sabato 25 luglio 2020

60 anni di Opel Rekord P2


La Opel Rekord è un’evidente espressione del miracolo economico iniziato alla vigilia degli Anni Sessanta, un’epoca in cui il pubblico cominciò a richiedere automobili più belle, spaziose e moderne.
In particolare, la Opel Rekord P2, presentata al Salone di Francoforte del 1960 assecondava in pieno questa tendenza. Pur essendo una chiara evoluzione della Opel Olympia Rekord P1 (di cui peraltro conservava gran parte della meccanica a cominciare dai motori di 1.500 e di 1.700 cc, rispettivamente da 50 CV e da 55 CV), aveva infatti un’estetica completamente nuova che staccava definitivamente il design Opel da quello americano: niente più curve eccessive e pinne posteriori, ma soprattutto un uso moderato delle cromature.


Inizialmente disponibile solo nelle versioni berlina a 2 porte e Caravan (station wagon), presto affiancate da una berlina 4 porte e l’anno seguente una personalissima coupè, caratterizzata da un tetto molto corto e basso, si rivelò un indiscutibile successo commerciale, come dimostrano la produzione di 1.400-1.500 esemplari al giorno e le 754.385 unità vendute in soli tre anni.

Il successo commerciale conferma i consensi della stampa

“La nuova Opel Rekord P2 ha una veste esteriore completamente nuova che dietro ricorda le linee della Kapitan, pur mantenendo invariati il motore e le sospensioni” scriveva la tedesca Motor-Revue, nell'Autunno del 1960. “La nuova carrozzeria corrisponde alla moda di oggi che offre all'automobilista ben più di un puro piacere estetico”. Rispetto al modello precedente, la Opel Rekord P2 aveva le linee generali più tese e maggiori superfici vetrate, ma anche il corpo vettura leggermente più lungo a fronte di un interasse invariato. Dal frontale spariva la calandra ovale a forma di bocca per fare posto a una calandra a tutta larghezza con nove listelli orizzontali che sconfinava leggermente anche nei parafanghi anteriori integrando al suo interno anche gli indicatori di direzione. Era ancora presente il famoso parabrezza panoramico, così come pure il lunotto, anche se il loro disegno avvolgente si fece in questo caso meno estremo e soprattutto sparivano i montanti anteriori e posteriori a inclinazione rovesciata.

“La visibilità risulta migliorata in tutte le direzioni grazie ai grandi finestrini, nonostante la rinuncia al lunotto panoramico tipico delle versioni precedenti” scriveva ancora Motor-Revue. “In questo modo si è facilitato l'accesso, specialmente nella versione a 4 porte, anche se le porte anteriori devono essere forzatamente un po' più piccole. Il cruscotto, insieme ad altri particolari dell'interno, ha ricevuto una veste completamente nuova. Il tachimetro, pur restando dello stesso tipo, è stato fornito di un indicatore di velocità a diversi colori”. In pratica, si trattava di un esclusivo tachimetro a nastro che cambiava colore in base alla velocità della vettura: verde fino a 50 km/h, arancione fino a 100 km/h, rosso oltre 100 km/h, consentendo, come sottolineava la pubblicità Opel dell’epoca “un più agevole controllo della velocità, specialmente nei tragitti urbani”.

La Opel P2 Coupè precorre i tempi

Un discorso a parte merita l’inedita coupè (versione assente nella precedente gamma P1), presentata nell'agosto 1961, che si differenziava dalla berlina a 2 porte per l'altezza del corpo vettura ridotta di 8 cm e per il lunotto molto più inclinato in avanti che riduceva inevitabilmente l'abitabilità nella parte posteriore dell'abitacolo. Un’altra particolarità era rappresentata dalla motorizzazione in quando la vettura era disponibile esclusivamente con una speciale versione potenziata a CV del 4 cilindri di 1,7 litri che l’anno seguente andò a equipaggiare anche la versione Lusso della berlina 4 porte. Pur essendo destinata a un mercato di nicchia, la Opel Rekord P2 Coupè riscosse un buon successo commerciale (12.000 esemplari prodotti nei primi sei mesi), ma soprattutto anticipò il mercato delle coupè 2+2 posti da famiglia che qualche anno dopo trovò espressione nella Opel Manta.

La produzione della Opel Rekord P2 cessò nel Febbraio 1963.

Credits: Media Opel