabato 25 febbraio 2023

Slim Borgudd, dalla batteria alla Formula 1


- di Massimo Campi - Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

La vita di Slim Borgudd è stata molto intensa, anzi possiamo parlare delle due vite di questo personaggio che è passato da essere una star internazionale nel mondo della musica a campione sulle quattro ruote.
Karl Edward Tommy “Slim” Borgudd, nato il 25 novembre a Borgholm in Svezia, è scomparso all’età di 76 anni il 23 febbraio 2023. La sua prima grande passione è stata la musica e dopo aver iniziato come batterista in alcuni gruppi rock locali fino è entrato negli ABBA. Il successo del gruppo svedese arriva da tutte le parti del globo e Borgudd inizia a dedicarsi all’altra sua grande passione correndo con le monoposto di Formula Ford. Nel 1972, a 26 anni conquista le prime vittorie nella Formula Sport. A 30 anni è in Formula 3 con un suo Team che partecipa al campionato svedese ed a quello Europeo. Un anno più tardi - stagione 1981 - l'esordio in Formula 1 con la ATS al Gran Premio di San Marino con un vistoso logo sulla pance del gruppo degli ABBA.

La squadra tedesca non è tra le più competitive ma Borgudd riesce a conquistare un punto iridato a Silverstone. La stagione successiva è compagno di Michele Alboreto in Tyrrell, ma dopo tre gare si rompe il rapporto con l’ex boscaiolo e si conclude l’avventura di Slim Borgudd in Formula 1 con quindici G.P. disputati ed un sesto posto quale risultato migliore.
Lasciata la Formula 1, sono iniziate nuove avventure, sempre a quattro ruote, in varie specialità e con mezzi ed organizzazioni di tutto rispetto. Slim ha gareggiato alla 24 Ore di Le Mans e con le vetture turismo conquistando il Campionato Svedese, ma i grandi successi sono arrivati con i Truck dove ha conquistato il titolo di campione europeo FIA nel 1986 (Classe B), nel 1987 (Classe C) e nel 1995 (Super-Race-Trucks). Anche dopo il suo definitivo ritiro dall’automobilismo professionistico, Slim Borgudd ha continuato a coltivare la sua passione per il Motorsport partecipando a gare europee di livello dilettantistico o amatoriale.

venerdì 24 febbraio 2023

Il professor Alain Prost


- di Massimo Campi – immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

Alain Marie Pascal Prost è nato il 24 febbraio a Lorette, in Francia. Le cifre del suo palmares parlano chiaro: 51 vittorie, quattro titoli mondiali in 13 stagioni iridate nella massima formula a cui vanno aggiunte le stagioni come commentatore televisivo e quelle di Team Manager, i titoli nelle varie formule promozionali e quelli delle gare sul ghiaccio. Oltre i numeri, la sua è stata una carriera ed una storia straordinaria che solo il nome ed il valore dei suoi diretti avversari può darne la misura: Niki Lauda, Nelson Piquet, Ayrton Senna, Nigel Mansell, Michael Schumacher, tutti nomi di piloti dal piede pesante e ricchi di gloria.

Alain Prost inizia come molti altri giovani dal kart, a soli 14 anni, e nel 1975 vince il Campionato Francese Senior. L’anno dopo corre in monoposto, e nel 1977 è Campione Francese di F. Renault. Il ruolino di marcia è schiacciante: nel 1978 è in Formula 3 e nel 1979 vince due titoli, quello francese e quello Europeo, vincendo anche il Gran Premio di Monaco. La F.1 gli apre le porte, inizia con la McLaren nel 1980, vettura fragile e parecchi incidenti, anche con conseguenze fisiche. Lascerà per la prima volta la squadra di Ron Dennis per approdare alla Renault, dove conquista la sua prima vittoria e subito viene identificato come la giovane promessa francese, ma la casa transalpina non riuscirà mai a coronare un titolo mondiale con le sue vetture anche se Prost è quello che più si avvicinerà al traguardo, ma la Brabham di Nelson Piquet si rivelerà più performante nella seconda parte della stagione 1983 soffiando il titolo al francese che sarà messo sotto pressione dalle politiche interne e dai media francesi. Prost decide di abbandonare la Renault per tornare con Ron Dennis e John Barnard nel 1984, la monoposto va forte ma come compagno di squadra ha Niki Lauda. La Mp 4-2 è un missile, ma l’esperienza di Lauda prevale per mezzo punto sull’irruenza di Prost. Sarà proprio questa la stagione della svolta, il francese apprende molto dal tre volte campione del mondo, la sua visione tattica delle corse ed il modo di rapportarsi all’interno della squadra. Dal 1985 Alain Prost sarà il campione da battere, con la McLaren TAG-Porsche conquista il suo primo titolo mondiale e diventerà il pilota con cui confrontarsi, il “professore”, dentro e fuori dalla pista. Seguiranno le lotte con Ayrton Senna, giovane, velocissimo, ma che soffrirà sempre la personalità del francese, dentro e soprattutto fuori dalla pista. Poi arriveranno gli anni della Ferrari, un quasi titolo mondiale ed infine un divorzio tra mille polemiche. 

Un anno sabbatico, per riconquistare il predominio e soprattutto avere la macchina migliore, la Williams-Renault. Nel 1993 contro la FW15 a sospensioni attive di Alain Prost non ci sarà nulla da fare, il missile progettato da Adrian Newey e Patric Head straccia gli avversari, il francese conquista il suo quarto titolo mondiale e dice addio all’abitacolo delle monoposto, ma non alla F.1. Si chiude la carriera da pilota, si apre quella di opinionista che vivrà il suo momento più drammatico il 1° maggio 1994 ad Imola, nel dramma del suo nemico-amico Ayrton Senna. Prost lancia dai microfoni di TF1 un durissimo atto d’accusa nei confronti dei dirigenti della Formula 1, che a suo dire anteposero interessi commerciali a quelli sportivi. Il momento più toccante arriva a San Paolo pochi giorni dopo: Senna verrà portato a percorrere il suo ultimo Gran Premio da 8 piloti: in prima fila c’è proprio lui, Alain Prost, insieme al suo altro grande amico Gerhard Berger. Alain poserà con il casco di Ayrton per la fondazione che porta il nome dell’asso brasiliano e ne farà parte.

Prost non si ferma, ha ancora tante ambizioni che si concretizzeranno nel 1997, quando Briatore venderà al pilota francese la Ligier, che cambierà nome in Prost Grand Prix. Ma in questo ruolo non riuscirà mai a conquistare le vette più alte ed a fare onore al suo soprannome di professore ed alla fine la squadra chiuderà i battenti in un mare di debiti e polemiche. Nell’ultima fase riprende in mano il volante, per pura passione, nelle gare su ghiaccio. Piede ed esperienza non mancano conquista il Trofeo Andros, nel 2006, 2007, 2012 e 2013, tanto per aggiungere qualche numero al suo palmares.





venerdì 3 febbraio 2023

La scomparsa di Jean-Pierre Jabouille



di Massimo Campi – Immagini ©Raul Zacchè/Actualfoto

"Godspeed Jean-Pierre, Merci pour tout", è il breve messaggio, insieme a quattro foto in gara con i colori Renault, con cui è stato dato l’annuncio della scomparsa di Jean Pierre Jabouille dai media francesi. Anche se ha corso solo per un breve periodo in Formula 1, il pilota francese ha lasciato un segno indelebile nello sport automobilistico portando il team Renault al successo alla fine degli anni '70.

Jean-Pierre Jabouille, è stato il primo pilota a vincere una gara di Formula 1 con la Renault turbo, ed è scomparso all'età di 80 anni. La sua carriera parte dalla classica filiere creata dalla casa francese ed era stato arruolato per sviluppare il nuovo motore V6 Turbo per la stagione 1977, dopo aver vinto il titolo di Formula Due l'anno precedente. Jabuoille ha passato due stagioni con continui esperimenti e conseguenti ritiri, infine la Renault, grazie a lui, è riuscita a centrare l'obiettivo di una vittoria in Formula 1 nel 1979.

Il pilota francese ha partecipato a 49 gare in Formula 1 vincendone due tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. La prima vittoria è arrivata in casa, quando, nel GP di Francia Jabouille ha conquistato la prima pole position in Formula 1 per la Renault, con Arnoux che si è unito a lui in prima fila. Ha continuato vincendo la gara mentre il suo compagno di squadra e Gilles Villeneuve hanno duellato per il secondo posto. La sua seconda e ultima vittoria arrivò un anno dopo, al Gran Premio d'Austria del 1980. 

Quelle vittorie sono state due momenti molto luminosi della sua carriera, visto che è stato costretto al ritiro nella maggior parte delle gare a cui ha preso parte a causa dei problemi di affidabilità della Renault. Nel Gran Premio del Canada del 1980, Jabouille ha un grave incidente, che segna la sua carriera, dove si rompe una gamba. La stagione successiva è un pilota del nuovo team Ligier ma non riesce ad eguagliare le prestazioni precedenti ed a fine stagione si ritira dalla Formula 1.

Al di fuori delle corse in monoposto, Jabouille ha anche fatto molte apparizioni alla 24 Ore di Le Mans tra gli anni '60 e '90, arrivando terzo assoluto in quattro occasioni. 
Per un breve periodo ha ricoperto anche il ruolo di capo del braccio sportivo della Peugeot, durante la stagione di F1 del 1994 che ha visto il team McLaren utilizzare i motori forniti dalla Casa automobilistica francese.