giovedì 20 novembre 2025

Riviera Formula 1: dopo 45 anni debutta in pista il sogno dí Alberto Colombo

 

Testo e Immagini di ©Massimo Campi

Correre in Formula 1 con una propria monoposto costruita in Brianza, era il sogno di Alberto Colombo, ma tante cose non avevano funzionato, ora è diventato una realtà. La Riviera Formula 1 era considerata una monoposto fantasma, un progetto nato sulla carta, qualche pezzo realizzato - per l’esattezza la scocca - poi tutto è sparito, inghiottito dal tempo e da una serie di eventi che hanno impedito la realizzazione del sogno di Alberto Colombo. 


Il “capellone di Varedo” ci aveva creduto, ma quel sogno aveva imboccato la strada sbagliata ed era rimasto tale fino ai giorni nostri. Sono trascorsi 45 anni e finalmente quel sogno è diventato realtà. 

La Riviera, l’auto considerata solo un fantasma, ora gira in pista anche se Alberto può solo ammirare la sua monoposto dall’alto dei cieli. Di quella avventura nata in Brianza sono stati ritrovati pezzi e progetti ed è stata portata a termine da un gruppo di amici nella memoria dell’ex patron. 

Sulla Riviera di Formula ci doveva correre Alberto Colombo nel 1980, ma il progetto è naufragato ancor prima di iniziare. Il nome “Riviera F1-70” già identifica la monoposto, ma non si riferisce alla riva del mare o di un fiume, bensì alla società che gestiva lo sponsor del progetto. 

Marco Fumagalli, pilota gentleman vincitore tra l’altro di una Le Mans Classic, e Massimo Pollini, uno dei più rinomati tecnici mondiali nel restauro di monoposto, hanno ritrovato quel che era rimasto di quella avventura. Ci hanno voluto credere e quella monoposto fantasma ora esiste, come spiega Marco.


“L’ingegnere Giorgio Valentini era l’autore del progetto che era stato finanziato dallo sponsor Le Coq Sportif tramite l’importatore italiano Riviera Spa, una società formata da quattro personaggi che volevano anche portare il pilota e team manager in Formula 1. Alberto Colombo, ex Campione Italiano di Formula 3, era uno dei piloti privati più competitivi nel panorama della Formula 2 ed aveva già tentato la strada della categoria superiore con la ATS e la Merzario, senza però riuscire a prendere il via nella gare visto la scarsità di mezzi.” 

Il pilota di Varedo, dopo questi tentativi fallimentari, era ritornato a correre in Formula con una March/BMW gestita dalla San Remo Racing, la squadra da lui fondata e diretta, ma la voglia di correre in Formula 1 non era passata.

Alberto Colombo aveva acquistato del materiale da Willi Kauhsen che a sua volta aveva tentato l’avventura con la sua squadra nel 1979. In quella fornitura era compreso anche il motore, le foto della Riviera apparse sui giornali dell’epoca riguardavano una specie di manichino realizzato con quei pezzi. Contemporaneamente era partito il progetto per la realizzazione della Riviera F1, affidato a Valentini un docente di ingegneria al Politecnico di Milano che aveva già progettato diverse monoposto. L’ingegnere disegnò una monoscocca in pannelli di lega leggera e fece realizzare il telaio alla Thompson, la società inglese che aveva già lavorato per la Ferrari e per molti piccoli costruttori britannici. La Riviera viene subito pensata come una macchina ad effetto suolo, con pance laterali che contengono i canali venturi, mentre la meccanica si basa sul motore V8 DFV Cosworth unita alla trasmissione della Hewland.


Fatto il telaio tutto si ferma in una storia che finisce nel mistero.

Colombo in alcune interviste ha parlato di problema con il telaio che pesava 20 Kg di troppo come causa della rottura con lo sponsor che giudicava la monoposto non adatta a competere nella categoria. Inoltre Bernie Ecclestone richiese una garanzia pari ad un miliardo di Lire e lo sponsor rinunciò a quell’avventura bloccando il tutto.” 

A distanza di molti anni la storia prende però un’altra piega, con alcuni elementi raccontati da un amico di Alberto Colombo ed ex socio di quella avventura.

Ufficialmente il tutto si ferma quando arriva anche la richiesta di Ecclestone e servirebbero altri soldi per una monoscocca più leggera. I racconti dell’epoca parlano di ben 600 milioni di Lire stanziati per la realizzazione del progetto, una cifra esorbitante e mai verificata per il materiale prodottoProbabilmente ci sono delle altre strade per tentare di capire questa misteriosa avventura: in quei giorni si era aperta l’opportunità di diventare sponsor della nazionale di calcio italiana che avrebbe dato una grande visibilità al marchio francese. Quello stanziamento sarebbe probabilmente servito a finanziare commercialmente l’operazione che si è conclusa con la fornitura e la sponsorizzazione della squadra che vinse il mondiale 1982 con Bearzot. Il tutto passò tramite la Riviera Spa, l’importatore italiano, che aveva bisogno di ingenti capitali per il calcio e dovette rinunciare alla Formula 1.”


Marco è il proprietario della monoposto. Il sogno è quello di correre nelle gare storiche.

“Recuperati i disegni, tramite l’amico del pilota di Varedo, abbiamo scoperto che la scocca era abbandonata nello scantinato di una ditta in alta Brianza da un altro amico di Colombo. Con Massimo ci siamo entusiasmati all’idea di dare vita alla “monoposto fantasma”, così è subito partita questa avventura gestita dalla nostra struttura di restauro. Massimo Pollini si è occupato di tutta la parte tecnica coadiuvato anche da ex meccanici del Team San Remo Racing dell’epoca. Abbiamo iniziato nel mese di gennaio del 2024 verificando tutti i disegni e trasferendo il tutto in formato CAD digitale per la realizzazione dei pezzi mancanti sulle moderne macchine utensili a controllo numerico. Il vero problema è che, per la FIA, questa macchina non è mai esistita, non è mai stata omologata e di conseguenza non ha mai corso. Nelle gare storiche corre già un’altra vettura simile alla nostra: la Ferrari 312B3 Spazzaneve che non aveva mai partecipato a nessuna gara all’epoca. Ora vedremo come fare per la burocrazia necessaria e vedere finalmente in pista la Riviera F1 nel ricordo di Alberto.”

La Formula 1 che non corse mai adesso è pronta, ha girato in pista, Marco Fumagalli e Massimo Pollini hanno realizzato il sogno di Alberto Colombo e sono pronti a dare un nuovo finale a questa bella e misteriosa storia della Brianza motoristica. 

 Foto ©Massimo Campi 









 Foto ©Massimo Campi 



















 Foto ©Massimo Campi