giovedì 15 dicembre 2022
I 110 anni dalla Opel 5/12 HP
venerdì 2 dicembre 2022
Opel Kadett A vince il premio “Golden Classic 2022”
martedì 26 luglio 2022
Opel Classic parteciperà al più grande rally di auto d’epoca della Germania
mercoledì 6 luglio 2022
I record di velocità della Opel Diesel GT
Affidabili, robuste, economiche (specialmente in Italia dove il gasolio costava molto meno della benzina), cinquanta anni fa le automobili Diesel erano anche pesanti e rumorose, ma soprattutto drammaticamente lente. Solo due Case automobilistiche ne proponevano qualche modello. Poi arrivò la Opel Rekord Diesel che non richiedeva complesse e prolungate procedure di avviamento e di spegnimento per le quali bisognava ricorrere a pomelli e levette. Sulla Opel Rekord tutto era semplificato al massimo: bastava girare la chiave dell'avviamento, come su una qualsiasi automobile a benzina, per mettere in moto o per spegnere il suo 4 cilindri di 2.068 cc. Un passo avanti in termini di praticità tutt'altro che trascurabile.
Il suo motore poi aveva una potenza di 60 CV (44 kW) che all'inizio degli Anni '70 era di tutto rilievo per un propulsore a gasolio. Il suo sviluppo, iniziato nel 1968, aveva portato alla realizzazione di un propulsore estremamente moderno per quell'epoca con dimensioni interne superquadre (alesaggio/corsa = 88 x 85 mm), un asse a camme in testa mosso da catena e monoblocco in ghisa derivato direttamente dal motore della Opel Rekord a benzina. Risultato: un propulsore decisamente più brillante e prestazioni decisamente superiori.
Per trasmettere ancora meglio queste novità all'opinione pubblica, all'inizio degli Anni '70 la Casa tedesca allestì una specialissima versione monoposto della coupè GT dotata di una carrozzeria più bassa, leggera ed aerodinamica equipaggiata con motore diesel. La vettura era dotata di una carrozzeria monoposto derivata direttamente da quella della Opel GT e soprattutto con un 2.100 turbodiesel da 95 CV (70 kW) che non era niente altro che il prototipo del motore poi impiegato sulla Opel Rekord Diesel ed ai primi di luglio del 1972 la portò sul suo circuito privato di Dudenhofen, nei pressi di Francoforte, per conquistare una serie di record di velocità.
Dopo aver girato senza interruzione per tre giorni e due notti la Opel Diesel GT
conquistò 2 record mondiali e 18 internazionali di velocità e durata girando senza interruzione sulla pista privata della Opel a Dudenhofen.
I piloti Giorgio Pianta, Paul Frere, Sylvia Ísterberg, Henri Greder, Marie Claude Beaumont e Jochen Springer stabilirono ogni possibile record: da quello sul chilometro lanciato fino a quelli dei 10.000 chilometri e delle 52 ore (a 190,880 km/h).
Quando arrivò il momento del lancio sul mercato della Opel Rekord Diesel, il costruttore tedesco poté vantare il fatto di avere costruito un Diesel non solo robusto, ma anche in grado di fornire prestazioni notevoli. Questo fatto servì a dare alla nuova berlina un'immagine decisamente moderna e brillante. La "Opel Rekord Diesel è anche veloce perché nasce da 20 record": così la presentava in Italia la pubblicità che peraltro non mancava di rimarcare il ridotto costo chilometrico (65 Lire).
Due anni dopo la Opel Rekord Diesel fece un altro passo verso la convenienza. Al Salone di Torino dell'ottobre 1974 ne fu presentata una nuova versione equipaggiata con un motore di 1.998 cc da 58 CV (43 kW) realizzata appositamente per il mercato italiano. La velocità massima era lievemente inferiore (130 km/h), ma la cilindrata consentiva ai suoi acquirenti di beneficiare dell'aliquota IVA e del bollo di circolazione ridotti, previsti per le autovetture di meno di 2 litri. In questo modo, che come anticipava la pubblicità dell'epoca "un giorno, questa bella, comoda e veloce Opel Rekord Diesel non ti sarà costata nemmeno una Lira", la Opel Rekord 2000 Diesel "si pagava da sola mentre correva".
La 40.453 Opel Rekord Diesel prodotte in cinque anni sono la dimostrazione di come era cambiata l'opinione degli automobilisti sulle automobili a gasolio. E un po' di merito va anche alla Opel Diesel GT.
giovedì 14 aprile 2022
OPEL NELLA FORMULA 3 ITALIANA: 11 TITOLI IN 16 ANNI
Trent'anni fa, nel 1992, un motore Opel 16 valvole portò per la prima volta un pilota italiano al successo nel Campionato Italiano di Formula 3. Il pilota era il bolognese Massimiliano Angelelli che in seguito si sarebbe costruito una solida carriera nelle competizioni americane. Era però solo l'inizio di una lunga storia. Due anni dopo, nel 1994, a fregiarsi del titolo tricolore fu il romano Giancarlo Fisichella (che ricordiamo protagonista anche in Formula 1) al volante di un'altra monoposto Dallara sempre motorizzata Opel e portata in pista dalla RC Motorsport. Negli anni seguenti i motori Opel 16V conquistarono il titolo tricolore altre 9 nove volte (5 delle quali consecutive) con i piloti Andrea Boldrini (1996), Oliver Martini (1997), Donny Crevels (1998), Peter Sundberg (1999), Davide Uboldi (2000), Milos Pavlovic (2002), Francesco Ippoliti (2003), Mauro Missironi (2006), Paolo Maria Nocera (1997).
I successi a ripetizione nella Formula 3 italiana erano però solo l'espressione di una supremazia a livello europeo che i quegli anni portò i motori Opel 16V a dominare la scena internazionale della specialità. Il 1992 in particolare fu un anno particolarmente ricco di successi per le monoposto azionate dal motore tedesco che si imposero in tutti i principali appuntamenti della stagione di F3.
Ok Al successo di Angelelli nel campionato italiano fecero infatti eco quelli del francese Franck Lagorce e del portoghese Pedro Lamy rispettivamente nei campionati di Francia e Germania, la vittoria del tedesco Marco Werner nel Gran Premio di Monaco di F3 (la più prestigiosa corsa della specialità), quella di Lamy nel Marlboro Master di Zandvoort e quella del nostro Colciago sul circuito del Fuji, in Giappone.
Derivati dal 4 cilindri bialbero tipo C 20 XE che all'epoca equipaggiava le Opel Astra GSi 16V, Opel Vectra GT e Opel Calibra 16V di serie, i propulsori destinati alle monoposto di Formula 3 preparati in Germania dagli specialisti di Spiess Tuning sviluppavano 175 CV (126 kW) a 6.300 giri/minuto erano dotati, fra l'altro, di iniezione elettronica Motronic 2.2, cornetti d'aspirazione variabili ed impianto telemetria Bosch.
Credits: Opel Comunicazione
lunedì 28 marzo 2022
I fratelli Opel, una famiglia avventurosa
lunedì 21 febbraio 2022
Rally / 40 anni fa la vittoria iridata di Walter Röhrl su Opel Ascona 400
giovedì 17 febbraio 2022
La Spider che anticipò Opel Corsa
In attesa che la prima generazione di Opel Corsa facesse la sua apparizione sulla ribalta internazionale, quaranta anni fa, al Salone di Ginevra del marzo 1982 la casa tedesca presento la Opel Corsa Spider, uno studio stilistico di una piccola cabriolet con carrozzeria in fibra di vetro equipaggiata con la meccanica della Opel Kadett 1.000 che per le sue dimensioni esterne e per molti tratti estetici (il frontale soprattutto) anticipava la berlina che sarebbe apparsa qualche mese dopo.
Tra le particolarità di questo prototipo, esposto successivamente anche al Salone di Torino, è da segnalare la possibilità di trasformarlo da 4 a 2 soli posti coprendo semplicemente la parte posteriore con un apposito pannello dotato di poggiatesta carenato per il guidatore. Il sedile del passeggero anteriore poteva a sua volta essere coperto da una tendina riavvolgibile trasformando così la vettura in una specie di monoposto. La carrozzeria di colore interamente bianco ed i copricerchi integrali erano altre particolarità di questo prototipo.
Contrariamente a quanto di solito avviene con i cosiddetti "prototipi da salone" la Opel Corsa Spider ebbe un seguito. Il preparatore tedesco Irmscher raggiunse infatti un accordo con Opel per costruirla nelle sue officine di Remshalden, a partire dal marzo 1984 sulla base della berlina porte, prodotta nello stabilimento spagnolo di Saragozza, che arrivavano prive del portellone posteriore e dei pannelli interni nel bagagliaio. Per convertirle in Spider, veniva tagliato il tetto in corrispondenza della cornice del parabrezza e del secondo e terzo montante e saldati i vari punti del pianale e delle fiancate.
La Opel Corsa Spider by Irmscher – disponibile con i motori di 1.000 cc (45 CV/35 kW) e di 1.300 cc (70 CV/52 kW) delle vetture di serie, così come con uno speciale 1.300 Irmscher ad iniezione da 83 CV (61 kW) - potevano essere ordinate presso i concessionari Opel.
mercoledì 9 febbraio 2022
Il 1912 di Opel, un anno di grandi avvenimenti
sabato 15 gennaio 2022
La Opel Rekord Diesel compie 50 anni
Alte prestazioni, linea moderna e grande funzionalità d'uso fecero della prima Opel con motore Diesel un immediato successo. Nel 1972 la Opel Rekord-D 2100 D inventò un nuovo segmento di mercato di cui divenne la reginetta indiscussa.
L'arrivo sul mercato italiano della Opel Rekord Diesel, la prima autovettura a gasolio mai prodotta dalla Casa tedesca, fu il principio di un'autentica rivoluzione. Fino a quel momento il mercato delle automobili Diesel era una specie di "riserva di caccia" esclusiva di due soli costruttori che avevano una lunga tradizione e una grande esperienza con autovetture e motori a gasolio. Cinque o sei modelli in tutto si dividevano una nicchia che all'epoca contava solo 11.098 autovetture, pari a solo lo 0,75% dell'intero mercato nazionale.
Diesel più venduta in Italia
Ad agitare quelle acque tranquille ci pensò la Opel Rekord-D 2100 D. Più brillante e veloce (135 km/h), ma soprattutto esteticamente più moderna e gradevole delle sue concorrenti, divenne immediatamente la regina di questa fascia di mercato. Nel 1973 ne furono consegnati 6.332 esemplari, all'incirca il doppio della sua rivale più vicina, che diventarono 7.503 l'anno seguente quando la Opel Rekord Diesel si confermò l'automobile a gasolio più venduta in Italia.
Operazioni semplificate
La Opel Rekord Diesel (40.453 prodotte in cinque anni) contribuì non poco a far apprezzare le vetture a gasolio agli automobilisti italiani e a far cambiare loro opinione su di esse. Affidabili, economiche e robuste, ma anche lente, pesanti e rumorose, le automobili Diesel dell'epoca richiedevano complesse e prolungate procedure di avviamento e di spegnimento per le quali bisognava ricorrere a pomelli e levette.
Sulla Opel Rekord invece tutto era stato semplificato al massimo: bastava girare la chiave dell'avviamento, come su una qualsiasi automobile a benzina, per mettere in moto o per spegnere il suo 4 cilindri di 2.068 cc. Un passo avanti in termini di praticità tutt'altro che trascurabile. Il motore poi aveva una potenza di 60 CV (44 kW) che all'inizio degli Anni '70 era di tutto rilievo per un propulsore a gasolio.
Record di velocità
Il suo sviluppo, iniziato nel 1968, aveva portato alla realizzazione di un propulsore estremamente moderno per quell'epoca con dimensioni interne superquadre, un asse a camme in testa mosso da catena e monoblocco in ghisa derivato direttamente dal motore della Opel Rekord a benzina.
Un momento davvero spettacolare del suo sviluppo si ebbe nel luglio 1972 quando la Opel Diesel GT conquistò 2 record mondiali e 18 internazionali di velocità e durata girando senza interruzione per tre giorni e due notti sulla pista privata della Opel a Dudenhofen. La vettura era dotata di una carrozzeria monoposto, direttamente derivata da quella della Opel GT, ma resa ancor più aerodinamica e soprattutto con un 2100 turbodiesel da 95 CV (70 kW) che non era niente altro che il prototipo del motore Diesel poi impiegato sulla Opel Rekord. Alternandosi al volante della Opel Diesel GT, i piloti Giorgio Pianta, Paul Frere, Sylvia Ísterberg, Henri Greder, Marie Claude Beaumont e Jochen Springer stabilirono ogni possibile record: da quello sul chilometro lanciato fino a quelli dei 10.000 chilometri e delle 52 ore (a 190,880 km/h).
Quando arrivò il momento del lancio sul mercato della Rekord Diesel, Opel poté vantare il fatto di avere costruito un motore non solo robusto, ma anche in grado di fornire prestazioni notevoli. Questo fatto servì a dare alla nuova berlina un'immagine decisamente moderna e brillante. La "Opel Rekord Diesel è anche veloce perché nasce da 20 record": così la presentava in Italia la pubblicità dell'epoca che peraltro non mancava di rimarcare il ridotto costo chilometrico (65 Lire).
Una versione speciale per l'Italia
Due anni dopo la Opel Rekord Diesel fece un altro passo verso la convenienza. Al Salone di Torino dell'ottobre 1974 la Opel ne presentò infatti una nuova versione equipaggiata con un motore di 1.998 cc da 58 CV (43 kW) realizzata appositamente per il mercato italiano. La velocità massima era lievemente inferiore (130 km/h), ma la cilindrata consentiva ai suoi acquirenti di beneficiare dell'aliquota IVA e del bollo di circolazione ridotti, previsti per le autovetture di meno di 2 litri. In questo modo, in attesa, che come anticipava la pubblicità dell'epoca "un giorno, questa bella, comoda e veloce Opel Rekord Diesel non ti sarà costata nemmeno una Lira", la Opel Rekord 2000 Diesel " si pagava da sola mentre correva".
(Opel Comunicazione)
venerdì 22 ottobre 2021
La Opel Rekord D compie 50 anni
lunedì 24 maggio 2021
100 anni fa: la prima corsa automobilistica sull’Opel Rennbahn, all'epoca il circuito più veloce d'Europa
Circa 100 anni fa si svolse la prima competizione automobilistica sull’Opel Rennbahn. Sono in tanti a rivendicare il titolo di “prima corsa in assoluto”, ma il primo evento ufficialmente documentato finora è il “1. Wiesbadener Automobil-Turnier” (primo campionato automobilistico di Wiesbaden) che si svolse qui il 21-22 maggio 1921. Grazie agli appassionati di simulazioni automobilistiche e a internet, oggi possiamo rivivere lo stesso evento.
Secondo gli articoli dell’epoca, il “1. Wiesbadener Automobil-Turnier” prevedeva 12 competizioni per automobili e motociclette su diverse distanze, fino a un massimo di 90 chilometri. I veicoli Opel, a due e quattro ruote, parteciparono alla maggioranza delle corse, con Fritz von Opel – nipote di Adam, fondatore dell’azienda – e il pilota ufficiale Opel Carl Jörns. Al volante della Opel 14 PS, Jörns registrò due vittorie di gara mentre una andò a von Opel – che raggiunse una velocità media di 113 km/h. La prevista 13a corsa dedicata ai tentativi di record per automobili e motociclette dovette essere cancellata a causa dell’“irresponsabile comportamento degli spettatori”!
Nei primi anni Venti del secolo scorso, l’Opel Rennbahn era il circuito automobilistico più veloce d’Europa. La pista, situata a pochi chilometri a sud di Rüsselsheim, era lunga 1,5 km, stretta e aveva curve in forte pendenza. Le precauzioni di sicurezza erano praticamente assenti. A differenza dei circuiti moderni, le barriere protettive non esistevano, neppure le superfici di ghiaia e le ampie aree di fuga per fermare o rallentare le vetture in caso di uscita di pista. Gli spettatori assistevano alle gare stando semplicemente in piedi ai bordi del percorso, senza protezioni. Oggi è possibile rivivere alcune delle emozioni delle corse dell’epoca grazie a un video postato di recente su YouTube.
Utilizzando il software di simulazione “Assetto Corsa” e l’intelligenza artificiale (AI), lo YouTuber “GP Laps” ha creato una corsa virtuale e un modello 3D del Rennbahn, costruito negli anni Venti da Thomas Lächele. I dettagli sono estremamente realistici, dalle tribune agli spettatori alle pubblicità a bordo pista, fino al suono dei motori e ai loghi dei marchi dipinti sulla superficie di gara.
A giudicare dagli entusiastici commenti su YouTube, l’ovale Opel virtuale è unico e risulta uno dei circuiti più belli del mondo del sim racing. Il vero “Opel Rennbahn” fu il primo circuito di questo tipo in Europa continentale e fu realizzato molto tempo prima del Nürburgring, dell’AVUS di Berlino o dello Hockenheimring. Fu costruito da Opel nel 1919 quando divenne impossibile continuare a condurre i test sulle strade pubbliche (un’attività detestata dalla popolazione locale). Grazie alla configurazione ovale, ai 12 metri di larghezza e alle curve ripide e inclinate di 32 gradi, era possibile raggiungere velocità medie fino a 140 km/h.
Il circuito ospitò corse per biciclette, motociclette e automobili e nei momenti di maggior popolarità attirò fino a 50.000 spettatori. Tra i coraggiosi partecipanti vi furono famosi piloti dell’epoca, come Rudolf Caracciola.Opel continuò a utilizzare il circuito anche per provare nuovi modelli e per progetti speciali tra cui spiccano le spettacolari prove condotte da Fritz von Opel con la “Rak 1” a razzi nell’aprile del 1928, che gli consentirono di fregiarsi del nomignolo di “Raketen-Fritz” (Fritz uomo razzo).
A partire dagli anni Trenta del secolo scorso, con il rapido sviluppo delle competizioni automobilistiche e l’inaugurazione di circuiti come Nürburgring, AVUS e Hockenheimring, il numero di competizioni organizzate al “Rennbahn” diminuì. Il circuito venne abbandonato nel 1946 senza tuttavia essere demolito.
Oggi i resti del “Rennbahn” sono un “technisches Kulturdenkmal” (monumento alla tecnica). La maggior parte del circuito è ora coperta da alberi, siepi ed erba, ma i resti delle curve sono ancora visibili. Dal 2013 è stata installata lungo un tratto del circuito una piattaforma riservata ai visitatori con cartelli informativi.
Credits: Opel Comunicazione