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giovedì 15 dicembre 2022

I 110 anni dalla Opel 5/12 HP


Compie 110 anni, la Opel 5/12 HP, uno dei primi esempi di automobile per tutti che la Casa tedesca commercializzò proprio nel 1912. Lunga meno di 3 metri e mezzo, era equipaggiata con un 4 cilindri in linea di 1.261 cc (alesaggio/corsa 65x95 mm) da 12 CV a 1.800 giri/minuto che le consentiva di superare i 50 km/h. Il motore era un monoblocco impiegato da Opel su un modello della gamma piccola alla quale aveva generalmente dedicato propulsori monocilindrici, bicilindrici o comunque biblocco.

Una "brochure" Opel dell’epoca presentava la 5/12 HP, il modello più piccolo della gamma, un'utilitaria insomma, la “macchina del popolo che fa tutto il ragionevole che le si chiede: abbastanza veloce, sicura nella guida, molto comoda; ha prezzi d'acquisto e di manutenzione convenienti, consumi contenuti, pochissima usura dei pneumatici, riparazioni e spese di gestione modeste; non ultima la possibilità di guidare senza bisogno di un autista". Non si poteva descrivere con maggior sintesi e precisione come deve essere una auto destinata ad una grande diffusione. Al successo commerciale della Opel 5/12 HP contribuì ovviamente anche un prezzo molto concorrenziale, compreso tra i 4.000 ed i 5.200 Marchi ovvero un quarto circa di una più grande Opel 28/70 HP che costava qualcosa come 15-17mila Marchi.

Una curiosità. Nella stagione estiva era necessario bagnare le ruote in legno anche prima di affrontare un breve percorso, altrimenti queste avrebbero emesso prima un cigolio sinistro e sarebbero poi andate in mille pezzi a causa della naturale propensione del materiale impiegato a ritirarsi in presenza di un clima secco e poi riprendere le sue dimensioni naturali con l’umidità.

venerdì 2 dicembre 2022

Opel Kadett A vince il premio “Golden Classic 2022”


Opel Kadett e Opel Astra: due nomi che da decenni significano innovazioni di vertice a disposizione di una vasta platea di clienti. Due modelli che hanno definito il segmento delle compatte nel corso delle generazioni e che hanno scritto storie di grande successo. Di recente la nuova generazione di Opel Astra ha vinto il “Volante d’oro 2022”1, e adesso i lettori di Auto Bild Klassik hanno votato la Opel Kadett A “Auto Classica dell’Anno”. Proprio 60 anni fa la Opel Kadett A usciva per la prima volta dalla linea di produzione. Con la vittoria nella categoria “Piccole e compatte” la festeggiata ha ricevuto il premio più importante in Europa riservato alle auto classiche.

“Opel Kadett e Opel Astra sono le compatte di Opel che hanno garantito la mobilità a milioni di automobilisti. Il moderno segmento delle compatte ebbe inizio nel 1962 con la Opel Kadett A, un’auto perfetta per gli anni del miracolo economico tedesco, e che i lettori di Auto Bild Klassik ricordano ancora con grande piacere. Siamo molto contenti dell’eccellente risultato della votazione e del premio di “Golden Classic” assegnato a Opel Kadett A”, ha dichiarato Leif Rohwedder, direttore di Opel Classic nel corso della cerimonia di premiazione svoltasi a Wolfsburg.

La Opel Kadett A è un’automobile che entusiasma, allora come oggi. Dal 1962 al 1965 Opel ne costruì quasi 650.000 esemplari. Un grande bagagliaio, quattro comodi posti, un motore nuovo e brillante e bassi costi di manutenzione: questi gli ingredienti di una ricetta vincente che convinse i consumatori. Questa vettura due porte aveva un’estetica moderna e pratica: la linea di cintura era bassa, i finestrini panoramici assicuravano un’eccellente visibilità. Il tappo del serbatoio del carburante si trovava all’esterno e tutto lo spazio del baule restava così riservato esclusivamente ai bagagli. “Opel Kadett: in breve OK”, scrivevano all’epoca i pubblicitari, che non riuscivano a evitare di punzecchiare il principale concorrente. “Basta con la puzza di benzina nel bagagliaio”, scrivevano facendo l’occhiolino. Il moderno motore anteriore raffreddato ad acqua costituiva per la Opel Kadett un altro fondamentale vantaggio progettuale rispetto al Maggiolino: il quattro cilindri da 993 cc generava 40 CV e dal 1963 fu montato anche sulla nuova Opel Kadett Caravan. Con la Opel Kadett A il costruttore entrò 60 anni fa in una nuova epoca, come avviene anche oggi con la sesta generazione di Opel Astra.

Opel Astra, appena insignita del premio “Volante d’Oro 2022”1 è più dinamica che mai, con un design “pure and bold” caratterizzato dall’Opel Vizor, il nuovo volto del marchio. Ma Opel Astra e Opel Astra Sports Tourer restano veri e propri eroi della guida quotidiana. Tecnologie di vertice come il Pure Panel, il posto guida completamente digitale e intuitivo o i fari anteriori attivi Intelli-Lux LED® Pixel che non accecano gli altri guidatori rendono la guida più piacevole e più sicura, proprio come i sedili attivi ergonomici per guidatore e passeggero anteriore, certificati dagli esperti di postura di AGR. Infine, chi decide di acquistare Opel Astra ha a disposizione un’ampia gamma di alimentazioni alternative: Opel Astra 5 porte e Sports Tourer montano infatti efficienti motori termici e sono offerte per la prima volta anche in versione elettrica plug-in hybrid a zero emissioni locali. E la versione elettrica a batteria arriverà già nel prossimo anno.

Con il premio di “Golden Classic” assegnato alla Opel Kadett si conclude la serie di riconoscimenti nell’anno dei festeggiamenti della compatta Opel, che il costruttore ha accompagnato con numerose attività. 
Auto Bild Klassik, rivista specializzata in oldtimer e youngtimer, ha assegnato per la tredicesima volta il premio dei lettori, i quali hanno scelto le classiche dell’anno tra 50 vetture in cinque categorie. Erano candidati i modelli che, in base al lancio di mercato, festeggiavano un anniversario nel 2022.



martedì 26 luglio 2022

Opel Classic parteciperà al più grande rally di auto d’epoca della Germania


Opel Classic parteciperà all’Olympia Rally '72 Revival, che si svolgerà in Germania dall’8 al 13 agosto. Centonovantasette team di nove nazioni affronteranno le sei tappe tra Kiel a nord e Monaco di Baviera a sud, per un totale di 2.252 chilometri. Ai nastri di partenza la leggenda del rally, il due volte campione del mondo Walter Röhrl, la cui carriera decollò esattamente 50 anni fa sull’originale Olympia Rally.

“Siamo felici di poter presentare delle vere rarità a questo fantastico revival con alcune Opel classiche come la Opel Kadett Rallye del 1971 e la Opel Commodore GS/E Coupé. E ovviamente anche la Opel Olympia avrà il ruolo che le spetta, in linea con il nome di questo rally. Proprio come la nuova Opel Astra plug-in hybrid, che fungerà da apripista e sarà utilizzata come crew car, e attirerà l’attenzione del pubblico con il suo design audace e netto e le tecnologie d’avanguardia”, ha dichiarato Harald Hamprecht, Vice President Communications.

“L’Olympia Rally 1972 è stato unico e il Revival farà vibrare gli appassionati”, ha dichiarato Leif Rohwedder, Opel Classics Manager. “Le nostre leggendarie Opel riporteranno alla memoria tanti ricordi nella mente dei partecipanti e degli spettatori.”

Walter Röhrl descrive l’Olympia Rally del 1972 come “il rally del secolo. Dopo di esso, nulla è stato più come prima”. Subito dopo arrivò il suo primo contratto con Opel. “Guidato dal tuner Opel Günter Irmscher, mi preparai per il mio primo Rally di Monte Carlo e una emozionante stagione 1973 con il nuovo copilota Jochen Berger.” Il pilota bavarese avrebbe vinto il Campionato Europeo Rally del 1974 a bordo di una Opel Ascona A ufficiale e il titolo mondiale piloti (per la seconda volta) nel 1982 con la Opel Ascona 400.

Giovedì 11 agosto, Röhrl inizierà il rally con la Opel Commodore GS/E di Opel Classic. Fu esattamente con un’auto come questa che Röhrl e Berger debuttarono sotto l’insegna di Irmscher/Opel al Rally di Monte Carlo del 1973. Röhrl affronterà poi la seconda tappa in partenza da Pferdsfeld su una Opel Ascona 400 – una vettura con cui ha festeggiato numerosi successi, soprattutto la vittoria del Rally di Monte Carlo del 1982. La destinazione della giornata è il “Museo della Tecnica” di Spira, dove si trova la più grande esposizione spaziale d’Europa.

Accanto alle vetture di Opel Classic guidate da Walter Röhrl, in occasione dell’Olympia Rally ’72 Revival, una speciale Opel Kadett B sarà affidata al presidente onorario di ADAC Hermann Tomczyk e al veterano del motorsport Günther Holzer. Condivideranno la Opel Rallye Kadett guidata dagli svedesi Anders Kulläng e Bruno Berglund negli anni Settanta.

Ma un “Olympia Rally” sarebbe incompleto senza una Opel con questo nome, e quella che prenderà parte alla manifestazione di quest’anno è una Opel Olympia 1100 SR del 1967. Questo particolare modello monta un motore 1100 SR da 44 kW/60 CV. La più potente Opel Olympia 1900 poteva raggiungere una velocità massima di 170 km/h – allora territorio riservato alle auto sportive.

Per consentire agli organizzatori del revival dell’Olympia Rally di viaggiare nello stesso stile ‘bold and pure’ dei modelli classici di Rüsselsheim, Opel ha messo a disposizione una nuova Opel Astra plug-in hybrid. L’Opel Astra elettrificata sposa il concept del rally attento alle emissioni e produce una potenza di sistema di 133 kW/180 CV e una coppia massima di 360 Newton metri (consumo di carburante nel ciclo misto WLTP1: 1,1 l/100 km, emissioni di CO2 26-24 g/km). In modalità puramente elettrica, questa compatta cinque posti può percorrere fino a 60 km a zero emissioni locali.

mercoledì 6 luglio 2022

I record di velocità della Opel Diesel GT



Affidabili, robuste, economiche (specialmente in Italia dove il gasolio costava molto meno della benzina), cinquanta anni fa le automobili Diesel erano anche pesanti e rumorose, ma soprattutto drammaticamente lente. Solo due Case automobilistiche ne proponevano qualche modello. Poi arrivò la Opel Rekord Diesel che non richiedeva complesse e prolungate procedure di avviamento e di spegnimento per le quali bisognava ricorrere a pomelli e levette. Sulla Opel Rekord tutto era semplificato al massimo: bastava girare la chiave dell'avviamento, come su una qualsiasi automobile a benzina, per mettere in moto o per spegnere il suo 4 cilindri di 2.068 cc. Un passo avanti in termini di praticità tutt'altro che trascurabile.


Il suo motore poi aveva una potenza di 60 CV (44 kW) che all'inizio degli Anni '70 era di tutto rilievo per un propulsore a gasolio. Il suo sviluppo, iniziato nel 1968, aveva portato alla realizzazione di un propulsore estremamente moderno per quell'epoca con dimensioni interne superquadre (alesaggio/corsa = 88 x 85 mm), un asse a camme in testa mosso da catena e monoblocco in ghisa derivato direttamente dal motore della Opel Rekord a benzina. Risultato: un propulsore decisamente più brillante e prestazioni decisamente superiori.


Per trasmettere ancora meglio queste novità all'opinione pubblica, all'inizio degli Anni '70 la Casa tedesca allestì una specialissima versione monoposto della coupè GT dotata di una carrozzeria più bassa, leggera ed aerodinamica equipaggiata con motore diesel. La vettura era dotata di una carrozzeria monoposto derivata direttamente da quella della Opel GT e soprattutto con un 2.100 turbodiesel da 95 CV (70 kW) che non era niente altro che il prototipo del motore poi impiegato sulla Opel Rekord Diesel ed ai primi di luglio del 1972 la portò sul suo circuito privato di Dudenhofen, nei pressi di Francoforte, per conquistare una serie di record di velocità.


Dopo aver girato senza interruzione per tre giorni e due notti la Opel Diesel GT

conquistò 2 record mondiali e 18 internazionali di velocità e durata girando senza interruzione sulla pista privata della Opel a Dudenhofen.


I piloti Giorgio Pianta, Paul Frere, Sylvia Ísterberg, Henri Greder, Marie Claude Beaumont e Jochen Springer stabilirono ogni possibile record: da quello sul chilometro lanciato fino a quelli dei 10.000 chilometri e delle 52 ore (a 190,880 km/h).


Quando arrivò il momento del lancio sul mercato della Opel Rekord Diesel, il costruttore tedesco poté vantare il fatto di avere costruito un Diesel non solo robusto, ma anche in grado di fornire prestazioni notevoli. Questo fatto servì a dare alla nuova berlina un'immagine decisamente moderna e brillante. La "Opel Rekord Diesel è anche veloce perché nasce da 20 record": così la presentava in Italia la pubblicità che peraltro non mancava di rimarcare il ridotto costo chilometrico (65 Lire).


Due anni dopo la Opel Rekord Diesel fece un altro passo verso la convenienza. Al Salone di Torino dell'ottobre 1974 ne fu presentata una nuova versione equipaggiata con un motore di 1.998 cc da 58 CV (43 kW) realizzata appositamente per il mercato italiano. La velocità massima era lievemente inferiore (130 km/h), ma la cilindrata consentiva ai suoi acquirenti di beneficiare dell'aliquota IVA e del bollo di circolazione ridotti, previsti per le autovetture di meno di 2 litri. In questo modo, che come anticipava la pubblicità dell'epoca "un giorno, questa bella, comoda e veloce Opel Rekord Diesel non ti sarà costata nemmeno una Lira", la Opel Rekord 2000 Diesel "si pagava da sola mentre correva".


La 40.453 Opel Rekord Diesel prodotte in cinque anni sono la dimostrazione di come era cambiata l'opinione degli automobilisti sulle automobili a gasolio. E un po' di merito va anche alla Opel Diesel GT.

giovedì 14 aprile 2022

OPEL NELLA FORMULA 3 ITALIANA: 11 TITOLI IN 16 ANNI



Trent'anni fa, nel 1992, un motore Opel 16 valvole portò per la prima volta un pilota italiano al successo nel Campionato Italiano di Formula 3. Il pilota era il bolognese Massimiliano Angelelli che in seguito si sarebbe costruito una solida carriera nelle competizioni americane. Era però solo l'inizio di una lunga storia. Due anni dopo, nel 1994, a fregiarsi del titolo tricolore fu il romano Giancarlo Fisichella (che ricordiamo protagonista anche in Formula 1) al volante di un'altra monoposto Dallara sempre motorizzata Opel e portata in pista dalla RC Motorsport. Negli anni seguenti i motori Opel 16V conquistarono il titolo tricolore altre 9 nove volte (5 delle quali consecutive) con i piloti Andrea Boldrini (1996), Oliver Martini (1997), Donny Crevels (1998), Peter Sundberg (1999), Davide Uboldi (2000), Milos Pavlovic (2002), Francesco Ippoliti (2003), Mauro Missironi (2006), Paolo Maria Nocera (1997).


I successi a ripetizione nella Formula 3 italiana erano però solo l'espressione di una supremazia a livello europeo che i quegli anni portò i motori Opel 16V a dominare la scena internazionale della specialità. Il 1992 in particolare fu un anno particolarmente ricco di successi per le monoposto azionate dal motore tedesco che si imposero in tutti i principali appuntamenti della stagione di F3. 

Ok Al successo di Angelelli nel campionato italiano fecero infatti eco quelli del francese Franck Lagorce e del portoghese Pedro Lamy rispettivamente nei campionati di Francia e Germania, la vittoria del tedesco Marco Werner nel Gran Premio di Monaco di F3 (la più prestigiosa corsa della specialità), quella di Lamy nel Marlboro Master di Zandvoort e quella del nostro Colciago sul circuito del Fuji, in Giappone.


Derivati dal 4 cilindri bialbero tipo C 20 XE che all'epoca equipaggiava le Opel Astra GSi 16V, Opel Vectra GT e Opel Calibra 16V di serie, i propulsori destinati alle monoposto di Formula 3 preparati in Germania dagli specialisti di Spiess Tuning sviluppavano 175 CV (126 kW) a 6.300 giri/minuto erano dotati, fra l'altro, di iniezione elettronica Motronic 2.2, cornetti d'aspirazione variabili ed impianto telemetria Bosch. 


Credits: Opel Comunicazione 

lunedì 28 marzo 2022

I fratelli Opel, una famiglia avventurosa


Chi pensa ai tedeschi solo come gente severa e concentrata esclusivamente sul lavoro, sbaglia di grosso. Tra i componenti della famiglia Opel troviamo esempi di autentici scavezzacollo. La foto dei cinque fìgli (Carl, Wilhelm, Heinrich, Friedrich ("Fritz"), Ludwig - avuti tra il 1869 e il 1880 da Adam Opel, mitico fondatore, nel 1862, dell’azienda tedesca - riuniti in sella a una singolare tandem a cinque posti ha fatto il giro del mondo.

In occasione di grandi manifestazioni i cinque fratelli Opel facevano volentieri un giro d'onore in sella a questo tandem realizzato appositamente per loro, ricevendo sempre applausi scroscianti. Una trovata pubblicitaria, senza dubbio, ma anche un modo per illustrare il temperamento avventuroso degli allora giovani Opel. E soprattutto i nuovi piani industriali di un’azienda che fino ad allora si era fatta una solida fama come costruttore di macchine da cucire.

Le corse come promozione delle biciclette.
Quando, nel 1887, si venne a sapere che in Gran Bretagna si organizzavano gare che richiamavano un vasto pubblico negli stadi e lungo le strade, Carl ebbe il permesso di partecipare alle corse ciclistiche che anche in Germania diventavano più popolari e fare nello stesso tempo pubblicità alla nuova attività dell'industria di casa. Con le vittorie sportive salì anche il numero dei contratti. Adam Opel dovette ben presto ingrandire di nuovo l'azienda e ampliare la gamma dei modelli: ai velocipedi si aggiunsero biciclette normali e tricicli. Il primo listino prezzi riportava le parole dello stesso fabbricante, ormai entusiasta: “Il divertimento di andare in bicicletta non è esclusivo di un'età o di uno stato: il triciclo offre anche alle signore e agli anziani la possibilità una sana ricreazione. Andare con le nostre biciclette esercita un'azione fortificante e distensiva sul corpo e sullo spirito. Russelsheim, Dicembre 1887, Adam Opel”.

Carl ottenne 60 vittorie, tra le quali quella nel campionato di Hessen; Wilhelm fu campione di Hessen e di Moravia e conquistò 70 successi; Heinrich si impose 150 volte, vinse 11 campionati e la corsa Parigi-Francoforte nella quale stabilì un nuovo record completando il percorso in 80 ore e 30 minuti. Il miglior agente pubblicitario della famiglia fu però Friedrich, detto “Fritz”, che si rivelò uno dei più famosi ciclisti tedeschi e ottenne più di 180 successi.
La sua vittoria più strepitosa fu quella nella Basilea-Cleve, quando coprì 620 chilometri in 27 ore e 50 minuti, per la quale ricevette il Premio dell'Imperatore. Ludwig, il più giovane, ottenne nel corso della sua carriera ben 100 vittorie. Le frequenti vittorie portarono una notevole notorietà e questa a sua volta influenzò positivamente il nuovo settore produttivo il cui fatturato superò ben presto quello delle macchine da cucire.

L’epoca dei razzi.
Passano gli anni e la motorizzazione guarda altrove. E’ il 23 Maggio 1928 quando oltre 3.000 persone riempirono le tribune dell’autodromo tedesco dell‘Avus - due interminabili strisce d‘asfalto collegate da un tornante e da una sopraelevata - alle porte di Berlino per assistere al tentativo di record di Fritz Von Opel (figlio di Wilhem e quindi nipote e fondatore) e della sua Opel RAK2. Fra di loro c’erano personaggi del mondo degli affari, dello sport, della scienza e della politica. E perfino la stella cinema Lilian Harvey e il campione di pugilato Max Schmeling.

Quando il telone fu sollevato dalla vettura il pubblico restò letteralmente a bocca aperta. La Opel RAK2 non somigliava a nessun‘altra automobile dell‘epoca: era una slanciata monoposto a forma di sigaro di colore nero brillante dotata di due grandi ali laterali che servivano a tenerla incollata all‘asfalto. Nella parte posteriore erano stati montati 24 razzi a carburante solido che producevano una spinta da 6.000 kg. La Opel RAK2 era progettata per superare i 200 km/h, ma nessuno sapeva esattamente quale velocità avrebbe potuto raggiungere effettivamente.

Il sogno era iniziato l‘anno prima 1927 quando Max Valier, un astronomo sudtirolese autore del libro “L’avanzata nello spazio”, avvicinò Von Opel cercando un sostegno economico per lo studio di un motore a razzi. Von Opel, che pilotava egli stesso automobili da corsa e aeroplani, intuì il potenziale della tecnologia dei razzi, così come la pubblicità che ne sarebbe potuta derivare all’industria di famiglia. Da quel momento nella fabbrica Opel si cominciarono a studiare innovativi sistemi di propulsione, misurando la spinta di differenti tipi di razzi su banchi prova appositamente realizzati.
I tecnici collegarono i cavi di accensione ai razzi montati nella parte posteriore del veicolo e il ventinovenne Von Opel si trovò al volante della Opel RAK2 con indosso un giubbetto e un paio di occhiali da aviatore seduto, come ricordò in seguito su 120 kg di esplosivo - abbastanza per distruggere un intero quartiere! - 
«Quando ho premuto il pedale dell’accensione, ho sentito i razzi ruggire alle mie spalle e spingermi in avanti» disse in seguito. «E’ stata una sensazione straordinaria! Ho premuto il pedale con decisione due, tre, quattro volte. Ho visto le persone ai miei lati sparire e la strada allungarsi davanti a me come un nastro rosso. Dopo aver premuto l’acceleratore per l’ultima volta ho smesso di pensare e mi sono affidato al solo istinto mentre una forza incontrollabile esplodeva dietro di me».
Lo spettacolo durò meno di tre minuti, ma la notizia fece subito il giro del mondo: nel corso della prova Fritz Von Opel e la sua automobile avevano raggiunto la velocità record di 238 km/h. Era iniziata l’epoca dei razzi!

L’esperienza di Formula 1.
Passano gli anni, molti a dire il vero. Da oltre 40 i fratelli Opel hanno ceduto l’azienda a un grande gruppo industriale e si godono il benessere conquistato dai loro predecessori quando nel 1973 Rikki Von Opel (bisnipote di Adam) debutta in Formula 1 con la Ensign. Negli anni precedenti ha corso nelle formule minori con lo pseudonimo di “Antonio Branco” per evitare l'ostracismo della sua famiglia contraria al suo impegno motoristico, ma adesso ha deciso di uscire allo scoperto. Nel 1974, abbandonata la Ensign dopo i primi tre gran premi ai quali non riesce a prendere parte, trova il volante di una Brabham. Partecipa a 4 Gran Premi, non si qualifica per due volte. Il suo migliore risultato sarà il nono posto conquistato in Olanda e in Svezia. Ancora oggi è l'unico pilota con cittadinanza del Liechtenstein ad aver corso in Formula 1.

Credits: Opel Comunicazione

lunedì 21 febbraio 2022

Rally / 40 anni fa la vittoria iridata di Walter Röhrl su Opel Ascona 400


Opel e il rally, una lunga storia. La Opel Corsa-e Rally elettrica che affronta con piglio deciso le curve nella ADAC Opel e-Rally Cup discende dalle leggendarie auto e dai piloti rally Opel degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Dopo i successi ottenuti con la Opel Kadett GT/E e la Opel Ascona A, la svolta arrivò con la stagione 1982. Walter Röhrl vinse il Mondiale piloti Rally con la Opel Ascona 400 a trazione posteriore, lasciandosi alle spalle forti concorrenti a trazione integrale. Accanto all’incredibile lavoro dei tecnici dell’epoca, fu questo pilota davvero speciale che riuscì a trasformare in realtà il sogno di conquistare il titolo. Adesso, esattamente 40 anni dopo i successi conseguiti sulla Opel Ascona 400, il brillante pilota bavarese può festeggiare un altro importantissimo traguardo. Il 7 marzo 2022 Walter Röhrl – descritto nel testo “Opel Rally Story” come “tattico, combattente e stratega d’acciaio, adorato dai tifosi e temuto dagli avversari” – compirà 75 anni

Nato a Ratisbona nel 1947, Walter Röhrl si appassionò allo sport fin da bambino: calcio, canottaggio, sci e infine motorsport. “Rally invece che pista” fu una decisione consapevole per il giovane bavarese. Nel 1973 l’allora 26enne guidava già per Opel e, con Jochen Berger come copilota, conquistò il Campionato Europeo Rally solo un anno dopo. L’auto vincente era una Opel Ascona A ufficiale. L’anno seguente Röhrl e Opel salirono per la prima volta sul gradino più alto del podio in una competizione del mondiale. Il giovane e talentuoso pilota e la storica Casa tedesca si separarono nel 1977; a quel punto nessuno sospettava che il più grande trionfo sportivo comune doveva ancora arrivare.


Walter Röhrl tornò in Opel nel 1982. Jochen Berger era diventato team manager del reparto motorsport Opel e il nuovo navigatore Christian Geistdörfer contribuì in modo decisivo al successo della “Missione Monte Carlo” a bordo della Opel Ascona 400 B. La squadra alle dipendenze dell’ingegnere capo Karl-Heinz Goldstein progettò una vettura rally che viene considerata una delle macchine più affidabili dell’epoca. L’auto aveva trazione posteriore e una potenza di 191 kW/260 CV (ulteriori informazioni sulla vettura alla fine del testo) ed era stata messa a punto alla perfezione, tanto da consentire a Röhrl, artista delle sbandate controllate, di mettere in mostra tutte le sue qualità contro la Audi Quattro a trazione integrale nella 50a edizione del Rally di Monte Carlo.

Nella biografia di Röhrl “Aufschrieb”, Goldstein descrive la riuscita combinazione tra un’auto collaudata e un pilota determinato. “Prima dell’ultima sera aveva un vantaggio di soli 31 secondi su Hannu (Mikkola/Audi). Walter scelse il Col de Madonne come il punto decisivo del rally, e provò e riprovò tutto il giorno. Quella notte si giocò il tutto per tutto e affrontò la Madonne al limite, annientando così la resistenza di Hannu.” Röhrl riuscì a vincere il leggendario rally di Monte Carlo per la seconda volta, la prima con Opel. Il modo perfetto per iniziare la stagione 1982.

Nelle prove successive il Campionato del Mondo Rally 1982 si trasformò in un vero thriller, come molti ancora ricordano. Il duello era tra Röhrl sulla Opel Ascona 400 e Michèle Mouton su una Audi Quattro. Le vetture a trazione integrale erano avvantaggiate sulla neve e sullo sterrato, ma Röhrl, stratega dai nervi di acciaio, colse ogni momento per raccogliere più punti possibile con la sua Opel.

Questa strategia si rivelò vincente. La penultima gara del mondiale, il Rally della Costa d’Avorio lungo ben 5.000 chilometri (sicuramente non uno degli eventi preferiti di Walter), decise il mondiale piloti. La Opel Ascona 400 andò come un orologio e riuscì a superare anche le situazioni più proibitive, mentre i concorrenti si dimostrarono meno affidabili. Come commenta Klaus Buhlmann in “The Opel Rally Story”: “L’epilogo di questo mondiale sembrò giusto. Opel conquistò due vittorie, Audi sette. Ma mentre Mikkola e Mouton fallirono totalmente alcune prove, Röhrl andò a punti con la costanza di un computer. Terminò praticamente tutte le gare nelle prime posizioni, un risultato unico nella storia di questo sport, che merita il massimo apprezzamento. Sicuramente il successo di un pilota straordinario, ma anche merito di un’ottima squadra e della Opel Ascona 400, probabilmente l’auto rally più affidabile della sua epoca!” Grazie a questa combinazione unica, Opel e Röhrl/Geistdörfer riuscirono a prevalere sulla Quattro a trazione integrale, conquistando il Mondiale piloti con ben 109 punti.

Röhrl è famoso per il perfezionismo e per la scarsa diplomazia. Voleva semplicemente dimostrare di essere il miglior pilota rally del mondo, su qualunque auto, e ci è riuscito a bordo della Opel Ascona 400. Mentre gli altri piloti trascorrevano il tempo a chiacchierare o a fumare nel parco assistenza, lui rimaneva in auto a studiare il roadbook per la prova successiva. Walter Röhrl è l’idolo di numerosissimi appassionati di motorsport di tutto il mondo. Uomo di sport al 100%, senza timore di esprimere le proprie opinioni, gode del massimo rispetto di colleghi e rivali. Forse la migliore descrizione è quella fatta da uno dei piloti della sua epoca; scrivendo sulla rivista specializzata britannica “Motor Sport” nel 2002, l’ex copilota e responsabile motorsport di British Leyland, John Davenport raffigurò così Röhrl: “Una combinazione molto speciale di eccezionale talento, concentrazione incessante e brutale sincerità.”

giovedì 17 febbraio 2022

La Spider che anticipò Opel Corsa



In attesa che la prima generazione di Opel Corsa facesse la sua apparizione sulla ribalta internazionale, quaranta anni fa, al Salone di Ginevra del marzo 1982 la casa tedesca presento la Opel Corsa Spider, uno studio stilistico di una piccola cabriolet con carrozzeria in fibra di vetro equipaggiata con la meccanica della Opel Kadett 1.000 che per le sue dimensioni esterne e per molti tratti estetici (il frontale soprattutto) anticipava la berlina che sarebbe apparsa qualche mese dopo.


Tra le particolarità di questo prototipo, esposto successivamente anche al Salone di Torino, è da segnalare la possibilità di trasformarlo da 4 a 2 soli posti coprendo semplicemente la parte posteriore con un apposito pannello dotato di poggiatesta carenato per il guidatore. Il sedile del passeggero anteriore poteva a sua volta essere coperto da una tendina riavvolgibile trasformando così la vettura in una specie di monoposto. La carrozzeria di colore interamente bianco ed i copricerchi integrali erano altre particolarità di questo prototipo.


Contrariamente a quanto di solito avviene con i cosiddetti "prototipi da salone" la Opel Corsa Spider ebbe un seguito. Il preparatore tedesco Irmscher raggiunse infatti un accordo con Opel per costruirla nelle sue officine di Remshalden, a partire dal marzo 1984 sulla base della berlina porte, prodotta nello stabilimento spagnolo di Saragozza, che arrivavano prive del portellone posteriore e dei pannelli interni nel bagagliaio. Per convertirle in Spider, veniva tagliato il tetto in corrispondenza della cornice del parabrezza e del secondo e terzo montante e saldati i vari punti del pianale e delle fiancate.


La Opel Corsa Spider by Irmscher – disponibile con i motori di 1.000 cc (45 CV/35 kW) e di 1.300 cc (70 CV/52 kW) delle vetture di serie, così come con uno speciale 1.300 Irmscher ad iniezione da 83 CV (61 kW) - potevano essere ordinate presso i concessionari Opel.

mercoledì 9 febbraio 2022

Il 1912 di Opel, un anno di grandi avvenimenti


Centodieci anni fa, il 1912, fu un anno di grandi avvenimenti per Opel. L’inaugurazione della nuova fabbrica di Rüsselsheim che sostituiva quella distrutta da un incendio nell’Agosto dell’anno prima, la produzione della 10millesima automobile, il giubileo per il primo mezzo secolo di attività, il lancio della nuova 40/100 HP, il nuovo contratto di lavoro, la partecipazione alla 500 Miglia di Indianapolis e molte vittorie sportive sono solo i principali eventi di quell’anno memorabile.

L'attività in pista
Anche quell’anno anni le Opel parteciparono ad importanti eventi sportivi mantenendo viva l'immagine sportiva del loro costruttore. Una vettura da corsa di 2.600 cc fu venduta alla scuderia americana Stern & Noble che la iscrisse con il pilota Len Ormsky alla seconda edizione della 500 Miglia di Indianapolis in programma a Maggio. Ottava nelle prove di qualificazione, la vettura dovette però ritirarsi anzitempo dalla gara per la rottura di una biella.
Maggiore fortuna ebbero un po’ tutti i modelli in produzione. La piccola 5/12 HP vinse il Giro della Lorena di regolarità, la 8/20 HP si assicurò la Corsa Ungherese di Regolarità disputata sulla distanza di 1.300 chilometri, la grande 40/100 HP si impose ad Anversa nella gara sul chilometro lanciato alla velocità media di 120 km/h con al volante il barone Von Waclawiczek.
La grande vittoria di quell'anno fu però l'affermazione di squadra nella Corsa delle Alpi Austriache dove Opel, unica squadra su 17 concorrenti, tagliò il traguardo con tre nuove 18/40 HP senza penalità. Di questa prova, svoltasi tra il 16 ed il 23 Giugno 1912 su una distanza di 2.354 chilometri, Fritz Opel raccontò in seguito che «il percorso era straordinariamente difficile. Solo pochi anni fa nessuno si sarebbe sognato di percorrere tali salite con automobili normali». Gli organizzatori avevano inoltre sigillato motori, cambi e differenziali per evitare riparazioni durante la corsa. Non c'è da stupirsi se la maggior parte delle 85 squadre iscritte dovette ritirarsi prima del traguardo.

Opel, der Zuverlassige
Queste vittorie valsero alla Opel il soprannome di "Zuverlassige" ("automobile affidabile") che quando, nella metà degli Anni Trenta, fu ripreso ufficialmente nella pubblicità della Casa tedesca, era quindi già conosciuto da tempo dagli sportivi.
Il fatto che la Opel desse grande importanza all'affidabilità è dimostrato anche dalla speciale attenzione che tecnici ed ingegneri vi dedicavano. Una "brochure", pubblicata proprio in occasione del giubileo del 1912, sottolineava questo orientamento aziendale "al posto dell'empirismo è stata adottata una corretta procedura scientifica. Nei reparti di prova e controllo dei materiali si esaminano e si capiscono i problemi ad essi relativi".

Lo stesso testo evidenziava un altro importante concetto, riferito alla 5/12 HP, il modello più piccolo della gamma. "Ecco l'utilitaria, la macchina del popolo, che fa tutto il ragionevole che le si chiede: abbastanza veloce, sicura nella guida, molto comoda; ha prezzi d'acquisto e di manutenzione convenienti, consumi contenuti, pochissima usura dei pneumatici, riparazioni e spese di gestione modeste; non ultima la possibilità di guidare senza bisogno di un autista". Non si poteva descrivere con maggior sintesi e precisione come deve essere una "macchina per il popolo".

Il granduca di Hessen ai festeggiamenti per il 50esimo anniversario

Il 23 Agosto 1912 si festeggiarono contemporaneamente i cinquant'anni dell'azienda e l'inaugurazione dei ricostruiti impianti di produzione. La festa vera e propria fu celebrata in grande stile con la partecipazione di ospiti di riguardo, primo fra tutti il granduca di Hessen, Ernest Ludwig, che fu salutato dal consigliere commerciale Carl Opel con le parole: «La presenza e la partecipazione di Vostra Altezza Reale imprimono ai festeggiamenti un sigillo di consacrazione e dimostrano che i cinquant'anni passati hanno goduto della più alta approvazione».
Seguirono poi numerosi discorsi, furono distribuiti ordini e titoli "honoris causa" ed alla fine Wilhelm Opel rivolse i suoi ringraziamenti alla ditta ed annunciò che il "fondo di sostegno dei lavoratori" avrebbe ricevuto una dotazione di 250.000 Marchi. Dopo di che il granduca Ernst Ludwig offrì il braccio all'ormai anziana Sophie Opel, vedova del fondatore Adam Opel, dando inizio alla visita dei nuovi fabbricati.

La nuova 40/100 HP
In occasione del giubileo fu presentata anche la nuova Opel 40/100 HP dotata di un 4 cilindri di 10.200 cc da 100 CV. Di questa vettura veniva venduto anche il solo autotelaio al prezzo di 16.000 Marchi, ma i pochi che potevano permettersi questa grande vettura con un passo di 3,6 metri possedevano senz'altro anche i 18.000 Marchi necessari per montare una carrozzeria Doppel-Phaeton od i 20.500 per quella Limousine. Il fatto poi che la vettura potesse trasportare più dei 4 passeggeri originalmente previsti era indicato in un trafiletto nel volantino pubblicitario dove si diceva che "… si possono aggiungere tutti i più svariati sedili ribaltabili".

Rapporti di lavoro per molti versi rivoluzionari
L'11 Novembre 1912 la Opel firmò un contratto di lavoro con l'Unione Metallurgica Tedesca nel quale venivano indicati con precisione stipendi ed orari di lavoro. L'orario settimanale venne ridotto da 57 a 55.5 ore, mentre la paga di un operaio non specializzato saliva da 33 a 36 Pfennig l’ora. Fabbri, lattonieri ed arrotini ricevevano adesso 50 Pfennig, mentre lo stipendio di capomastri e di impiegati fu portato a 75 Pfennig. Questi stipendi erano alti per quell'epoca e la Opel era assediata da lavoratori desiderosi di ottenere un posto.

A tutto ciò bisogna aggiungere che l’azienda, come aveva dimostrato in occasione del grande incendio, non metteva quasi mai uno dei suoi dipendenti in mezzo alla strada: chi riusciva ad ottenere un posto alla Opel poteva dirsi sicuro quasi come un impiegato comunale di ruolo.

sabato 15 gennaio 2022

La Opel Rekord Diesel compie 50 anni



Alte prestazioni, linea moderna e grande funzionalità d'uso fecero della prima Opel con motore Diesel un immediato successo. Nel 1972 la Opel Rekord-D 2100 D inventò un nuovo segmento di mercato di cui divenne la reginetta indiscussa.


L'arrivo sul mercato italiano della Opel Rekord Diesel, la prima autovettura a gasolio mai prodotta dalla Casa tedesca, fu il principio di un'autentica rivoluzione. Fino a quel momento il mercato delle automobili Diesel era una specie di "riserva di caccia" esclusiva di due soli costruttori che avevano una lunga tradizione e una grande esperienza con autovetture e motori a gasolio. Cinque o sei modelli in tutto si dividevano una nicchia che all'epoca contava solo 11.098 autovetture, pari a solo lo 0,75% dell'intero mercato nazionale.


Diesel più venduta in Italia


Ad agitare quelle acque tranquille ci pensò la Opel Rekord-D 2100 D. Più brillante e veloce (135 km/h), ma soprattutto esteticamente più moderna e gradevole delle sue concorrenti, divenne immediatamente la regina di questa fascia di mercato. Nel 1973 ne furono consegnati 6.332 esemplari, all'incirca il doppio della sua rivale più vicina, che diventarono 7.503 l'anno seguente quando la Opel Rekord Diesel si confermò l'automobile a gasolio più venduta in Italia.


Operazioni semplificate


La Opel Rekord Diesel (40.453 prodotte in cinque anni) contribuì non poco a far apprezzare le vetture a gasolio agli automobilisti italiani e a far cambiare loro opinione su di esse. Affidabili, economiche e robuste, ma anche lente, pesanti e rumorose, le automobili Diesel dell'epoca richiedevano complesse e prolungate procedure di avviamento e di spegnimento per le quali bisognava ricorrere a pomelli e levette.


Sulla Opel Rekord invece tutto era stato semplificato al massimo: bastava girare la chiave dell'avviamento, come su una qualsiasi automobile a benzina, per mettere in moto o per spegnere il suo 4 cilindri di 2.068 cc. Un passo avanti in termini di praticità tutt'altro che trascurabile. Il motore poi aveva una potenza di 60 CV (44 kW) che all'inizio degli Anni '70 era di tutto rilievo per un propulsore a gasolio.


Record di velocità


Il suo sviluppo, iniziato nel 1968, aveva portato alla realizzazione di un propulsore estremamente moderno per quell'epoca con dimensioni interne superquadre, un asse a camme in testa mosso da catena e monoblocco in ghisa derivato direttamente dal motore della Opel Rekord a benzina.


Un momento davvero spettacolare del suo sviluppo si ebbe nel luglio 1972 quando la Opel Diesel GT conquistò 2 record mondiali e 18 internazionali di velocità e durata girando senza interruzione per tre giorni e due notti sulla pista privata della Opel a Dudenhofen. La vettura era dotata di una carrozzeria monoposto, direttamente derivata da quella della Opel GT, ma resa ancor più aerodinamica e soprattutto con un 2100 turbodiesel da 95 CV (70 kW) che non era niente altro che il prototipo del motore Diesel poi impiegato sulla Opel Rekord. Alternandosi al volante della Opel Diesel GT, i piloti Giorgio Pianta, Paul Frere, Sylvia Ísterberg, Henri Greder, Marie Claude Beaumont e Jochen Springer stabilirono ogni possibile record: da quello sul chilometro lanciato fino a quelli dei 10.000 chilometri e delle 52 ore (a 190,880 km/h).


Quando arrivò il momento del lancio sul mercato della Rekord Diesel, Opel poté vantare il fatto di avere costruito un motore non solo robusto, ma anche in grado di fornire prestazioni notevoli. Questo fatto servì a dare alla nuova berlina un'immagine decisamente moderna e brillante. La "Opel Rekord Diesel è anche veloce perché nasce da 20 record": così la presentava in Italia la pubblicità dell'epoca che peraltro non mancava di rimarcare il ridotto costo chilometrico (65 Lire).


Una versione speciale per l'Italia


Due anni dopo la Opel Rekord Diesel fece un altro passo verso la convenienza. Al Salone di Torino dell'ottobre 1974 la Opel ne presentò infatti una nuova versione equipaggiata con un motore di 1.998 cc da 58 CV (43 kW) realizzata appositamente per il mercato italiano. La velocità massima era lievemente inferiore (130 km/h), ma la cilindrata consentiva ai suoi acquirenti di beneficiare dell'aliquota IVA e del bollo di circolazione ridotti, previsti per le autovetture di meno di 2 litri. In questo modo, in attesa, che come anticipava la pubblicità dell'epoca "un giorno, questa bella, comoda e veloce Opel Rekord Diesel non ti sarà costata nemmeno una Lira", la Opel Rekord 2000 Diesel " si pagava da sola mentre correva".


(Opel Comunicazione)

venerdì 22 ottobre 2021

La Opel Rekord D compie 50 anni


La Opel Rekord D, che festeggerà il 50esimo compleanno nel gennaio 2022, doveva sostituire un modello molto importante. La vettura uscente aveva raggiunto la notevole cifra di oltre 1,2 milioni di unità costruite, un ottavo di tutte le vetture realizzate da Opel in 70 anni di produzione automobilistica. Ciò, affermava un comunicato stampa Opel dell’epoca, dimostrava che il mercato “non poteva permettersi di perdere una vettura come la Rekord”. Il ruolo decisivo svolto da questo modello nel mondo dell’automobile sarebbe pertanto passato al giovane successore, entrato in produzione nel dicembre 1971.

La Opel Rekord D mantenne le promesse e ciò non le impedì di prendere la propria strada. Per esempio, a differenza della Opel Rekord C, la cui “forma a bottiglia di coca cola” nella zona del montante posteriore era stata influenzata dal linguaggio stilistico degli analoghi modelli nordamericani, il design della nuova vettura aveva caratteristiche europee. Lo stile senza tempo della carrozzeria era definito da linee nette e funzionali, superfici fluide, grandi finestrini e dalla linea di cintura bassa. “La Opel Rekord D giunge sul mercato come un ospite che porta una salutare ventata di aria fresca a una festa”, dichiarava la cartella stampa.

Come nel caso del modello precedente, la Opel Rekord D era disponibile con tre tipologie di carrozzeria: la classica berlina, a due o quattro porte, la coupé sportiva e la station wagon a tre o cinque porte. Per gli usi commerciali e nella miglior tradizione delle leggendarie “Schnelllieferwagen” degli anni Cinquanta e Sessanta, Opel offriva anche la Rekord van (la station wagon tre porte senza finestrini posteriori).

La Opel Rekord D (o Rekord II per evitare confusioni con la “D” di diesel) alzò il livello anche in termini di sicurezza passiva. I rinforzi presenti sulle fiancate e nel tetto proteggevano in caso di urti laterali e cappottamenti, mentre le zone a deformazione programmata tutelavano i passeggeri in caso di urti frontali.
I motori benzina della Opel Rekord D erano ulteriori sviluppi delle collaudate unità quattro cilindri con albero a camme in testa (CIH), di cui erano già state costruite oltre due milioni di unità dal momento del lancio. La base era il motore 1.7 litri da 66 CV, il propulsore S generava 83 CV e l’unità 1.9 litri 97 CV.

Con la Opel Rekord D nel settembre 1972 giunse sul mercato anche la prima Opel diesel, equipaggiata con un motore da primato mondiale! Il propulsore diesel da 95 CV con iniezione a precamera era stato presentato nel mese di giugno su un prototipo, una Opel GT Diesel con carrozzeria aerodinamicamente ottimizzata, che aveva stabilito 18 record internazionali e due record mondiali sul circuito di prova Opel di Dudenhofen. Sulla Opel Rekord, il nuovo motore ad accensione per compressione generava 60 CV, registrava consumi medi di 8,7 litri di carburante per 100 chilometri e consentiva di raggiungere una velocità massima di 135 km/h. La Opel Rekord 2100 D era riconoscibile per il rigonfiamento sul cofano anteriore: la presenza dell’albero a camme in testa e le modifiche della testata rendevano infatti il diesel più alto dei motori benzina.

A partire da marzo 1972, la gamma della Opel Commodore B si ampliò verso l’alto, colmando il vuoto tra la Opel Rekord e le Admiral e Diplomat, di livello superiore. La Opel Commodore B condivideva la carrozzeria con la Opel Rekord, ma montava equipaggiamenti più lussuosi rispetto a quest’ultima ed era disponibile esclusivamente con motori a sei cilindri. Gli sviluppi furono rapidi: la Opel Commodore S con motore 2.5 litri da 115 CV fu seguita dalla GS da 130 CV e poi dalla GS 2.8 litri con doppio carburatore e 142 CV. Infine, a settembre 1972, entrò in scena la Opel Commodore GS/E, la vettura top-di-gamma. Il motore 2.8 litri da 160 CV con iniezione elettronica registrava prestazioni impressionanti. La coupé raggiungeva una velocità massima di 200 km/h, la berlina quattro porte di 195 km/h. “La GS/E è destinata a chi ama le potenti automobili turismo e vuole affrontare lunghi viaggi a velocità più elevate”, dichiarava Opel.

La Opel Commodore GS/E ovviamente dimostrò di essere fortissima nelle corse e nei rally. Nel 1973, un giovane Walter Röhrl gareggiò per la prima volta su una Opel al Rally di Monte Carlo. E vinse, anche se la mancanza di omologazione costrinse la Opel Commodore GS/E coupé preparata da Irmscher a partecipare nel Gruppo 2 riservato ai veicoli modificati.
Comunque la Opel Commodore e la Opel Rekord ottennero le loro vittorie più importanti lontano dai circuiti e dalle prove speciali. 
All’inizio del settembre 1976 dalla linea di produzione uscì una Opel Rekord D berlina dorata, il milionesimo modello della serie, a conferma che il mercato aveva davvero “bisogno della Rekord”, come Opel aveva dichiarato in occasione del lancio del 1972. Per celebrare questo risultato fu lanciata sul mercato una edizione limitata di questo speciale modello denominata “Millionär” con motore S 2.0 litri da 100 CV e allestimento “Berlina”. Nel settembre del 1977 fu presentata l’ultima generazione di Opel Rekord, dopo che dalla linea di produzione di Rüsselsheim erano uscite ben 1.128.196 Opel Rekord D e 140.827 Opel Commodore B.

lunedì 24 maggio 2021

100 anni fa: la prima corsa automobilistica sull’Opel Rennbahn, all'epoca il circuito più veloce d'Europa

Circa 100 anni fa si svolse la prima competizione automobilistica sull’Opel Rennbahn. Sono in tanti a rivendicare il titolo di “prima corsa in assoluto”, ma il primo evento ufficialmente documentato finora è il “1. Wiesbadener Automobil-Turnier” (primo campionato automobilistico di Wiesbaden) che si svolse qui il 21-22 maggio 1921. Grazie agli appassionati di simulazioni automobilistiche e a internet, oggi possiamo rivivere lo stesso evento.

Secondo gli articoli dell’epoca, il “1. Wiesbadener Automobil-Turnier” prevedeva 12 competizioni per automobili e motociclette su diverse distanze, fino a un massimo di 90 chilometri. I veicoli Opel, a due e quattro ruote, parteciparono alla maggioranza delle corse, con Fritz von Opel – nipote di Adam, fondatore dell’azienda – e il pilota ufficiale Opel Carl Jörns. Al volante della Opel 14 PS, Jörns registrò due vittorie di gara mentre una andò a von Opel – che raggiunse una velocità media di 113 km/h. La prevista 13a corsa dedicata ai tentativi di record per automobili e motociclette dovette essere cancellata a causa dell’“irresponsabile comportamento degli spettatori”!


Nei primi anni Venti del secolo scorso, l’Opel Rennbahn era il circuito automobilistico più veloce d’Europa. La pista, situata a pochi chilometri a sud di Rüsselsheim, era lunga 1,5 km, stretta e aveva curve in forte pendenza. Le precauzioni di sicurezza erano praticamente assenti. A differenza dei circuiti moderni, le barriere protettive non esistevano, neppure le superfici di ghiaia e le ampie aree di fuga per fermare o rallentare le vetture in caso di uscita di pista. Gli spettatori assistevano alle gare stando semplicemente in piedi ai bordi del percorso, senza protezioni. Oggi è possibile rivivere alcune delle emozioni delle corse dell’epoca grazie a un video postato di recente su YouTube.

Utilizzando il software di simulazione “Assetto Corsa” e l’intelligenza artificiale (AI), lo YouTuber “GP Laps” ha creato una corsa virtuale e un modello 3D del Rennbahn, costruito negli anni Venti da Thomas Lächele. I dettagli sono estremamente realistici, dalle tribune agli spettatori alle pubblicità a bordo pista, fino al suono dei motori e ai loghi dei marchi dipinti sulla superficie di gara.

A giudicare dagli entusiastici commenti su YouTube, l’ovale Opel virtuale è unico e risulta uno dei circuiti più belli del mondo del sim racing. Il vero “Opel Rennbahn” fu il primo circuito di questo tipo in Europa continentale e fu realizzato molto tempo prima del Nürburgring, dell’AVUS di Berlino o dello Hockenheimring. Fu costruito da Opel nel 1919 quando divenne impossibile continuare a condurre i test sulle strade pubbliche (un’attività detestata dalla popolazione locale). Grazie alla configurazione ovale, ai 12 metri di larghezza e alle curve ripide e inclinate di 32 gradi, era possibile raggiungere velocità medie fino a 140 km/h.

Il circuito ospitò corse per biciclette, motociclette e automobili e nei momenti di maggior popolarità attirò fino a 50.000 spettatori. Tra i coraggiosi partecipanti vi furono famosi piloti dell’epoca, come Rudolf Caracciola.Opel continuò a utilizzare il circuito anche per provare nuovi modelli e per progetti speciali tra cui spiccano le spettacolari prove condotte da Fritz von Opel con la “Rak 1” a razzi nell’aprile del 1928, che gli consentirono di fregiarsi del nomignolo di “Raketen-Fritz” (Fritz uomo razzo).

A partire dagli anni Trenta del secolo scorso, con il rapido sviluppo delle competizioni automobilistiche e l’inaugurazione di circuiti come Nürburgring, AVUS e Hockenheimring, il numero di competizioni organizzate al “Rennbahn” diminuì. Il circuito venne abbandonato nel 1946 senza tuttavia essere demolito.

Oggi i resti del “Rennbahn” sono un “technisches Kulturdenkmal” (monumento alla tecnica). La maggior parte del circuito è ora coperta da alberi, siepi ed erba, ma i resti delle curve sono ancora visibili. Dal 2013 è stata installata lungo un tratto del circuito una piattaforma riservata ai visitatori con cartelli informativi.

Credits: Opel Comunicazione