domenica 22 novembre 2020

1985, per Michele Alboreto e la Ferrari è la stagione della delusione



di MASSIMO CAMPI
IMMAGINI © RAUL ZACCHE'/ACTUALFOTO

Nel 1985 tutto sembrava volgere a favore dell’accoppiata Ferrari – Michele Alboreto, una nuova vettura e un italiano veloce e motivato, invece la stagione si risolse in una grande delusione per i nostri colori, con Prost che conquistava il suo primo titolo mondiale.

Nella stagione precedente, Niki Lauda aveva conquistato con solo mezzo punto di vantaggio su Alain Prost il suo terzo ed ultimo titolo mondiale con la McLaren progettata da John Barnard. Il sei cilindri turbo progettato dalla Porsche e finanziato dalla TAG era il motore migliore della F.1 ed i due alfieri della McLaren avevano saputo sfruttare al meglio le potenzialità dei tedeschi unite alla grande organizzazione di Ron Dennis. Il panorama della Formula Uno era molto interessante, con piloti e costruttori che si davano battaglia per il primato. Lauda e Prost erano la coppia fissa della McLaren, in Lotus, motorizzata Renault, il giovane Ayrton Senna era arrivato a fare coppia con Elio De Angelis, Nelson Piquet è in Brabham spinta da 4 cilindri BMW di Paul Roche e la Honda ha motorizzato la Williams di Rosberg e Mansell. In Ferrari il caposquadra è Michele Alboreto, il secondo pilota è Renè Arnoux, ma ben presto verrà sostituito da Stefan Johansson.

Postlethwaite al posto di Forghieri

In Ferrari c’è una rivoluzione nella progettazione, Harwey Postlethwaite ha preso il posto di Mauro Forghieri dopo due anni di affiancamento. Il tecnico italiano ha lasciato la squadra corse per la Ferrari Engineering, dove si occuperà di progetti e nuove tecnologie, prima di abbandonare definitivamente la fabbrica di Maranello. La monoposto progettata dal tecnico inglese è la 156-85, con un aerodinamica e motore completamente rivisti rispetto alle precedenti vetture turbo. Per la prima volta vengono introdotte le pance tipo coca-cola, introdotte da John Barnard alla McLaren, per migliorare l’aerodinamica nella parte posteriore che venivano completate da un grande diffusore che a sua volta inglobava gli scarichi con la funzione di estrattore tipo Venturi. Sempre per migliorare le prestazioni aerodinamiche, dopo l’introduzione del fondo piatto voluta dalla Fia nel 1983, anche il motore turbo subisce una rivoluzione con il capovolgimento degli scarichi e dell’aspirazione. Il vecchio schema, prevedeva gli scarichi in alto con le turbine e l’aspirazione in basso, con il V6 in versione 1985, la Ferrari si uniformò allo schema adottato dalla maggior parte dei costruttori con gli scarichi in basso, muniti delle turbine tedesche della KKK, mentre i collettori di aspirazione ed i cassoncini di compensazione venivano spostati sopra la “V” del motore. Il nuovo V6 era in grado di erogare quasi 780 cv in versione gara e poco meno di 900 in configurazione qualifica. Per la progettazione e realizzazione della parte telaistica venne utilizzata per la prima volta su una Ferrari F1 la tecnologia Cad-Cam in collaborazione con l’Aermacchi che permise di realizzare un’aerodinamica molto curata rispetto alle monoposto precedenti.



La stagione 1985

La stagione 1985 prevedeva 16 gare, partendo dal Brasile per finire in Australia, con la solita parte centrale in Europa. La coppia Alboreto-Arnoux si presenta subito bene in Brasile. L’italiano conquista la pole position, poi in gara arriva secondo dietro la McLaren di Alain Prost, seguito, al quarto posto da Arnoux dietro alla Lotus di Elio De Angelis. Il secondo appuntamento è in Portogallo, all’Estoril, dove Ayrton Senna conquista la sua prima vittoria con la Lotus. Stefan Johansson prende il posto di Arnoux, licenziato in tronco dalla Ferrari, mentre Alboreto conquista il secondo gradino del podio. Il terzo appuntamento stagionale è sul circuito del Santerno con il GP di San Marino. La gara inizia subito nella sfida tra Senna, De Angelis, Alboreto e Prost, ma il milanese al 27° giro deve lasciare la compagnia con la sua rossa, n° 27 in panne meccanica.

Vince Elio De Angelis il suo secondo ed ultimo Gran Premio. La gara verrà ricordata per il suo finale al cardiopalma in cui molte vetture rimasero senza benzina (il limite era stato abbassato a 220 litri). Per i consumi elevati Senna si ferma a 4 giri dalla fine, Johansson su Ferrari a 3 giri, Prost vince ma viene squalificato per essere sottopeso di 2 kg e la vittoria finisce nelle mani di De Angelis. Il romano della Lotus conquista provvisoriamente la testa del mondiale con quattro punti di vantaggio sulla rossa del milanese. A Montecarlo è Senna a conquistare la pole, ma il podio vede Alain Prost, seguito da Alboreto e De Angelis che mantiene ancora la testa del mondiale, ma in Canada arriva finalmente la giornata della Ferrari e di Michele Alboreto che vince seguito dal compagno di squadra Johansson e dalla McLaren di Prost. Il milanese è finalmente in vetta al mondiale, guida la sua Ferrari pensando alla classifica finale, alla conquista del titolo mondiale. Le potenzialità ci sono, basta solo concretizzarle in una stagione dove le nuove regole sui consumi stanno condizionando pesantemente l’esito delle gare. A Detroit arriva la vittoria per la Williams-Renault di Keke Rosberg. Stefan Johansson è secondo, Alboreto deve fare i conti con i freni della sua monoposto, nonostante gli attacchi di Stefan Bellof riesce a salire sul terzo gradino del podio. Nel GP di Francia, al Paul Richard, il turbo della Ferrari di Alboreto esplode al 27° giro, costringendo alla resa il milanese. Vince Nelson Piquet con la Brabham BMW, seguito da Keke Rosberg ed Alain Prost. A Silverstone, vince Prost doppiando tutti gli avversari, ottimo secondo è Alboreto mentre terzo giunge il vecchio leone francese Laffite su Ligier-Renault. Alboreto resta primo in classifica con soli 2 punti di vantaggio sul Professore ed i Germania, sul nuovo tracciato del Nurburgring Alboreto allunga in classifica su Prost conquistando la seconda vittoria stagionale.

In Austria sullo storico Österreichring Alboreto giunge terzo dietro Prost e Senna. Il francese recupera in classifica raggiungendo Alboreto a quota 50 punti. Terzo è De Angelis su Lotus a 28. Nel mondiale costruttori la Ferrari è prima con 15 lunghezze sulla McLaren. Undicesimo GP in Olanda, Zandvoort: Niki Lauda conquista la sua ultima vittoria in carriera, secondo arriva Prost, terzo Senna e quarto il nostro Alboreto. Dopo ben cinque GP Michele perde la testa del campionato per soli 3 punti a favore di Prost e dopo questa gara inizia il crollo della Ferrari e la fine del sogno di un pilota italiano ed una Ferrari mondiali. A Maranello decidono di cambiare le turbine: le KKK sono tedesche, come quelle montate sul Tag-Porsche della McLaren. Si passa di punto in bianco alle americane Garrett, sarà l’errore fatale che porterà alla disfatta. Nei rimanenti gran premi, Michele Alboreto colleziona solo un 13° posto ed una serie di ritiri.


Le turbine, i guai della Ferrari

“Dopo la vittoria in Germania, proprio in casa della Porsche che voleva festeggiare con una vittoria di Prost, cominciarono i guai per la Ferrari. Rivelò Alboreto in una intervista parecchi anni dopo: “le turbine KKK inspiegabilmente avevano cominciato a rompersi, ma erano teoricamente le stesse montate sulla McLaren-Porsche. Si fecero esaminare i pezzi ma non si riscontrarono difetti e allora nacque il sospetto che fossero a standard qualitativi inferiori rispetto a quelli forniti alla scuderia di Ron Dennis”. Questo mandò su tutte le furie Enzo Ferrari che ordinò: “Mettete quei pezzi in una cesta e buttateli via! Adesso telefono io in America e voglio dei pezzi nuovi qui domattina!”.

Il V6 della 156/85 era stato sviluppato per le turbine tedesche ed a metà stagione, con il ritmo incalzante delle gare, era impossibile riprogettare e modificare il motore per le Garrett. Michele Alboreto fini il campionato al secondo posto assoluto con 53 punti a 20 lunghezze di distanza dal vincitore Alain Prost. Per le prossime stagioni non ci sarà più una occasione simile e rimarrà il rimpianto di non aver potuto realizzare il sogno di un pilota italiano su una Ferrari campioni del mondo.

IMMAGINI © RAUL ZACCHE'/ACTUALFOTO











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